Fermo immagine sulla stupidità umana

L’inferno greco così come lo hanno vissuto gli animali

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Le immagini provenienti dalla Grecia che hanno tristemente monopolizzato la cronaca di questi giorni parlano di distruzione e morte, e potrebbero essere archiviate accanto a reportage di guerra o di uno di quegli eventi imprevisti che riportano l’umanità all’anno zero, tanto sono scioccanti.

La realtà emersa dalle indagini attribuisce le cause dell’incendio alla mano dell’uomo: sembra ormai accertata la natura dolosa. Quasi novanta vittime, centinaia di ricoverati tra adulti e bambini, in gravi condizioni, migliaia di persone che hanno avuta salva la vita ma a cui toccherà inventarsene una nuova senza più un fratello, un figlio, un genitore, un amico, un marito, una moglie, con negli occhi impresso indelebile il ricordo dell’inferno vissuto.

Un paese dalle bellezze paesaggistiche senza eguali letteralmente cancellato, e poi loro, quei meravigliosi esseri che un’incondizionata predisposizione alla fiducia negli esseri umani rende vulnerabili a qualsiasi efferatezza.

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L’immagine riportata in copertina ha fatto il giro del mondo come emblema e monito delle conseguenze disastrose della stupidità umana.

Quando non bastano più le parole per raccontare il dolore, la solitudine, lo sconforto, l’immagine di un animale che appare ai volontari bruciacchiato tra le macerie con il pelo ancora fumante rievoca la speranza perduta.

Proprio come fu per la tragedia di Rigopiano, quando dopo ore di ricerche incessanti tre meravigliosi cuccioli di pastore abruzzese emersero dalla neve per ricordare ai soccorritori che nulla era perduto, anche nel rogo in Grecia la voglia di vivere di un micio apparso ai volontari in condizioni disperate ha prevalso sulla distruzione.

Fuoco è il nome con cui è stato ribattezzato il cucciolo che, nonostante le bruciature su tutto il corpo, è riuscito ad emettere un miagolio disperato miracolosamente intercettato dai soccorritori.

Ho chiesto quale fosse l’animale più devastato dalle fiamme – ha raccontato ai giornalisti Evangelia Gkika, che ha adottato l’animale – e mi hanno presentato lui: è stato amore a prima vista”.

Fuoco è uno dei 70 animali recuperati ancora vivi: “E’ qualcosa di drammatico – ha spiegato la veterinaria Irene Mavrakis all’Associated Press le persone portano i loro animali per le cure necessarie, altre vengono per cercare i loro quattro zampe dispersi e piangono disperate quando non li trovano”.

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La dottoressa, che esce con i volontari a perlustrare la zona e nelle zone colpite dalle fiamme, ha visto scene macabre: animali bruciati vivi perché incatenati e impossibilitati a liberarsi, cani e gatti con gli arti spezzati. Un micio è stato portato alla clinica Vets 4 Life con gli occhi bruciati. “L’effetto delle fiamme – haspiegato la dottoressa – non si vede solo sui loro corpi, ma anche nella loro mente in quanto sono animali spaventati e non si fidano di nessuno”. La maggior parte degli animali domestici salvati presso la clinica deve essere ancora recuperata dai loro proprietari. Solo cinque delle dozzine di cani portati è stato reclamato” conclude la dottoressa.

Per molti di loro il vero inferno, quello della vita che continua senza i propri padroni, deve ancora cominciare, per Fuoco no. Un destino benevolo ha voluto intrecciare il suo destino alla sua nuova padroncina, quasi a voler suggellare quel patto di fedeltà con l’uomo troppo spesso minato dagli atti scellerati di schegge impazzite.

Sui social network, intanto, è scattata una vera e propria gara di solidarietà. Molti proprietari pubblicano le foto dei propri animali smarriti, altri diffondono quelle di animali ritrovati e ricoverati nella speranza che qualcuno venga a riprenderli.

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16 cani sono stati tratti in salvo da una struttura devastata dalle fiamme. I volontari li hanno soccorsi mettendoli al sicuro in luoghi di fortuna: due auto sulla spiaggia di Kochili.

I 60 felini ospiti del gattile Animal Friends House cercano una nuova struttura dopo che quella in cui vivevano è andata distrutta portando con sé alcuni dei mici ospiti, arsi vivi nel rogo.

Dog’s Voice è una delle organizzazioni animaliste più presenti in Grecia. Il loro racconto parla di disperazione ma anche di caparbietà nella ricerca in quanto si continua a sperare di trovare animali dispersi.

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L’organizzazione testimonia di una grande mobilitazione delle persone che stanno offrendo un concreto aiuto per sistemare gli animali sopravvissuti: sono già oltre trecento le case aperte all’accoglienza degli animali, mentre cittadini privati e aziende hanno spedito cibo e medicinali che vengono smistati nei numerosi centri di volontari presenti sul campo.

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In una cronaca che non si concede pause di aggiornamenti esecrabili, è di queste ultime ore la notizia della morte di Kaos, il cane eroe che durante il terremoto ha partecipato alle operazioni di ricerca dei sopravvissuti sotto le macerie di Amatrice e Norcia e Campotosto.

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Kaos era stato addestrato a salvare gli umani, quegli stessi umani che lo hanno avvelenato.

Era un salvatore avvezzo a scavare tra macerie e inferno – ha commentato il suo istruttore, Fabiano Ettore – chi ha posto fine alla sua vita in questa maniera è un criminale pericoloso che va fermato. Non ci daremo pace fino a quando non verrà fatta giustizia. Credo che l’indignazione delle persone sensibili spinga il mondo politico a lavorare in maniera trasversale su una nuova proposta di legge che preveda pene più severe per chi maltratta e uccide gli animali”.

Kaos era addestrato a salvare l’uomo dai disastri naturali, non dalla sua stupidità.

Maria Cristina Negro

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