GABRIELE DEL GRANDE E’ ANCORA IN CARCERE

Il giornalista è detenuto dal 9 aprile nella Turchia di Erdogan, nella quale la libertà di stampa è sempre più un miraggio

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Arrestato il 9 aprile nella regione di Hatay, al confine con la Siria, senza nessuna accusa specifica, per giorni senza permesso di avere contatti con nessuno, nemmeno con la Ambasciata italiana, nonostante il ministro degli Esteri Alfano abbia inviato il vice console italiano ad Ankara nel carcere dov’è detenuto, come previsto dalla Convenzione di Vienna del 1963, Gabriele Del Grande è, ad oggi, ancora in carcere, nella Turchia di Erdogan. Gabriele Del Grande è giornalista, blogger e regista italiano. Anche se nel nostro Paese è divenuto celebre per il docu-film “Io sto con la sposa”, la sua attività principale è legata al blogFortress Europe, in cui raccoglie e cataloga tutti gli eventi riguardanti le morti e i naufragi dei migranti africani nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. È proprio durante il suo lavoro in Turchia che è stato fermato, il 9 aprile scorso, dalla polizia ad Hatay ed arrestato per motivi che a oggi non sono ancora chiari. L’ipotesi più probabile è che a Del Grande sia stata contestata l’assenza di un permesso stampa, la cui concessione permette al Direttorato dell’informazione turco di tracciare i giornalisti stranieri attivi in Turchia. Di Del Grande, per dieci giorni, si sono letteralmente perse le tracce, fino a quando non è riuscito a telefonare alla compagna annunciando di aver iniziato lo sciopero della fame.

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Grande la mobilitazione, in tutta Italia, a favore del giornalista. Amici e familiari hanno deciso di sostenerlo con una staffetta del digiuno. “Raccolgo io questa staffetta di digiuno - spiega Elena Del Grande in video pubblicato sulla pagina Facebook di “Io sto con la sposa” -, e oggi per noi sarà una giornata molto particolare, perché stiamo aspettando delle notizie importanti che potrebbero stravolgere la nostra giornata e che possono indicarci quale è il prossimo passo da fare, perché siamo sicuri che ci sia una direzione giusta da seguire per tirarlo fuori”. Anche a Roma, nei giorni scorsi, davanti al Quirinale, un nutrito presidio di persone, tra le quali l’avvocatessa Alessandra Ballerini che si batte per i diritti dei migranti - un tema caldo al quale Del Grande ha dedicato molto del suo impegno con un sito sempre aggiornato sui flussi e i destini degli ”sbarcati” - hanno chiesto la liberazione del reporter aderendo all’appello lanciato da alcune organizzazioni come Amnesty, Arci e Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai.

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Da ieri, intanto, circola la notizia che Gabriele Del Grande potrebbe rimanere in Turchia per altri 12 mesi, fino al prossimo aprile, perché la legge che si applica alla sua situazione sarebbe quella che riguarda i Centri di identificazione e di espulsione. Almeno, secondo la Farnesina. Di certezze però non ce ne sono. Anche perché la Turchia non risponde alle domande dell’Italia.Quelle di Erdogan, - il quale, di fatto, con la vittoria del referendum del 16 aprile scorso, ha assunto poteri assoluti in Turchia, esautorando il parlamento e obliterando la posizione di primo ministro – sembrano chiare azioni intimidatorie nei confronti della stampa internazionale che cerca di far luce là dove a quella nazionale è da tempo impedito. La libertà di stampa in Turchia è sempre più un miraggio che una realtà. Dalla scorsa estate poi, con la scusa del colpo di stato fallito, Erdogan ha fatto arrestare oltre 150 giornalisti, chiuso quasi 200 media tra giornali, radio e televisioni, e licenziato oltre 100mila persone dai lavori pubblici (avvocati, medici, professori, giudici, poliziotti, funzionari) perché ritenuti non a lui fedeli.Ma le limitazioni della libertà di espressione in Turchia hanno colpito severamente anche internet e social media, a partire dalla scorsa primavera, quando il Premier Erdoğan ha dichiarato che "i social media sono la peggiore minaccia della società " ed ha imposto un bando all’uso di Twitter e Youtube. Una situazione su cui ha anche invitato a riflettere la presidente della Camera Laura Boldrini, in relazione a un sempre più difficile processo di integrazione della Turchia nell’Unione europea.

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Intanto, Del Grande – a quanto pare, un altro italiano partito per cercare e rivelare le storture dei regimi senza libertà - è ancora in sciopero della fame, anche se ha sospeso lo sciopero della sete. In carcere, in attesa di comprenderne la motivazione. E, noi tutti, ci auguriamo ancora per poco.

Mary Divella

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