GAETA.IL SANTUARIO DELLA SS.TRINITA’ TRA DEVOZIONE, RELIGIONE E MAGIA

Uno dei luoghi più suggestivi di Gaeta è quello del Santuario della SS. Trinità o Santuario della Montagna Spaccata, che sorge sul pendio del promontorio detto Monte Orlando.
Personalmente, lo ritengo il luogo del cuore, perché ogni volta che ho bisogno di ritrovare un certo raccoglimento, mi ci reco. E’ un luogo così incantevole da riuscire a commuovermi profondamente. Un luogo suggestivo con una panorama mozzafiato che affaccia sul mare.
Il Santuario è stato eretto nell’ XI secolo dai monaci benedettini cassinesi.
I monaci benedettini svolgono una funzione sociale molto importante perché sostengono, confortano e rifocillano la popolazione Gaetana. Poveri, emarginati, oppressi, trovano finalmente rifugio e cibo.
Anticamente, si riteneva che Monte Orlando, che oggi fa parte dell’Ente Parco Riviera di Ulisse, formasse un isolotto di fronte alla costa, come fu per altri promontori costieri; ancora oggi è ritenuto un corpo a sé. La fortuna del luogo ameno è dovuta al clima mediterraneo mite, che ha fatto di Gaeta un’area in cui i ricchi romani venivano a soggiornare e a passarvi lunghi periodi di svago e riposo.
Facciata del Santuario della SS. Trinità con le quattro statue dei “Santi Patroni”: San Francesco, San Pietro D’Alcantara, San Filippo Neri, San Benedetto. Foto B.Z.
Per chi visita Gaeta, è una tappa irrinunciabile, perché è la sintesi più perfetta di valori paesaggistici, storici, misteriosi e leggendari. Gli eventi naturali sono misteriosamente legati a quelli mistici.
Un’antica tradizione vuole che il Monte si sia spaccato alla morte di Cristo. Il terremoto mondiale che lasciò un segno su Gerusalemme, segnò anche Gaeta, che all’epoca, non era una zona deserta, ma, come narra Cicerone, molto sviluppata e dedita a un fiorente commercio, un porto al servizio dell’Impero Romano.
Alla morte di Gesù, il monte si spaccò in tre fenditure verticali nella roccia a picco sul mare. Così narra da sempre l’antica tradizione.
Secoli dopo, nel 1434 dall’alto di due costoni di roccia si staccò un grosso macigno che andò a incunearsi tra le pareti della fenditura. Il popolino gridò al miracolo e su di esso fu costruita una piccola cappella dedicata al SS. Crocifisso. Certo è che quel macigno è perfettamente incastrato tra le rocce e mai cederà.
A sinistra, prima spaccatura del Monte. L’azione erosiva del mare le ha dato la conformazione di una grotta nella parte bassa della parete rocciosa; è la grotta alla quale i Gaetani hanno dato il nome di “Grotta del Turco”. A destra, seconda spaccatura del Monte. E’ quella meglio conservata e sulla quale è stata costruita la chiesetta del SS. Crocifisso. Una scalinata di 35 gradini permette di addentrarsi nelle viscere del Monte e visitare “la Mano del Turco”, il “Letto di San Filippo Neri” e la Cappellina del SS. Crocifisso. Foto B.Z.
“ Gesù rese lo spirito, la terra tremò, le rocce si spaccarono”. Questa lapide ricorda la morte di Gesù. Foto B.Z.
Spaccatura centrale e scala di accesso alla Cappellina del SS. Crocifisso. Foto B. Z.
Il SS. Crocifisso tra visioni, devozione popolari e miracoli
Nel corso dei Secoli, furono tanti i miracoli attribuiti al Crocifisso e narrati da Padre Ceraso, nel libro "Breve descrittione delle cose più notabili della città di Gaeta", scritto con lo pseudonimo, Pietro Rossetto, ma in realtà un monaco di Montecassino, molto colto e versato nella storia locale.
Si affidavano alla protezione del Crocifisso le donne di Gaeta, affinché proteggesse i loro mariti dai pericoli del mare. Quando il mare era agitato, le mogli dei pescatori lanciavano delle pagnottelle benedette per placarlo.
I naviganti omaggiavano il Crocifisso con spari di cannone quando con le navi erano in transito nei pressi della Montagna Spaccata.
Per la religio popolare, non omaggiarlo, equivaleva ad incorrere nella punizione divina.
Persone di ogni estrazione sociale accorrevano al Santuario, anche eminenti personalità.
Padre Ceraso ci tramanda scene di quotidiana devozione: si scorgeva chi trascinava la lingua per terra, chi portava al collo una pesante tabella con le grazie ricevute, chi scalzo e nudo portava candele di cera o di argento. Tanti pellegrini vengono da lontano, affrontando un lunghissimo viaggio a piedi, pur di venire a riverire il Crocifisso, chiedere una grazia o ringraziare di averla ricevuta.
La devozione cresce sempre di più fino a che il popolo comincia a credere che sia sacra tutta la montagna e nasce la superstizione: il popolo inaugura la raccolta di pietre e polveri del Monte, convinto delle sue virtù terapeutiche e nasce un triste commercio. Tutti le cercano, tutti le vogliono per porle a diretto contatto col corpo del malato.
Il viceré di Sicilia, Francesco Melo, trovandosi in mezzo a forte tempesta, invocò il Crocifisso della Trinità ed ebbe salva la vita.
La figlia della serva di un illustre personaggio, nata cieca, ritrovò la vista, grazie alle polveri del monte bevute in un liquido. Tantissimi sono i miracoli narrati da Padre Ceraso.
Il Santuario della SS. Trinità divenne così famoso da essere menzionato anche da Miguel Cervantes Saavedra nel suo Don Chisciotte della Mancia: “Alla Santissima Trinità, fiore, cima e vanto dei Cavalieri Erranti”.
Cervantes affida al personaggio Sancho Panza l’invocazione alla SS. Trinità di Gaeta, dimostrando come storicamente, il Santuario raggiunse una fama internazionale.
Ingresso della Cappellina del SS. Crocifisso. Particolare del SS. Crocifisso. Foto B. Z..
La Mano del Turco: Verità o leggenda popolare?
La prima spaccatura della Montagna, quella più interna, ha assunto col tempo la conformazione di una grotta. Dopo aver attraversato il lungo corridoio e superato la Cappella di San Filippo Neri, ci si addentra nel ventre della Montagna per una lunga scalinata.
Circa all’altezza della spaccatura centrale di Monte Orlando, si notano cinque fossette che vanno a formare l’impronta di una mano. Si, forse una mano più grande del normale che, leggenda vuole, appoggiandosi contro la roccia, la sentì ammorbidirsi e vide rilasciarne l’impronta. E’ interessante osservare poi, come sopra di questa impronta, ci sia un rigonfiamento dovuto probabilmente a una consistenza pastosa.
Ma a chi appartiene quell’impronta? Tanti autori ne hanno parlato nel corso dei secoli, molti senza dovizia di particolari.
Il Gaetani D’Aragona, è colui che aggiunge qualche particolare alla storia: " l’incredulo, non solo spinse la mano contro la roccia, saggiandone la consistenza, ma vi appoggiò il pugno, dalla cui forma sarebbe scaturita la conchetta dalla quale scorrono rivoli di acqua, nota ai gaetani come "Lacrime della Madonna" (tuttavia non ne conosciamo le origini).
Ma era davvero un Turco o il termine è utilizzato per indicare genericamente un miscredente?
Il Ferraro precisa che si trattò di un marinaio di nazionalità Turca, ma non motiva la sua affermazione.
La famosa “Mano del Turco”, l’impronta della mano del miscredente, presso il Santuario della Montagna Spaccata. La scritta in latino afferma: "Un incredulo si rifiutò di credere a ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia rammollitasi al tocco delle sue dita". Da notare che si parla di tradizione, non di miracolo. Foto di B.Z..
Padre Ceraso, a proposito della Mano del Turco, afferma: "Qui approdò quell’incredulo che si fece burla delle origini miracolose della spaccatura e che lasciò l’impronta della sua mano nella roccia".
Gli scrittori più antichi si limitano a parlare di puro miracolo. Quelli più recenti sono più cauti e si limitano a raccontare con il "Si dice che... “.
Solo Nicola Aletta nel 1931 ha il coraggio di definirlo "leggenda popolare".
Senza sembrare blasfemi e riconoscendo che Iddio è misericordioso nei suoi prodigi, chi scrive pensa che sia un miracolo........di natura umana.
Ma è solo la mia modestissima opinione, che nulla toglie al grande fascino della leggenda.
I Pellegrinaggi Secolari
Alla Montagna Spaccata tutto sa di storia e religiosità, secolare devozione popolare e quel pizzico di mistero che rende l’incantevole luogo…un sito magico. Perdonate la vena poetica, ma sono molto legata a questo luogo e concedo libero sfogo alle mie emozioni, quando ne parlo.
Il Santuario, luogo di culto millenario, conserva la viva memoria della Passione di Cristo.
Per secoli fu meta di intensi pellegrinaggi e di visite di molti santi che vennero al Santuario per ritirarsi a pregare e palpare la viva roccia, che ispirò loro mistiche elevazioni. Si ricordano San Benedetto Da Norcia, San Ludovico d’Angiò, San Nilo, San Francesco D’Assisi, San Bernardino da Siena, S. Ignazio Da Loyola, San Filippo Neri che dopo il lungo cammino nelle ripetute visite si riposava, al cader della sera, su un giaciglio roccioso che ancora oggi i visitatori possono vedere. (noto come giaciglio di San Filippo Neri).
San Filippo Neri era solito effettuare un lungo viaggio a piedi da Cassino per sostare al Santuario a pregare davanti al SS. Crocifisso. E riposarsi sul roccioso giaciglio, diventato noto come “Letto di San Filippo Neri.” Foto B.Z..
San Filippo soggiornava a Cassino, presso casa di uno zio mercante, senza figli, che avrebbe desiderato lasciargli mestiere e beni. Da Cassino veniva in pellegrinaggio alla Montagna Spaccata, dove, prese la decisione di lasciare tutto per dedicarsi solo a Cristo. Spesso si attardava fino al calar della sera e riposava su questa roccia, dopo aver passato tutta la notte a pregare davanti al SS. Crocifisso.
Il “Santo della gioia” trovava ospitalità, riposo e raccoglimento. Il fantastico sito della Montagna Spaccata deve essergli sembrato il luogo ideale per trovare la sua strada vera nella fede. ( Benedetta Zinicola, estratto da Gaeta Magica).
Vi pregarono anche imperatori, pontefici, vescovi. Da ricordare la visita di Pio IX, fuggito da Roma, che il 28 novembre 1848 assieme a Ferdinando II di Borbone e alla sua famiglia si recano alla Montagna Spaccata ad assistere alla Santa Messa.
Il Santuario della Montagna Spaccata fu quindi la prima chiesa di Gaeta visitata da un papa in esilio. Seguiranno altre visite private di sua Santità che veniva qui per sentirsi libero di agire come semplice fedele, contemplando la roccia spaccata e pregando. Tra le tante, è rilevante la visita del 6 aprile del 1849, perché il 6 aprile, secondo la pia tradizione, ricorreva l’anniversario dell’apertura del monte.
“Pio IX non vedeva nulla in contrario nella credenza del popolo gaetano a venerare quella roccia ritenutasi spaccata,dopo il terremoto generatosi alla morte di Cristo, essendo già stata da diversi secoli venerata come tale, se questo poteva fungere come mezzo per la conversione di tanti. “ (Cit. Benedetta Zinìcola, in una Ricerca sulla magia, I Primordi della Religione a Monte Orlando 2007 Gaeta).
Tanti i Santi che qui soggiornavano per pregare come San Tommaso di Loyola, San Ludovico D’Angiò, San Nilo, San Francesco D’Assisi, San Bernardino da Siena. San Benedetto da Norcia soggiornò più volte al Santuario.
Abbiamo infine la “Grotta del Turco”, il profondo antro della prima spaccatura, dal quale si accede presso l’ingresso laterale a sinistra del Santuario. Una ripida scalinata di 275 gradini, permetteva al visitatore di ammirare l’incantevole splendore del mare.
Il nome deriverebbe da un fatto storico ossia dalla consuetudine, ai tempi del Ducato di Gaeta, nel IX secolo, di approdare tra le fenditure del Monte e attaccare e depredare le navi in transito. Chiusa dal 2010, dopo la tragedia del crollo di Ventotene e la morte di due ragazze uccise dal crollo di un costone di roccia.
Grotta del Turco - Foto Proloco Gaeta
I riflessi turchesi- verdi del mare, la conformazione della grotta, lo spumeggiare del mare offrono uno scenario così particolare ed unico da essere quasi surreale. Pochi luoghi sintetizzano in sé tutta la magia, la spiritualità, la storia e lo splendore della natura come il Santuario della Montagna Spaccata a Gaeta. Un luogo Magico.
(foto di copertina dal sito PIME-GAETA - le foto interne sono di proprietà dell’autrice)
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Massimo
Un articolo splendido che rivela la grande sensibilità di chi lo ha scritto. mi sono commosso.......e visiterò questo santuario....
Commento del 15:14 07/10/2022 | Leggi articolo...
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