GIORNALISMO E SFIDE DEL DIGITALE

Giornalismo, futuro (digitale), responsabilità e fiducia. Sembra essere questo il panorama e insieme la sfida che nel presente sta interessando il mondo dell’informazione. Il futuro sembra ormai già un presente («Il futuro non “viene” più» a noi; «lo facciamo», G. Anders, n.d.r.), «un orizzonte temporale ampliato» (sempre Anders) rappresentato dalle applicazioni provenienti dal mondo delle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale (IA), novità che nel mondo dell’informazione non solo sono in forte crescita, ma che stanno cambiando il modo di produrre e distribuire i contenuti; si va da feed o newsletter sempre più targettizzate e iper-personalizzate, alla proposta di abbonamenti ad hoc, sino a modelli di riconoscimento di fake news e deep-fake, e di strumenti di fact-checking. Sembra, in particolare, che a richiedere dati contenuti e servizi siano gli utenti appartenenti alla cosiddetta Generazione Z, ovvero i nati e cresciuti in un mondo abituato e formato da contenuti personalizzati e on-demand.
Vi è poi la sfida rappresentata dal sempre presente senso di responsabilità che investe il ruolo del giornalista. Oggi più che mai, un’informazione libera e indipendente ha un ruolo importantissimo nel creare e tenere vivo il dibattito pubblico La responsabilità del giornalista nei confronti del pubblico dunque ha un ruolo primario che deve venire prima di qualsiasi altra cosa nel rispetto dei fatti e della verità. La deontologia, in questo caso, si lega oggi con un quadro d’insieme nel quale i giornalisti devono, tra le altre cose, gestire sistemi di intelligenza artificiale e algoritmi in grado di profilare gli utenti e distribuire loro contenuti, con il rischio di portare ad aumentare la formazione di cosiddette “echo-chambers”, sistemi cioè chiusi all’interno dei quali risuonano convinzioni amplificate, rafforzate e ripetute. La deriva tecnocentrica nel mondo dell’informazione come nel resto della società, è un pericolo al quale ognuno deve controbattere attraverso una propria formazione culturale e un alto senso di responsabilità nei confronti del pensiero critico e non eterodiretto. Gli ultimi anni sono stati forieri di grandi cambiamenti e trasformazioni all’interno del mondo dell’informazione, non solo con il passaggio ormai quasi completato dalla carta al digitale, ma anche con nuovi formati comunicativi che hanno visto i social protagonisti.
Fidelizzare l’utente è diventato un imperativo per molte testate in vista di una ritrovata credibilità delle fonti e di un abbattimento di quella che è la polarizzazione dell’informazione. La fiducia viene riportata al centro del rapporto tra chi scrive e chi legge, in una giungla informativa in cui tra fake news, echo chambers e nuovi mezzi di informazione (se si vuole racchiudere in questa definizione anche le piattaforme alla stregua di TikTok), il giornalismo dovrà lottare utilizzando le sue antiche armi etiche e professionali per farsi strada e rinnovare la fiducia in un lettore spesso distratto, stanco e assuefatto da troppo rumore di fondo. Le notizie oggi appaiono destrutturate e snaturate, presentandosi invece come frutto di algoritmi computazionali legati a logiche numeriche da offrire in pasto a una platea potenzialmente indefinita. I dati, e la loro elaborazione per finalità pervasive, insieme agli algoritmi hanno creato oggi nel mondo del giornalismo un nuovo centro dell’informazione che riguarda ogni singola fase, dalla produzione alla pubblicazione delle notizie. L’avvento del digitale nelle redazioni ha inoltre certificato una riduzione del singolo a un ingranaggio sotto il giogo di logiche quantitative operanti attraverso una produzione editoriale funzionale ai gusti degli utenti, con buona pace di scelte un tempo deontologiche.
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