GIRO DI VITA , il romanzo di esordio di Alessio Rega

Lo scrittore si racconta in una intervista all’International Post

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Quando ti consigliano un romanzo, lo apri con un certo timore, preoccupato che non ti piaccia. Se poi ti convince, sviluppi un doppio entusiasmo: per il romanzo e per chi ti ha saputo ben consigliare. A me è successo con “GiroDiVita” di Alessio Rega, edito da Mari Adda. Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, a volte, è vero anche che “basta” un viaggio di andata e ritorno per trovare il senso delle cose. E quando ci voltiamo indietro, quando guardiamo all’indietro, la strada è ben segnalata da una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni, il filo della nostra vita.

cms_705/GiroDiVita_-_Alessio_Rega_-_Mario_Adda_Editore.jpgAlessio Rega ha scritto un libro delicato, leggero e intenso allo stesso tempo, una somma di intuizioni psicologiche, la descrizione delle fasi emotive e sentimentali di uno strappo, di quella lacerazione che ci toglie bruscamente dalla vita degli affetti familiari e ci consegna per sempre al mondo tormentoso delle passioni: la storia di come nasce e finisce, senza in realtà mai finire, la prima amicizia, il primo amore. Scritto in una prosa accurata, GiroDiVita è un romanzo godibile ed avvincente, che apre a profonde riflessioni e pone interrogativi che si srotolano dalla prima all’ultima pagina, investendo in pieno viso il lettore. Raffinate molte descrizioni umorali e mirabile la secchezza folgorante di alcuni snodi della presa di coscienza del protagonista.Gabri è un adolescente tormentato, un adolescente come tanti, con il quale sarà impossibile non rispecchiarsi, per affinità o per opposizione. Primogenito di genitori separati, Gabri è alle prese con le prime decisioni importanti della vita, con i primi interrogativi alla ricerca di un senso da dare alla sua esistenza e che lo avviano verso un percorso di emancipazione dalle figure cardine della sua infanzia. Un percorso non privo di sofferenze, di arresti, di stasi, di drammatici regressi e rifiuti di crescita tramite trasgressioni, sconfessioni di norme e criteri precostituiti e confutazioni di punti di vista più o meno imposti da una madre severa e quasi mai presente. La dimensione del gruppo, le relazioni orizzontali con i suoi coetanei, la funzione degli amici diventano esperienze cruciali nella crescita di Gabri, il quale scopre, attraverso la dimensione etica dell’amicizia e dell’amore, lo strumento per la realizzazione di sé che “fino ad allora ero stato fermo a guardare lo scorrere degli eventi, avevo vissuto il film della mia vita come una semplice comparsa, facendomi trascinare da tutto ciò che avveniva intorno, come le foglie secche d’autunno che, leggere, vengono portate via, lontano, dal vento (pag.13)”. E poi arriva Chiara, la luce, il primo amore. Un amore a lungo fatto solo di sguardi e di pensieri eppure forte, capace di svegliare Gabri da uno stato di torpore ovattato, capace di risollevarlo dalla noia e dalla tristezza in cui era sprofondato, “Nonostante i suoi programmi e le sue previsioni, Chiara mi aveva sfiorato l’anima, aveva messo in moto il mio cuore. Benzina di allegria. Un carburante necessario senza il quale nemmeno la più veloce delle Ferrari avrebbe potuto correre. E finalmente mi stavo svegliando da uno stato di torpore ovattato in cui la mia vita era stata confinata per molto tempo (pag. 41)”. Tra dubbi, incertezze, tradimenti, ma anche entusiasmo, passione, incontro bruciante di corpi, si dipana, pagina dopo pagina, tutta la storia di Gabri, con una Bari sempre in primo piano, le cui bellezze – il lungomare, la Basilica di San Nicola, le stradine e i vicoli della città vecchia - , gli odori e le voci si mescolano e diventano un tutt’uno col racconto, con la crescita di Gabri. E quando Gabri, dopo un lungo periodo di permanenza a Milano, ritorna nella sua Bari, non è più un ragazzo. E’ un uomo cresciuto, forte delle sue consapevolezze, forte di un senso cercato e trovato, capace di metabolizzare i suoi errori, di ricongiungersi agli amici del passato. E a Chiara, anche se per l’ultima volta.Anche se Gabri comprende che non è possibile dimenticare chiudendo in un cassetto i propri ricordi; anche se comprende che ciascuno di noi è il risultato dei sentimenti vissuti che continuano ad abitarlo, i cerchi prima o poi si chiudono. Il “giro di vita” si conclude.

Di seguito, l’intervista che Alessio Rega ha rilasciato a noi di International Post.

cms_705/Alessio_Rega.jpgCome nasce GiroDiVita?

“GiroDiVita” nasce da lontano, dai tempi del liceo, quando attraverso la lettura di romanzi generazionali come “Due di due” di Andrea De Carlo e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi è sbocciato l’amore per la letteratura e per la sua capacità di raccontare il mondo e la vita. Con il passare del tempo, ho sentito forte l’esigenza di provare anch’io a dire la mia, di offrire un’interpretazione personale di tutto quello che mi circonda con la speranza di poterla condividere con il maggior numero di persone.

In cosa Gabri somiglia e in cosa si differenzia da Alessio Rega?

Quando si scrive un romanzo lo si fa per tante ragioni. La prima di queste è senza dubbio quella di lanciare un messaggio, esprimere il proprio pensiero. E i personaggi diventano quindi lo strumento affinché questo possa avvenire. In quest’ottica, Gabri è stato per me un filtro indispensabile per raccontare la mia intimità, il mio mondo interiore. Ma “GiroDiVita” non è la storia di Alessio Rega, non è un’autobiografia, è finzione nella sua totalità. Non si può, tuttavia, prescindere dalla propria esperienza personale, che diventa indispensabile nel momento in cui si vuole scrivere un romanzo in grado di essere aderente il più possibile alla realtà. Ho sempre avuto come obiettivo, infatti, quello di narrare una storia che fosse la più verosimile possibile, in modo tale da permettere a chiunque di immedesimarsi con facilità nelle vicende dei protagonisti, condividendone gioie e dolori.

La Puglia funge da splendida cornice del romanzo e rivela il legame profondo che hai con questa terra… Qual è l’aspetto più bello del lavoro di scrittore?

La scrittura ha tanti aspetti positivi. Primo fra tutti offre la possibilità di farsi delle domande e di conseguenza cercare delle risposte anche se queste non sempre arrivano. In secondo luogo, scrivere è un modo per fare i conti con la propria vita, affrontare le proprie debolezze e le proprie paure. È un modo per sciogliere i nodi, dipanarli. Ma la scrittura ha, inoltre, un grande pregio: rende liberi, permette di immaginare mondi migliori, di andare con la fantasia oltre i propri limiti.

Ma Alessio Rega ha chiuso i suoi cerchi?

Nella mia vita ho sempre cercato di chiudere sempre tutte le situazioni in cui mi sono ritrovato anche se non sempre è stato possibile. Alle volte, però, i cerchi sono rimasti aperti un po’ per pigrizia e un po’ per mancanza di coraggio, ma credo che prima o poi arriverà il momento in cui si chiuderanno. Nel frattempo se ne aprono altri perché la vita è un fluire incessante che non ammette pause e in questo c’è tutta la sua bellezza.

Mary Divella

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