GREEN PASS COVID, DAL 1 LUGLIO IL CERTIFICATO UE PER I VIAGGI

In Italia ulteriori 4.717 contagi e altri 125 morti - I dati dalle Regioni - Immunità di gregge, cosa dicono gli esperti

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Green pass covid, dal 1 luglio il certificato Ue per i viaggi

Il Green Pass, o certificato Covid digitale europeo come è stato ribattezzato dopo numerose oscillazioni nominalistiche, aiuterà a ripristinare una maggiore libertà di circolazione nell’Ue a partire dal prossimo primo luglio, anche se non è la bacchetta magica che risolverà tutto.

E’ però una "buona notizia" per i cittadini europei, sottolinea il negoziatore del Parlamento Europeo, il socialista spagnolo Fernando Lopez Aguilar, presidente della commissione Libe, che voterà l’accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento sul regolamento la settimana prossima, prima del voto in plenaria tra il 7 e il 10 giugno. Un regolamento, una "legge europea" immediatamente efficace, è comunque meglio dell’alternativa: una Babele di certificati "nazionali", se non "regionali", il che vorrebbe dire "confusione, arbitrarietà, insicurezza e discriminazione".

Il regolamento sarà poi efficace dal primo luglio, una volta approvato dal Consiglio e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Ue. Viaggiare in Europa in tempo di pandemia di Covid-19 resterà abbastanza complicato, anche se decisamente meno rispetto ad ora e, è la speranza, anche rispetto all’estate del 2020, un "incubo", come lo definisce Aguilar, che viene dalle Canarie.

La ragione principale di questa complicazione è che l’Ue non è uno Stato federale e ha competenze limitate: le cose possono essere semplificate solo fino a un certo punto. Le competenze restano principalmente nazionali, con 27 Stati membri, e questo comporta inevitabilmente delle complicazioni, anche se il certificato sarà normato da un regolamento, provvedimento che ha forza di legge in tutti gli Stati.

Dall’accordo tra Consiglio e Parlamento è uscita una proposta che, secondo il negoziatore Lopez Aguilar, è decisamente migliore rispetto alla proposta della Commissione e alla posizione negoziale del Consiglio, in ogni "singolo articolo". Anche se il Consiglio, forte anche della procedura di urgenza decisa per arrivare ad avere il certificato in vigore prima dell’estate (altrimenti rischierebbe di essere pressoché inutile), "non ha mostrato volontà di compromesso" con il Parlamento nel corso dei negoziati.

Il punto di partenza del Consiglio nei negoziati, ha sottolineato Lopez Aguilar, è stato la "rivendicazione delle competenze nazionali per proteggere la salute pubblica, che fa premio su tutto". Il fatto è che, ha ricordato, mentre il Parlamento Europeo deve per forza "legiferare" a livello Ue, il Consiglio, che rappresenta gli Stati membri, non deve necessariamente farlo, perché, in assenza di un regolamento europeo, ha sempre un "piano B".

Il Consiglio avrebbe potuto limitarsi ad avere una "miriade" di certificati nazionali, non compatibili gli uni con gli altri né riconosciuti dagli altri Paesi, quando non "certificati regionali", ricorda Lopez Aguilar.

Il caos, insomma, come quello che si è ripetuto anche quest’inverno con limitazioni di viaggio (test multipli più quarantene) unilaterali imposte da diversi Paesi, che hanno quasi azzerato la libera circolazione nell’Ue, mentre la Commissione, davanti all’arrivo delle varianti, non ha preso iniziative forti per frenare le iniziative degli Stati in questo campo. Una situazione, quella della Babele di certificati, che sarebbe "assolutamente intollerabile e insostenibile", per Lopez Aguilar.

Questo ’leverage’ del Consiglio ha pesato nei negoziati: per esempio, il Parlamento non è riuscito ad imporre la gratuità dei test necessari ad ottenere il certificato, se non si è stati vaccinati. Il Consiglio, spiega Lopez Aguilar, "ha resistito fino all’ultimo momento" ad "alleviare i costi individuali dei test", che ostacolano il "diritto dei cittadini alla libera circolazione". A questo ’vulnus’ rimedia parzialmente la Commissione, stanziando ulteriori 100 mln di euro per comprare test rapidi di alta qualità destinati ai lavoratori essenziali.

La mancata gratuità dei test rappresenta oggettivamente una discriminazione, dato che la vaccinazione è gratuita e che ci sono anche persone che non si possono vaccinare. Tuttavia, con il progredire delle vaccinazioni il problema dovrebbe progressivamente ridursi e la Commissione confida che per inizio luglio saranno disponibili in Europa test rapidi "di alta qualità" a prezzi abbordabili.

Il principio di base del certificato è che assicura al titolare un trattamento non discriminatorio, da parte del Paese Ue in cui si reca, rispetto a quello che lo stesso Paese riserva ai suoi cittadini. Un italiano, per esempio, che si reca in Spagna, dovrà essere trattato allo stesso modo degli spagnoli, e viceversa per uno spagnolo che si reca in Italia. Inoltre, il certificato consentirà la verifica dell’autenticità dello stesso in qualsiasi Stato Ue, a prescindere da dove sia stato emesso nell’Unione, tramite una piattaforma digitale fornita dalla Commissione.

Finora 17 Stati membri, più l’Islanda, "hanno testato con successo la connessione con il Gateway dell’Ue", ha detto il commissario alla Giustizia Didier Reynders. E la presidente Ursula von der Leyen ha chiarito che tecnicamente la Commissione sarà pronta già "da giugno", mese in cui la stagione delle ferie è già in corso nell’Europa meridionale.

Il certificato, in formato digitale o cartaceo, attesterà tre cose, in alternativa tra loro, per provare che il titolare non rischia di trasmettere il coronavirus Sars-CoV-2. Prima opzione, che con il progredire delle campagne vaccinali dovrebbe diventare prevalente: l’avvenuta vaccinazione del titolare, con vaccini approvati dall’Ema (finora Pfizer/BioNTech, AstraZeneca, Moderna e Janssen, del gruppo J&J, l’unico monodose).

E’ possibile anche attestare la vaccinazione con vaccini non approvati dall’Ema, come Sputnik o Sinopharm, utilizzati in Ungheria per esempio. In questo caso, però, spetterà ai singoli Stati membri decidere se accettarli o meno. Il certificato riporterà il tipo di vaccino inoculato, la data della vaccinazione e il numero di dosi ricevuto.

E’ inoltre facoltà degli Stati membri riconoscere anche la vaccinazione con una singola dose di vaccino, ma non è un obbligo. Pertanto, in teoria potrà capitare che, se una persona vaccinata con una dose vuole entrare in un Paese che riconosce solo la doppia dose (tranne che per J&J, l’unico vaccino monodose), dovrà fare un test. Test che saranno l’unico modo per avere il certificato per i bambini, che ancora non vengono vaccinati.

Seconda opzione: l’essere negativo ad un test, Pcr o rapido antigenico. Anche qui, spetterà agli Stati membri scegliere se accettare i test rapidi, che sono molto meno costosi dei Pcr, ai fini del certificato. Quindi, tenuto anche conto del fatto che la validità del test come prova di negatività è limitato nel tempo, questa libertà che gli Stati conservano potrà provocare difficoltà nella programmazione degli spostamenti. Non sono accettati i test fai-da-te, perché il risultato deve essere certificato.

Terza opzione: essere guariti dalla Covid-19 e quindi teoricamente immuni, almeno per un certo periodo, e non più contagiosi. Per attestare la guarigione è stata scartata l’opzione del test sierologico, che misura la presenza di anticorpi, per mancanza di "certezze scientifiche", spiega Lopez Aguilar.

Farà fede il tampone Pcr positivo, con una durata massima di 180 giorni a decorrere dalla data dello stesso: il certificato di guarigione viene rilasciato non prima di 11 giorni dopo il tampone positivo. Anche qui, la durata di questo tipo di copertura verrà fissata da ogni singolo Stato membro, altra possibile fonte di complicazioni negli spostamenti. Tra quattro mesi la Commissione rivaluterà i test sierologici, sulla base delle evidenze scientifiche.

Quello della durata della copertura è un punto indeterminato del Green Pass: non viene fissata durata minima né per i test (spetta agli Stati membri decidere) né per i vaccini (qui la decisione verrà presa più avanti, sulla base delle evidenze scientifiche che tuttora mancano, per ragioni di tempo) e neanche per la guarigione (massimo 180 giorni, ma decidono gli Stati).

Malgrado questi limiti, il certificato digitale (il regolamento ha una ’sunset clause’: durerà un anno a partire dal primo luglio 2021) assicurerà il riconoscimento dei risultati di un test o la vaccinazione effettuata in un altro Stato membro, cosa che ancora oggi, dopo 15 mesi di pandemia in Europa, non è garantita (ci sono Paesi che non riconoscono gli esiti dei tamponi se non sono redatti nella loro lingua).

E soprattutto, come ha spiegato il commissario alla Giustizia Didier Reynders, il regolamento "sottolinea che gli Stati membri dovrebbero astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari del certificato", come quarantene o test aggiuntivi, "a meno che non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica". In questo caso, andranno "comunicate con almeno 48 di anticipo" alla Commissione e agli altri Stati membri, ricorda Lopez Aguilar.

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cms_21974/Min_Sanita_ISS_Prot_Civ.jpgIn Italia ulteriori 4.717 contagi e altri 125 morti

Sono 4.717 i contagi da Coronavirus secondo il bollettino del ministero della Salute di ieri. I morti sono stati 125, secondo la tabella della Protezione Civile.

Calano gli ingressi in terapia intensiva nelle ultime 24 ore, sono stati 64 in calo di 39 unità. I ricoverati con sintomi sono 437 in meno in 24 ore, così il totale dei pazienti nei reparti Covid scende a 9.488. Sono 286.603 i tamponi, tra molecolari e antigenici, processati in 24 ore, che hanno fatto rilevare un tasso di positività pari all’1,6%.

Dall’inizio dell’emergenza sono state contagiate dal Covid 4.188.190 persone in Italia, mentre ne sono morte 125.153. I dimessi o guariti sono stati 12.633 nelle ultime 24 ore.

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I dati dalle Regioni

VENETO - Sono 234 i nuovi contagi da coronavirus. Si registrano altri 4 morti.

CALABRIA - Sono 161 i nuovi contagi da coronavirus. Si registrano altri 5 decessi.

LOMBARDIA - Sono 828 i nuovi contagi da coronavirus.Nella tabella si fa riferimento ad altri 13 morti.

EMILIA ROMAGNA - Sono 340 i nuovi contagi da coronavirus. Nella tabella si fa riferimento ad altri 11 morti.

LIGURIA - Sono 60 i nuovi contagi da coronavirus.Nella tabella si fa riferimento a un altro morto.

PIEMONTE - Sono 400 i nuovi contagi da coronavirus. Si registrano altri 4 morti.

FRIULI VENEZIA GIULIA - Sono 34 i nuovi contagi da coronavirus.Nessun decesso registrato.

PUGLIA - Sono 399 i nuovi contagi da coronavirus. Nella tabella si fa riferimento ad altri 9 morti.

VALLE D’AOSTA - Sono 28 i nuovi contagi da coronavirus.

LAZIO - Sono 494 i nuovi contagi da coronavirus. Nella tabella si fa riferimento ad altri 7 morti.

BASILICATA - Sono 67 in nuovi contagi da coronavirus. Nessun nuovo decesso registrato.

TOSCANA - Sono 358 i nuovi contagi di coronavirus. Il tasso dei nuovi positivi è 1,62%.

MARCHE - Sono 125 i nuovi contagi di coronavirus. Il rapporto positivi/testati è pari al 4%.

SARDEGNA - Sono 35 i nuovi contagi da coronavirus. Nella tabella si fa riferimento a un morto.

SICILIA - Sono 350 i nuovi contagi da coronavirus. Nella tabella si fa riferimento ad altri 17 morti.

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Immunità di gregge, cosa dicono gli esperti

cms_21974/LOCATELLI.jpgVaccinazioni anti Covid, si raggiungerà l’immunità di gregge? E quando? Gli studiosi dibattono sulla questione con posizioni diverse. Per il raggiungimento dell’immunità di gregge “tenderei a dirle entro l’estate, stando larghi per prudenza tra agosto e settembre” ha detto ieri il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e coordinatore del Cts Franco Locatelli, ospite di e-Venti su Sky TG24. “Già a giugno - ha aggiunto - avremo più di 20 milioni di dosi disponibili" di vaccino anti Covid, "che ripartite in un conteggio giornaliero ci porta a un dato tra le 650 e le 670mila dosi al giorno. Continuando di questo passo riusciremo certamente a ridurre ulteriormente la circolazione del virus”.

cms_21974/Pregliasco.jpgSecondo il virologo Fabrizio Pregliasco l’immunità di gregge "non la raggiungeremo mai. Si tratta infatti della condizione in cui, secondo modelli matematici, risulta azzerata la diffusione della malattia, e noi non ce la facciamo, nel senso che la malattia diventerà endemica, riusciremo ad abbassare molto l’incidenza e quindi a convivere con il virus. E questo riusciremo a farlo nell’arco di 2-3 mesi". Il virologo dell’Università di Milano all’Adnkronos Salute spiega come "anche raggiungendo l’80% di popolazione vaccinata", obiettivo raccomandato come target di copertura vaccinale dell’Oms Europa, "la malattia risulta quasi spenta ma non si arriva mai all’azzeramento della circolazione del virus". "Quando arriveremo al 50% di vaccinati, ai quali aggiungiamo circa 4 milioni di quelli guariti che - sottolinea Pregliasco - sono in realtà almeno il doppio, perché sono tanti quelli non censiti come malati nella prima ondata, arriveremo ad avere gli anziani fragili protetti, ma rimarrà una quota di giovani che manterranno ’attiva’ la catena di contagio. Quindi, grazie ai vaccini, possiamo parlare di una convivenza con il virus per alcuni anni, che si spera - conclude - sia una convivenza molto ’civile’.

cms_21974/Lepidemiologo-Lopalco.jpg"L’immunità di gregge dipende dalla combinazione di immunità naturale con immunità vaccinale - spiega all’Adnkronos Salute Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Salute della Regione Puglia - Difficile dunque dare un livello di copertura che indichi l’immunità di gregge perché: non conosciamo l’esatta quota di soggetti che hanno avuto l’infezione e molti soggetti che hanno avuto l’infezione sono anche stati vaccinati, quindi c’è una certa sovrapposizione delle due popolazioni". "Sappiamo che con l’80% della popolazione immune la circolazione del virus si spegne. Ma per arrivare a questo traguardo dobbiamo vaccinare anche i minorenni. In questo momento lo scopo della vaccinazione resta quello di proteggere la popolazione più fragile dalle forme gravi di malattia", conclude Lopalco.

cms_21974/Crisanti.jpgPer Andrea Crisanti, direttore dell’Istituto di microbiologia dell’Università di Padova, "non è assolutamente certo che si raggiunga un’immunità di gregge contro il Covid. Se non si vaccinano i minori di 18 anni sarà difficile ottenerla. Inoltre non sappiamo quando dura questa immunità, non abbiamo dati precisi. E se dura solo 8 o 9 mesi ricomincia la giostra, bisognerà immunizzare diversi milioni di persone al mese. In ogni caso non è un obiettivo fondamentale, nel senso che anche se non si raggiunge, ma si sfiorano livelli vicini, l’effetto positivo della vaccinazione ci sarà lo stesso". La cosa davvero importante, continua Crisanti all’Adnkronos Salute, è invece che "si vaccinino gli anziani. Così diminuisce la pericolosità sociale della malattia, riducendo casi gravi, morti e pressione sulle strutture sanitarie". Serve avere prospettive realistiche ma in grado di tutelare i fragili. "Qui in Inghilterra - dice il virologo che lavora tra Padova e Londra - hanno vaccinato oltre il 70% della popolazione con una sola dose. E comunque sono 5 mesi e mezzo che i casi sono tanti e l’immunità di gregge ancora non è raggiunta". In prospettiva, secondo il virologo, "andremo necessariamente verso una presenza endemica del virus. Eliminarlo del tutto, a questo punto, è impossibile. E’ molto difficile eradicare un patogeno, ci siamo riusciti solo per il vaiolo e siamo vicini per la polio. E ci sono voluti decine di anni", conclude.

cms_21974/Francesco_Le_Foche_IMMUNOLOGO.jpgImmunità di gregge? "In Italia a fine agosto, prima metà di settembre, vaccinando almeno il 65% della popolazione, riusciremo a raggiungere una ’immunità di solidarietà o sociale’, cioè avremo messo in sicurezza anche le persone che non possono essere vaccinate, e potremo permetterci riaperture e socializzazione" afferma all’Adnkronos Salute l’immunologo del Policlinico Umberto I di Roma, Francesco Le Foche, che sottolinea come il concetto di immunità di gregge vada ’rivisto’ in termini nuovi. L’esperto infatti amplia il concetto "che oggi - dice - va concepito in termini diversi dal passato, in quanto nel mondo globalizzato, dove ci spostiamo molto rapidamente come ha dimostrato anche il virus, che ha trasformato in breve tempo un’epidemia cinese in una pandemia, l’immunità di gregge deve prevedere un’immunità planetaria. Ovvero: bisogna vaccinare gli altri per proteggere tutti. E’ un po’ come fa il sistema immunitario - spiega - che protegge la specie e non l’individuo ma proteggendo la specie protegge l’individuo. Lo stesso deve avvenire a livello globale: proteggiamo gli altri, proteggiamo tutti per proteggere anche noi stessi", conclude.

cms_21974/Stefania_salmaso-ok.jpg"Secondo l’attuale piano di vaccinazione anti-Covid non possiamo raggiungere l’immunità di gregge - afferma all’Adnkronos Salute Stefania Salmaso, epidemiologa indipendente delle malattie infettive - E non è un obiettivo perseguibile nel breve periodo. Stiamo vaccinando per fasce di età e la protezione che potrebbe essere fornita dal ’gregge’ si ha quando nella popolazione ci sono talmente tanti vaccinati che proteggono dal contagio indirettamente anche quei pochi suscettibili. In Italia invece di suscettibili" al contagio "ce ne sono ancora tanti". "E’ evidente - aggiunge - che la vaccinazione contribuisce grandemente a ridurre gli effetti negativi delle infezioni, quindi il numero dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva ma le infezioni continueranno a circolare tra i giovani. Ecco che - sottolinea - non possiamo raggiungere l’immunità di gregge. Ci contenteremo però di ridurre i ricoveri e i decessi e di abbassare l’incidenza con altre contromisure". E in futuro? "Dipende dalla strategia vaccinale - risponde Salmaso - perché nel momento in cui si decidesse di vaccinare tutti i bambini e tutti i ragazzi, fatte le dovute valutazioni rischi-benefici, potrebbe essere pensabile" l’obiettivo dell’immunità di gregge. "Ma - osserva - siccome tutti sappiamo che esiste la minaccia delle varianti che per ora vengono ’riconosciute’ dai vaccini, ma in futuro potrebbe non essere più così, allora, anche in futuro, l’immunità di gregge non potrà essere un baluardo. Dunque - conclude - in questo momento non mi sembra sia opportuno parlarne".

cms_21974/Matteo_Bassetti,Infettirologo.jpg"Fino a quando non avremo un vaccino disponibile per tutte le classi di età, da 0 a 100 anni, non potremo mai raggiungere l’immunità di gregge, perché ci sarà sempre un’ampia fetta della popolazione non vaccinata e quindi il virus continuerà a circolare - dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria - Ma la domanda è: per il Covid abbiamo bisogno di questo? No, perché questo virus è endemico e resterà tale. Nel Covid noi dobbiamo mettere in sicurezza quelle fasce di anziani o fragili che, se dovessero contrarre la malattia, avrebbero grandi problemi, e in quelle classi non basta l’immunità di gregge ma serve la vaccinazione al 100%". "L’immunità di gregge - spiega l’infettivologo - è stata al centro di molte vaccinazioni utilizzate in passato, come quella del morbillo, per cui si diceva che con il 90-95% della copertura nella popolazione giovanile il virus circolava talmente poco che anche quel 5% non vaccinato in qualche modo subiva la protezione degli altri". Bassetti usa un’immagine: "Se in una piazza sta piovendo e apriamo in 90 l’ombrello, quei 10 che non possono aprirlo saranno riparati dall’acqua che scende via dagli altri 90 ombrelli aperti". Ma questo concetto oggi, con il Covid, non vale, secondo Bassetti: "Tutti si riempiono la bocca dell’immunità di gregge, ma non la raggiungeremo mai, oggi è impossibile perché mancano gli strumenti per farlo". "Non è come con il morbillo, che può contare su chi lo ha avuto da bambino e dunque è immune e su chi si è vaccinato, permettendo così di avere coperture del 90-95%. Bisogna uscire da questo concetto, che con il Covid non va bene - ribadisce - e tendere al più alto numero di vaccinazioni nelle fasce a rischio. Infatti vediamo che anche quando abbiamo vaccinato il 40-45% della popolazione arriviamo ad azzerare l’indicatore dei decessi o delle ospedalizzazioni. Lo dimostrano gli Stati Uniti o il Regno Unito, che non ha raggiunto mica l’immunità di gregge ma ha visto risultati già con quelle percentuali di immunizzazioni. Perché - conclude - quando il virus troverà un ostacolo, dato dal vaccino, nelle persone ’dove fa peggio’, quando avremo cioè vaccinato il 100% di quelle fasce, finirà per essere derubricato a un virus, non dico del raffreddore, ma dell’influenza stagionale, perché colpirà persone alle quali darà problemi minimi".

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