GUIDA AL REFERENDUM

Terza parte

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Abbiamo detto nei due precedenti interventi di come cambierebbe il Senato e quindi l’iter delle leggi ordinarie, nonché i diritti ed obblighi dei parlamentari, analizzando altresì l’innovazione prevista per il preventivo intervento della Corte Costituzionale, utile a sindacare la rispondenza ai precetti costituzionali delle leggi ordinarie prima della loro promulgazione. In questo articolo facciamo rotta, sempre protetti dalla stazza della nostra nave, lungo un tratto di mare invero assai calmo, senza farci coinvolgere da quelli che gridano in lontananza (ma poi li raggiungeremo per alimentare un ragionato baccano anche noi), per avvicinarci a un’isola deserta dove dorme solitaria una creatura mastodontica che assomiglia a un volatile giurassico che però non ha mai veramente mosso le ali per librarsi in aria.

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La riforma costituzionale inserita nel quesito referendario gli riserva un futuro poco rassicurante, visto che intende sopprimerlo. Ecco, giriamogli attorno e osserviamolo meglio: in effetti non solo è un mostriciattolo decisamente bruttino, ma soffre di grave malattia, è quasi immobile e il suo mantenimento costa un bel po’. Si tratta del C.N.E.L., acronimo che sta per “Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. La sua esistenza è prevista dall’attuale art. 99 della Costituzione, il quale descrive la sua composizione in termini «di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa». I padri costituenti, scioccati dalla esperienza del fascismo liberticida nei confronti delle attività sindacali, preoccupati altresì dai rigurgiti delle teorie “corporativiste“, intesero inserire nella massima legge, cioè nella Costituzione, una garanzia, in termini di consulenza, in favore delle Camere e del Governo, con particolare riferimento alla legislazione in campo economico e sociale. Così avrebbero anche assicurato ai sindacati una istituzione che facesse da filtro per i rapporti con il legislatore e che in tale Ente avrebbero quindi fatto confluire le istanze dei loro rappresentati. Le necessità pratiche hanno in realtà portato i sindacati a ricorrere a strumenti più diretti per tutelare a livello istituzionale i propri interessi, in primis grazie ad una evoluzione culturale che li ha elevati a protagonisti diretti per interloquire con i partiti, con i governi e con i parlamenti, partecipando al dibattito pubblico, promuovendo campagne, scioperi, manifestazioni, studi, analisi e migliaia di proposte. Il CNEL, quindi, è diventato l’essere sonnacchioso che adesso miriamo dalla nostra nave e che pesa economicamente per circa 20 milioni di euro all’anno, tra stipendi, spese e consulenze varie. Il tutto a fronte di una produttività che si è limitata a sparute proposte di legge, puntualmente ignorate da tutti, e ad una serie di studi e rapporti alle Camere, totalmente sovrapponibili a quelli già realizzati dagli stessi uffici studi parlamentari, dalle università e dai centri studi indipendenti.

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Il CNEL è quindi un essere malato in modo cronico, su cui da tempo vi è un accanimento terapeutico inutile e costoso, come quasi tutti riconoscono, e che da quando gli è arrivata notizia che lo vorrebbero eliminare si è pudicamente autoridotto le spese e tagliato pezzi in termini di ruoli e personale, facendo così lo “gnorri” nella speranza, forse, di passare inosservato e farla ancora franca. E a proposito di questa parola: “franca”, il pensiero va istintivamente a Dario Fo, perché sarei curioso di sapere cosa ne pensava del CNEL. Forse, con la sua ironia, l’avrebbe potuto già distruggere da molto tempo. Torniamo adesso al nostro porto e prepariamoci per la prossima uscita che sarà più succosa di argomenti e, mi auguro, meno triste per la perdita di un super-grande (e alla lettura di quest’altra parola speriamo che Brunetta non si offenda ancora di più ma, soprattutto, che si prepari per bene alle bordate che dalla nostra nave immaginaria partiranno colpendo inevitabilmente anche lui).

  • seconda parte

https://www.internationalwebpost.org/contents/GUIDA_AL_REFERENDUM_4650.html#.WAHC9ckm-Yg

  • prima parte

https://www.internationalwebpost.org/contents/GUIDA_AL_REFERENDUM_4613.html#.WAHDjckm-Yg

Nicola D’Agostino

Tags: referendum, Fo, Brunetta

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