Genova

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“Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e mura, il cui solo aspetto indica la signora del mare”. Così Petrarca nel 1358 descrisse la città che diede i natali a Cristoforo Colombo. Di Genova si dice che il centro storico, da ovest ad est, può essere traversato senza poggiare piede a terra, semplicemente saltando da un tetto all’altro. Un si dice ancora mai verificato, leggenda metropolitana. C’è storia ben più antica e misteriosa inerente il Graal. La coppa del sangue di Cristo compare anche qui, nota col nome di Sacro Catino. Si tratta di un manufatto risalente al I secolo d.C., un vaso in vetro di colore verde smeraldo e di forma esagonale, di cui narra Jacopo da Varazze, che ne attribuì il ritrovamento ai crociati nella città di Cesarea Marittima, in Giudea. Questo oggetto subì varie traversi: venne trafugato dai francesi di Napoleone e restituito alla città in pezzi. Ora è nell’Opificio delle pietre dure di Firenze, per un restauro, ma il suo posto sarebbe nella Cattedrale di San Lorenzo.

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E nello stesso luogo si trova anche un’altra reliquia, il piatto su cui si dice venne posata la testa di San Giovanni Battista, una volta decapitato. E poi, sullo scalone che porta all’entrata principale, si trova incisa una triplice cinta di mura, un disegno che compare anche nelle Marche, e che secondo alcuni rimanda alla descrizione di Atlantide. Ma questa Cattedrale è ricca di simbolismi, per chi avrà la pazienza di cercare. Genova ha anche i suoi fantasmi, sparsi tra i calli della città talmente noti da essere citati dalla gente. La Chiesa di San Matteo e quella di San Donato nascondono tra le loro ombre alcune presenze, avvistate più volte da diverse persone.

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Nella Chiesa di San Siro invece ancora si racconta del monaco Valentino che, dopo sepolto, venne visto dagli abitanti trascinato fuori dalla sua tomba da due spettri urlanti. Il mattino dopo il corpo dell’uomo venne trovato nel cimitero all’aperto. Attualmente la sua lapide si trova ancora nella cattedrale, ma chi può sapere se contenga qualcosa? Ed ancora in via Siffredi si trova un edificio, noto come la Cà Rutta, casa rotta, così denominata perché incompleta a causa di incidenti dovuti, secondo la tradizione popolare, ad un maleficio scagliatole dal suo primo costruttore, noto come adepto di Satana. Un altro fantasma si aggira nei dintorni del quartiere di Portonia, presso Porta Soprana. Qui un’anziana signora chiede ai passanti indicazioni per tornare a casa sua, in Vico dei Librai, purtroppo completamente rasa al suolo intorno al 1950. Il 24 di aprile, chi passerà sotto Palazzo Lercari, in Via Garibaldi, potrà vedere se davvero sul selciato compare l’ombra del fantasma della triste Nina, suicidatasi per amore in questo giorno del 1841. In autunno invece, di sera, chi si troverà davanti alla Chiesa di San Donato, in piazza del Molo, potrebbe intravedere il fantasma di Stefano Raggio, con addosso la sua tunica di seta rossa, poggiato ad una colonna.

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Il tour può concludersi a Pegli, poco lontano da Genova, e precisamente a Villa Durazzo Pallavicini. Qui ci si potrà immergere in un percorso esoterico realizzato dall’architetto Michele Canzio attraverso gli 8 ettari del parco. Si tratta di uno schema di stampo massonico, forse usato per le cerimonie di iniziazione, e la ricerca di segnali e simboli corrisponde ai passi necessari per comprendere appieno i messaggi della confraternita. Genova nasconde molto altro, cunicoli e passaggi segreti, torri e mura, una città da visitare senza fretta, ricordandosi che spesso il mistero è solo qualcosa che ancora nessuno ha saputo spiegare.

Paolo Varese

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