Giornata missionaria mondiale. Nella compassione unita all’azione la chiave del futuro
Sull’esempio di don Giulio Albanese si ridestino le Coscienze

È un momento di transizione quello che il mondo sta vivendo. Il caos che avvolge il quotidiano mina inevitabilmente la percezione del domani.
La stagnazione caratterizza molte economie occidentali, le guerre dilaniano buona parte del Medioriente ed alcuni conflitti silenziosi ogni giorno costringono diversi popoli a piegarsi alla morte. Questo il presente. Sopraffazione e bisogno smodato di potere annientano quel sentimento che in ogni coscienza evoluta dovrebbe albergare: la compassione.
A soffocarla è la paura. Un’emozione istintiva che, quale incondizionato riflesso reattivo, oscura ogni umano slancio.
Si perché umano è ciò che resta di autentico nell’Io. Quella naturale vocazione all’amore insita nell’essere designato dal Creatore a custodire, preservandola, la meraviglia dell’universo reale e non. Cos’è la realtà se non l’effetto tangibile di ben più elevate frequenze in cui si plasma ciò che gli occhi anatomici percepiscono?
Il macrocosmo nella sua perfezione si riverbera nel microcosmo per un gioco olografico il cui mistero è penetrabile da coloro che scelgono la divina Via: vivere nell’”Io sono”, ossia accettare di essere Coscienza, quella scintilla divina che, in qualità di micro – appunto – è indissolubilmente legata al macro quale Creato.
Entrambi “multi-cosmo” ossia essenti in diversi stati di frequenza.“Verum, sine mendacio certum et verissimum, quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione”.
(“Il vero senza menzogna, è certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento”).
Questo il primo asserto della Tavola Smeraldina attribuita ad Ermete Trismegisto. Nulla che richiami di più al divino e alle parole di Cristo che, nel definirsi “Figlio di Dio” non sanciva che questo straordinario concetto.
Oggi ricorre la Giornata missionaria mondiale (Gmm).
“....un tempo di grazia per riflettere sulla nostra vocazione battesimale. Ecco che allora, alla luce della fede, non solo siamo chiamati ad esorcizzare le paure, ma soprattutto a testimoniare e annunciare la Buona Notizia. Si tratta di una missione che, soprattutto nel contesto del Giubileo straordinario, va vissuta e interpretata nel nome della misericordia”. A dirlo è don Giulio Albanese, sacerdote e giornalista che ha fatto della misericordia la sua missione di vita, nei luoghi che qualcuno definirebbe “abbandonati da Dio”. Dove guerra e fame uccidono. Anni trascorsi in Africa, mettendo a rischio, in nome dell’aiuto, la sua stessa incolumità. Non si è mai risparmiato, prestando le sue braccia e rendendosi testimone di quell’amore che tutto può.
Quando si apre il cuore e si sceglie di vivere nella Coscienza non si può fare a meno di essere veicolo di carità. Nel suo tradizionale messaggio redatto per la Gmm, Papa Francesco ci invita proprio a questo. A guardare alla missione ad gentes “come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale”. Si può essere missionari in ogni dove. In Africa come in Italia, tra i poveri come tra i malati. Tra gli anziani come tra i giovani, portando in dono i propri talenti e ponendo la propria opera al servizio dell’”intera famiglia umana”.Nella compassione, unita all’azione, si cela la chiave di volta del futuro. L’essere umano deve riscoprire Sé stesso, riappropriandosi della sua vera natura.
È la via insegnata dalla missione evangelizzatrice che “proprio perché animata dalla misericordia del Dio vivente, influisce su quella che è la condizione esistenziale dell’umanità (spirituale, sociale, politica, economica), a tutte le latitudini, rappresentando l’antidoto agli oscuri presagi di questo primo segmento del Terzo Millennio – dice don Giulio - Ma l’orizzonte del Giubileo della Misericordia si spinge ben oltre i confini della Chiesa. In tal senso, è centrale il richiamo che Papa Francesco ha ripetutamente espresso sul ruolo delle religioni monoteistiche (oltre il cristianesimo, l’ebraismo e il musulmanesimo) per ritrovare, proprio sul tema della misericordia, la via del dialogo e del superamento delle difficoltà che sono di dominio pubblico, guardando soprattutto alle minacce dei fautori dello scontro delle civiltà. Ecco perché è fondamentale cogliere, in chiave missionaria, il rapporto tra giustizia e misericordia”.
Non aspetti contrastanti, spiega papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo “ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore”.Una giornata quella di oggi che ci invita dunque a riflettere su quanto stiamo facendo per i nostri “fratelli” nei quali si riflette, per quel senso di condivisione del Tutto, il nostro stesso Io.
Quanto siamo vicini all’amore? Quanto ci amiamo ed amiamo? Queste le domande alle quali siamo chiamati a rispondere. Non perché ce lo imponga la religione, bensì la divina fiamma che lotta per tornare al timone della vita. Quella che si batte per consegnare alle generazioni che verranno un avvenire.
Quella che auspica, nel rispetto di spazi e tradizioni, il dialogo tra le religioni monoteiste.
Quella che desidera il recupero, a livello collettivo, dello slancio missionario, nella consapevolezza – come dice papa Bergoglio - che “la Chiesa per seguire il suo Signore deve essere davvero in uscita”.
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