ILVA : AMBIENTE SVENDUTO

Chiesti 4 anni per Emilio Riva, suo figlio e l’ex direttore dello stabilimento tarantino

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Quattro anni e sei mesi di reclusione per disastro ambientale e omicidio colposo. E’ la nuova richiesta di condanna formulata dalla procura di Taranto per il patron dell’Ilva Emilio Riva, suo figlio Fabio e l’ex direttore dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso. Il pm Raffaele Grazione ha, inoltre, chiesto la stessa condanna per altri 26 imputati che sono stati al vertice della fabbrica dal 1978 ad oggi. La sentenza del processo, prevista per il prossimo 23 maggio, dovrà far luce sulla morte di 21 operai deceduti tra il 2004 e il 2010 per mesotelioma pleurico dovuto, secondo la procura, all’ingente presenza di fibre d’amianto presenti all’interno della fabbrica.

cms_447/tribunale_taranto.jpgMa facciamo un piccolo passo indietro, necessario per comprendere un anno e mezzo di battaglia giudiziaria e istituzionale, un conflitto tra giudici, commissioni, periti, ambientalisti e imprenditori e che ha tirato in ballo la Corte costituzionale e l’Unione Europea. Il 26 luglio 2012 il gip Patrizia Todisco dispone il sequestro dell’area a caldo dell’Ilva e gli arresti domiciliari per sette persone, tra cui i vertici della famiglia Riva. I reati contestati vanno dal disastro ambientale all’avvelenamento di sostanze alimentari, dall’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro al getto pericoloso di cose. Principali elementi contro gli indagati sono le maxiperizie ambientale ed epidemiologiche che per la prima volta spiegano le drammatiche condizioni in cui versa la città di Taranto e i suoi abitanti per le emissioni della fabbrica.

cms_447/download.jpgNell’agosto 2012 il tribunale del Riesame conferma il sequestro senza facoltà d’uso, ma concede all’azienda di “utilizzare gli impianti per il risanamento”, una formula che di fatto permette all’azienda di continuare ad utilizzare gli impianti inquinanti. La situazione si aggrava quando a novembre 2012 con l’inchiesta Ambiente svenduto la Guardia di Finanza di Taranto arresta il responsabile delle relazioni istituzionali Ilva, Girolamo Archinà, accusato di aver intessuto una rete con la politica e la stampa tarantina per tenere la reale situazione “sotto silenzio”. L’accusa si aggrava e ad Archinà e ai Riva viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale.

cms_447/images.jpgArriviamo a poco meno di un anno fa, quando nel maggio 2013 il gip Patrizia Todisco dispone un sequestro equivalente a 8,1 miliardi nei confronti della Holding Riva Fire che controlla Ilva Spa, somma, secondo le indagini della Guardia di finanza, con la quale i Riva avrebbero risparmiato evitando di mettere a norma lo stabilimento dal 1995 al 2013 e quando, nel giugno dello stesso anno, l’Ispra e l’Arpa accertano le violazioni dell’Ilva al crono programma Aia, indagini che, secondo il pubblico ministero, hanno dimostrato la “sostanziale compromissione della salute degli operai” ed evidenziato come, nei primi anni ’90, nel tarantino vi fosse già un tasso di mortalità per mesotelioma pleurico nettamente maggiore rispetto al resto della Puglia.

cms_447/images_(1).jpgOggi, dopo due anni di folle conflitto tra politica e magistrati, tra poteri dello Stato che avrebbero dovuto collaborare, piuttosto che creare caos, dopo il “salva Ilva” convertito in legge il 24 dicembre 2012 e sottoposto poi all’attenzione della Corte costituzionale, il “salva Ilva bis”, varato dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, oggi, dopo che il 26 luglio 2013, Emilio Riva, suo figlio Nicola e Luigi Capogrosso sono tornati in libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare, e dopo la notizia, sempre di qualche giorno fa, dell’estradizione di Fabio Riva dalla Gran Bretagna all’Italia, sembra finalmente che la vicenda possa giungere al suo epilogo con la sentenza del processo prevista per il prossimo 23 maggio. Certo, saranno processi e sentenze a stabilire le reali responsabilità, tuttavia, oggi, possiamo nuovamente nutrire la speranza che dalla sentenza si possano ricevere le risposte necessarie affinché salute, lavoro e salvaguardia dell’ambiente convivano pacificamente.

Mary Divella

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