IL CAFFÈ PEDAGOGICO.
L’analfabetismo funzionale
L’arrivo di un nuovo pc, magari con una piattaforma operativa sconosciuta, solitamente disorienta e, pur avendo alle spalle anni di scuola ed università , ci vuol del tempo prima di acquisire dimestichezza nell’utilizzare il dispositivo; più o meno rapidamente tuttavia , a seconda del soggetto , si imparerà ad usarlo correttamente.
Nel caso degli analfabeti funzionali , pur sapendo leggere e scrivere, essi non sono in grado di applicare le competenze acquisite per la risoluzione dei semplici problemi quotidiani, tanto che anche il più piccolo ostacolo diviene insormontabile .
Essi richiedono costantemente l’aiuto di una guida a meno che non rinuncino aprioristicamente ad evolversi o, nel peggiore dei casi, a sapersi muovere nella complessa realtà che caratterizza la società contemporanea.
L’Italia registra un preoccupante e crescente numero di analfabeti funzionali. Preceduto solo dalla Turchia, il nostro Paese è tra i primi posti in Europa ; essi hanno 55 anni ed oltre, sono poco istruiti e svolgono per lo più professioni non qualificate, oppure sono giovanissimi che stanno a casa dei genitori senza lavorare né studiare - i NEET, acronimo inglese di Not ( engaged ) in Education, Employment or Training . Altra caratteristica che li accomuna è quella di provenire da famiglie dove sono presenti meno di venticinque libri.
Quest’ultimo è un dato non da poco dal momento che la percentuale dei low skilled cresciuti in nuclei familiari in cui vi è scarsa predisposizione alla lettura è davvero elevata,rasentando il 75% del totale. Questa cattiva abitudine può portare i giovani a cadere in un crudele circolo vizioso : l’assenza di un livello base di competenze rende difficili ulteriori attività di apprendimento, tanto da portare le competenze dei giovani con background fragili a invecchiare e deteriorarsi nel tempo , rendendo per loro sempre un miraggio l’accesso a qualsiasi forma di apprendimento.
Le nostre competenze , quindi, non sono statiche. La famiglia, l’età, l’istruzione e il lavoro possono determinare nell’arco della vita lo sviluppo ma anche la loro perdita.
Il tessuto italiano potrebbe addirittura aiutare la diffusione dell’analfabetismo funzionale : tra i punti deboli del nostro Paese , infatti, c’è l’abbandono scolastico precoce , i giovani che non lavorano o vivono in condizioni di lavoro nero e precario , la mancanza di formazione sul lavoro ed infine la disaffezione alla cultura e all’istruzione che caratterizza tutta la popolazione.
Gli analfabeti funzionali , cosi definiti dal noto linguista Tullio De Mauro, rappresentano più di due terzi della popolazione nel nostro Paese, essi manifestano livelli di comprensione della scrittura e del calcolo insufficienti per orientarsi nella vita di una società moderna. Il peso, sempre secondo il linguista, sullo sviluppo economico e sociale è davvero enorme.
Fin dal 1963 anno della pubblicazione del saggio Storia linguistica dell’Italia unita, De Mauro ha raccolto dati sull’analfabetismo strumentale ( totale incapacità di decifrare uno scritto ) e funzionale ( incapacità di passare dalla decifrazione e faticosa lettura alla comprensione di un testo anche semplice).
Secondo il linguista recentemente scomparso, le ricerche a carattere internazionale hanno rilevato che la scuola italiana non è in grado di garantire un’istruzione adeguata ai suoi studenti.
Un nostro diplomato nella scuola superiore,- affermava De Mauro - ha più o meno lo stesso livello di competenza di un ragazzino di 13 anni che esce dalla scuola media : i cinque anni di scuola media superiore girano a vuoto e questo determina un bassissimo livello di quelli che entrano all’università. Il risultato è che i diplomati di scuola media superiore in molti paesi hanno livelli di competenza linguistica , matematica, di comprensione e di calcolo ben superiori a quelli dei nostri laureati.
Un gap conoscitivo che, secondo il linguista, è causa anche di una diminuzione del senso civico : al fine di poter esercitare al meglio il diritto di voto è infatti fondamentale un buon livello di istruzione per potere trovare le fonti buone per informarci e per utilizzare bene e criticamente queste informazioni.
Un ulteriore aspetto della questione, che riguarda per lo più le fasce più adulte, è l’analfabetismo di ritorno poiché , se non sono coltivate, vengono perse anche quelle competenze minime acquisite durante le fasi di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro. Quanto agli high skilled si registra un andamento inverso : in altre parole , col trascorrere del tempo aumentano le possibilità di diventare analfabeti funzionali.
Perdersi nel ginepraio delle critiche al sistema scolastico potrebbe risultare scontato, sebbene indubbiamente gran parte della responsabilità di questo fenomeno sia imputabile alla scuola.
Concludendo , un buon metodo per evitare di perdere le nostre capacità adattive ed interpretative della complessa realtà nella quale viviamo , potrebbe essere il ritorno tra i banchi di scuola e la partecipazione attiva al mondo del lavoro unitamente alla frequenza dei corsi di formazione e di aggiornamento .
Per dirla alla Eduardo “ Gli esami non finiscono mai “.
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