IL COLLEGA
Riflessione semiseria sui colleghi di lavoro.

Collega, dal latin colligare, legato con. Termine utilizzato ovunque, in Parlamento sono tutti onorevoli e tutti colleghi, però ovviamente quando si rivolgono al popolo sono tutti membri istituzionali. Sono colleghi coloro che svolgono la stessa attività, i baristi come i commercialisti, gli avvocati come i giudici, tutti colleghi. E poi ci sono i colleghi di busta paga, quelli che recano impresso lo stesso datore di lavoro sul rendiconto del percepito. E lì, beh, lì qualcosa non suona proprio bene. Ad esempio, un impiegato del Ministero delle Finanze affermerà di essere collega di un appartenente alla Guardia di Finanza, e che diamine, lo dice la busta paga. Peccato però che poi, andando ad osservare i compiti, mentre il collega impiegato al massimo corre il rischio di strozzarsi con il caffè, l’altro, quello in divisa, può inciampare in una pallottola, dare una mentata ad un pugno, insomma, rischi diversi, compiti diversi. Anche gli impiegati civili del Ministero di Grazia e Giustizia, pur avendo lo stesso datore di lavoro della Polizia Penitenziaria, non rischiano minacce o aggressioni, al massimo un rimprovero formale dai superiori, mentre l’agente si deve interfacciare con criminali, pregiudicati, ed un rimprovero in quel caso è firmato dal signor Beretta, nel voler intendere ovviamente un colpo d’arma da fuoco. Non parliamo poi della Polizia Locale, a tutti gli effetti un impiegato dell’Amministrazione di competenza, Hai voglia a dire che mentre gli amministrativi debbono affrontare pile di carta e pratiche gli agenti sono impiegati per reprimere illeciti e reati...
Qualcuno direbbe che sempre impiegati sono, indipendentemente dal contesto. Però queste differenze le notano solo gli addetti ai lavori, anche un fattorino di albergo in teoria è dipendente come il direttore, ma guai a definirli colleghi, specialmente se sale il numero di stelle. E chi si rivolge ad un cameriere per fare i complimenti allo chef, oserebbe dire “Ringrazi il suo collega”? No, mai. Eppure c’è chi insiste e si ostina a voler fare di tutta l’erba un fascio, che poi in Italia non lo si può nemmeno dire senza incorrere in apologia di erbismo.
Eh, il collega… che poi anche nell’ambito delle stesse mansioni, non sempre è tale, C’è quello un po’ più e quello un po’ meno, quello che si mimetizza con le ombre pur di non fare, e quello che agisce sempre in piena luce, e perciò è in prima linea al posto degli invisibili. Allora si è colleghi solo per quanto riguarda lo stipendio: il mimetico e l’ermetico prendono quanto l’operativo e l’iperattivo, forse anche di più considerando che si spendono meno. Un modo per verificare quanto si è colleghi ci sarebbe, e non dipende dai caffè offerti, dalle barzellette raccontate o dai corridoi percorsi con lo stesso foglio in mano per anni e anni e anni, che c’è gente che con quel foglio ha fatto le nozze d’oro. Bisognerebbe assegnare dei carichi di lavoro per verificare cosa e quanto ha fatto chi, ma per alcuni già leggere la frase precedente sarebbe un dispendio di energie assurdo, e chiamerebbero i sindacati per protestare contro il mobbing cerebrale. Il collega, questo sconosciuto, e noi che ci ostiniamo a cercare la vita su Marte quando in realtà non sappiamo ancora che aspetto abbia il certificato medico che dovrebbe sedere alla scrivania accanto alla nostra.
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