IL CORPO COME LUOGO UTOPICO

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cms_25081/1.jpgGli sviluppi repentini degli ultimi decenni non hanno riguardato solo le enormi potenzialità dei mezzi di comunicazione ma hanno anche sottolineato l’importanza della componente estetica nella nostra vita. La società esalta la bellezza e il fattore seduzione è diventato sempre più forte e invasivo, tant’è che siamo al centro di una dimensione di costruzione di significati in cui la sfera dell’intrattenimento con al centro l’esibizione del corpo ha un posto privilegiato nei palinsesti televisivi e nei newsfeed dei social. Il postmoderno e il suo carico di relativismo etico con al centro questa attenzione maniacale al proprio sé, è non solo il contesto in cui il tempo diviene sincronico e lo spazio si annulla, ma è anche il luogo contraddittorio dove convivono due opposte tendenze nei confronti del corpo; in primis esso è luogo eterotopico come lo definirebbe Foucault, ovvero la voglia di esibirlo su qualsiasi palcoscenico, e in second’ordine vi è la tendenza dell’individuo solitario posto di fronte a un monitor a dissolverlo nel web. La dissoluzione nella rete diventa a sua volta però esibizione voluta e ostinatamente cercata per mettersi alla pari del gruppo dei pari o comunque per costruire una pura “facciata personale” adatta alle esigenze e alle mode del tempo. Al di là della scelta del luogo, o non luogo, nel quale fare pubblicità al proprio corpo, ornarsi e abbigliarsi hanno assunto nel breve periodo lo scopo di comunicare significati culturali ed esprimere una precisa seppur caduca identità individuale, aspetti che a loro volta segnalano particolari ruoli e mansioni e che inoltre trasmettono agli altri sensazioni di fiducia o di paura a seconda del messaggio veicolato. La società dell’immagine ci porta inevitabilmente a porre la nostra alterità corporea al centro di molteplici attenzioni che portano a un costante lavoro di costruzione del proprio sé, un corpo esibito da guardare e per essere guardato.

cms_25081/2_1646535661.jpgIl tatuaggio, per esempio simbolo transgenerazionale di appartenenza gruppale ed espressione dello spirito del tempo per eccellenza, perde il suo valore legato alla moda del momento e assume valore di mezzo con il quale identificare se stessi, far parlare di sé, mostrare qualcosa di intimo che altrimenti faticherebbe a essere esternalizzato se si utilizzassero altri canali comunicativi. Essere capaci di “imprimere” sul corpo la propria diversità e il desiderio di essere unici rispetto alla massa, arricchisce il valore del simbolo e certifica l’affermazione del sé rispetto alla massa anonima. Il tatuaggio in età postmoderna è una sorta di ponte disegnato tra il mondo interno e il mondo esterno dell’individuo, in quanto permette, come veicolo di comunicazione indelebile, di portare fuori un pensiero che altrimenti rimarrebbe nascosto. È dunque mezzo di trasporto (e di comunicazione) che rende reale e concreto un pensiero, oggettivizza una richiesta di attenzione su un’idea che è di proprietà privata del corpo su cui viaggia ma che deve essere nel contempo visibile a tutti. Tornano ancora a tale proposito le parole di Foucault sul significato del corpo utopico, «il luogo assoluto, il piccolo frammento di spazio col quale letteralmente faccio corpo».

cms_25081/3.jpgSe siamo condannati in tempi di estetizzazione assoluta e di imperialismo dell’immagine ad avere un involucro per la nostra anima che, ahinoi, non corrisponde al desiderio intimo di averne uno perfetto in sintonia con i voleri del marketing, nel tentativo di cancellarlo/modificarlo creiamo ad hoc utopie come la bellezza e la meraviglia che non sono altro che tentativi (utopici per l’appunto) di ricreare «un luogo fuori da ogni luogo, […] un luogo in cui io avrò un corpo senza corpo, un corpo bello, […] sempre trasfigurato». Foucault come se avesse previsto il futuro parla di “utopia prima” degli uomini, cioè quella di possedere un “corpo incorporeo”, quel terreno di sfida a colpi di click che avviene all’interno degli schermi dove rimbalziamo da un corpo all’altro senza soluzione di continuità. Tatuarsi dunque non è solo comunicazione con gli altri, ma è anche comunicare «con poteri segreti e forze invisibili. […] il segno tatuato, il trucco depositano sul corpo tutto un linguaggio […] enigmatico, tutto un linguaggio cifrato, segreto, sacro». Il corpo entra con i segni e i simboli impressi su di esso in «un altro spazio, lo fanno entrare in un luogo che non ha immediatamente luogo nel mondo e fanno di quel corpo il frammento di uno spazio immaginario che comunicherà con l’universo delle divinità o con l’universo altrui».

Andrea Alessandrino

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