IL DECRETO DIGNITA’ E’ LEGGE

Di Maio e la maggioranza esultano, le opposizioni protestano

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Il decreto Dignità è legge. L’aula del Senato ha dato il via libera definitivo al provvedimento con le nuove norme su contratti a termine e pubblicità dei giochi con 155 sì, 125 no e 1 astenuto. L’approvazione del dl, che porta la firma del vicepremier Luigi Di Maio, approdato in Aula solo lunedì, dopo il via libera al Milleproroghe, è arrivata in extremis a poche ore dall’inizio della pausa estiva dei lavori parlamentari. Dalla stretta sui contratti a termine e le delocalizzazioni al divieto per la pubblicità del gioco d’azzardo, diverse le novità introdotte.

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A Palazzo Madama il testo non ha subito correzioni in commissione rispetto a quello licenziato da Montecitorio ed è arrivato in Aula senza mandato al relatore. “È il primo decreto, dopo tanti anni, che mette al centro il cittadino, gli imprenditori, i giovani precari. Finalmente i cittadini segnano un punto: cittadini 1-sistema 0″, ha commentato Di Maio. Diversamente la pensano le opposizioni. "Il vostro è il decreto disoccupazione, altro che dignità! Crea più precarietà e più lavoro nero e riduce i posti di lavoro. Sfido chiunque a trovare in questo testo qualcosa di degno", ha affermato l’esponente dem, Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato, facendo infine un cenno anche alla protesta degli imprenditori veneti, schieratisi contro il decreto: "Magari organizzerete anche contro di loro una bella macchina del fango social come avete fatto con il professor Burioni sui vaccini".

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E, ancora, dai banchi delle opposizioni, “Bye bye lavoro”, le scritte sui cartelli esposti dai senatori dem al momento dell’approvazione in Senato del decreto legge dignità esprimono in modo chiaro la posizione degli esponenti del Pd a Palazzo Madama. Ma il dl dignità è ormai legge.

I dati dell’Istat però parlano chiaro: a giugno il tasso di disoccupazione torna a salire, dopo tre anni in cui era calata, attestandosi al 10,9%, in aumento di 0,2 punti su base mensile. La stima delle persone in cerca di occupazione a giugno registra un aumento del 2,1% (+60 mila). Il numero dei disoccupati risulta così pari a 2 milioni e 866 mila. In particolare è il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) che a giugno risale, risultando pari al 32,6%. Per ora è solo un campanello d’allarme, ma se le cose non cambiano potrebbe trasformarsi in qualcosa di ben più grave. I dati diffusi dall’Istat su crescita (che rallenta) e disoccupazione (che aumenta) non possono certo essere imputati in maniera diretta ai provvedimenti adottati dal governo giallo-verde, ma di certo sono la rappresentazione di un clima di incertezza economica (investimenti in calo, mercati in subbuglio, mercato dal lavoro che rischia di collassare) che influiscono pesantemente. A cominciare dal cosiddetto decreto dignità, che con l’obiettivo sbandierato di ridurre la precarietà, rischia di produrre solo disoccupazione.

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Il primo a dirlo (e ad ottenere il linciaggio mediatico di Lega e Cinque Stelle) fu il presidente dell’Inps Tito Boeri. Poi arrivarono gli imprenditori del Veneto e, in generale tutto il mondo dell’industria. Inoltre, non giungono buone notizie neppure sul lato della crescita del Pil: a giugno, nei primi 30 giorni di vigenza del governo Conte, è salita la disoccupazione e sono calati gli occupati. Questo significa che la dinamica dell’economia italiana ha segnato un rallentamento, registrando un incremento inferiore a quello dei 6 trimestri precedenti. La graduale decelerazione emersa nel periodo recente si riflette in un ulteriore ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale che scende all’1,1%.

È solo il dato di un mese, per ora. E’ chiaro. Speriamo, piuttosto, che non apra una tendenza. Di certo le prime mosse 5S-Lega sul lavoro sono allarmanti. Almeno, stando ai dati ufficiali.

Mary Divella

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