IL DILAGANTE FENOMENO DELLE SETTE (terza parte)

Il proselitismo del gruppo

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Il passaggio al “proselitismo” è facile nell’ambito delle sette. Infatti la “casta” si presenta, agli occhi della vittima, come una struttura piramidale forte, indistruttibile, potente, generalmente inserita in ambito giuridico/economico dove più facilmente può essere gestito un potere estorsivo nei confronti della famiglia d’origine. Alla vittima vengono presentati personaggi accattivanti appartenenti ad importanti società o gruppi di lavoro che potrebbero rappresentare un “passe-partout” per un facile accesso nel mondo del lavoro o nella carriera.

La vittima si sente investita di un incarico importante: ricercare adepti, e per questo utilizza le immagini di personalità conosciute in particolari contesti sociali o di aggregazione, utilizzando spesso selfie che la ritraggono con simili “personalità discutibili” in ambienti chic, effimeri come sono effimere tali personalità. La cura dell’abbigliamento portata all’eccesso, l’accompagnarsi a soggetti della stessa “casta”, spesso ai loro controllori, che hanno garantito potere ed economia, il mettersi in mostra in eventi pubblici gestiti ed animati dalla stessa casta, diventano dei mezzi importanti per convincere nuove vittime sempre reclutate in ambienti sociali medio-alti.

Questo quadro invero si presenta quando è già avvenuto l’allontanamento dalla famiglia d’origine ed è già in atto la chiusura verso l’esterno, con la cancellazione di tutti i riferimenti che la vittima aveva prima dell’allontanamento: chiusura dei vecchi contatti nei social, modifica delle proprie mail già conosciute, interruzione drastica di qualunque contatto con la famiglia e con la “vecchia vita”.

Una volta impegnata nel gruppo, la nuova recluta è soggetta alle intense pressioni degli altri adepti. Questa pressione tra pari costringe l’individuo a conformarsi e a rendere impossibile il pensiero indipendente.

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Cecilia Greco di Repubblica, con un suo servizio del 27 febbraio 2018 in cui ha intervistato Francesco Brunori, vice presidente dell’Aivs (Associazione italiana vittime delle sette) riporta: “Allo stato attuale non è possibile offrire una statistica precisa circa il fenomeno in Italia. L’ultimo rapporto ufficiale del Ministero dell’Interno risale al 1998”. "L’ultimo rapporto si è occupato solo di movimenti magico esoterici, parlava di 76 movimenti religiosi per un totale di circa 78.500 affiliati. Oggi sono molti di più, c’è stato un aumento incredibile - spiega Lorita Tinelli, psicologa e fondatrice del Cesap - È verosimile considerare una forbice tra uno e due milioni di italiani. Oggi si è sviluppato il fenomeno delle psico-sette: gruppi che propongono un messaggio di natura psicologica. Lo Stato Italiano non ha mai risposto alle indicazioni delle varie raccomandazioni Europee agli stati membri, in cui si chiedeva maggiore attenzione al fenomeno e l’adozione di politiche preventive. Sono le poche associazioni di volontariato che si occupano del fenomeno, con scarsi mezzi e tanti rischi".

Nel 1981 in Italia è stato abrogato il reato di plagio. E dal quel momento si è avuto un vuoto legislativo che non permette di aiutare le vittime. Diversi politici hanno tentato di portare avanti un disegno di legge sulla manipolazione mentale, ma ad oggi la situazione non è cambiata.

Il neofita è solitamente una persona in stato di necessità, alla ricerca di risposte esistenziali di un’età tra i 25 e i 50 anni, prevalentemente e spesso di cultura medio-alta. In questo scenario, la Polizia di Stato ha creato un reparto investigativo ad hoc: la Squadra Anti Sette (SAS). Vengono riportate alcune caratteristiche comuni: un leader dalla personalità forte e dalla capacità manipolatoria, con una forte dose di cinismo e grande versatilità criminale e imprenditoriale. Una struttura piramidale e un vero e proprio programma di proselitismo, che si basa sulle debolezze dell’interlocutore e sull’isolamento dello stesso. Il gruppo diventa la famiglia e viene spinto a “donare anche tutto il proprio patrimonio".

Sempre nel servizio giornalistico di Cecilia Greco si riporta: “Tra i reati ascrivibili troviamo violenze sessuali o di gruppo, appropriazione indebita di denaro, truffe, frodi o addirittura furti di informazioni, detenzione o spaccio di stupefacenti. Allontanarsi è difficile proprio a causa dell’isolamento. Questo viene praticato convincendo le vittime che i familiari sono entità negative, che vogliono il loro male e che sono all’origine della loro sofferenza”.

Gli studiosi e gli investigatori del fenomeno “sette” unanimamente sostengono che nessuno, a priori, può dirsi fuori dal rischio di entrare in una organizzazione. I gruppi settari sono capaci di conquistare moltissimi proponendo soluzioni immediate. Una situazione di stress eccessivo e di debolezza rende vulnerabili anche le persone che, in normali condizioni di vita, sarebbero lontanissime dall’idea di farne parte. Al vertice si pone il “leader”, alla base i seguaci. A livello intermedio si colloca una “casta di eletti”. La “casta” ha il fine di sostenere l’organizzazione, arruolare seguaci, ma è il fondatore del gruppo, in cima alla piramide, a emanare direttive e prendere decisioni. I rapporti strettissimi tra “leader”, “casta” e “adepti” è determinato da un programma di persuasione, un vero plagio con manipolazione della mente.

I “leader” sono autoproclamanti, autoritari, risolutivi e carismatici affermando di avere incarichi speciali, prospettando nuove vie nella vita professionale e sociale delle vittime (denaro, potere, vita sociale).

Invece sussiste una differenza sostanziale con la figura del “guru” (il termine ha radici sanscrite: “gu” significa oscurità e “ru” svanire, ossia colui che disperde l’oscurità). Generalmente questo si verifica nella classi medio-basse della società : i “guru” delle sette inducono a perseguire il culto della persona, accentrano su loro stessi la venerazione dei seguaci. Questi ultimi pongono in primo piano l’oggetto del credo, principi astratti e istanze comuni. I sintomi più evidenti che determinano il pericolo di una setta sono il totalitarismo e il controllo dei comportamenti, delle relazioni sociali e del patrimonio dei membri del gruppo. Il passo prima di arrivare al patrimonio è rappresentato dalla supervisione dei rapporti personali. Molte sette inducono i seguaci non soltanto a cambiare lo stile di vita, ma anche a rompere con amici e parenti. È dunque attraverso l’isolamento che, più facilmente, si stabilisce un controllo totale sui membri del gruppo.

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Psicologi e psichiatri sostengono che la causa principale dell’ingresso in una setta o casta, sia la mancanza di relazioni importanti, una mancanza che non necessariamente esiste nella realtà. La vittima si può sentire sola anche in presenza di legami stretti, ma che non si vivono come tali. Tra le altre ragioni si riconoscono malattie, separazioni e lutti. Uscire da una setta non è facile, infatti gli adepti che sono riusciti a lasciarne una hanno raccontato alle forze dell’ordine e ai magistrati il modo di vivere all’interno dell’organizzazione; hanno descritto pressioni psicologiche, induzioni al senso di colpa, delegittimazione, minacce e, in taluni casi, anche sevizie.

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IL DILAGANTE FENOMENO DELLE SETTE (prima parte)

Cosa sono e come scelgono le loro vittime

https://www.internationalwebpost.org/contents/IL_DILAGANTE_FENOMENO_DELLE_SETTE_(prima_parte)_16669.html#.Xn2KeOpKiUk

IL DILAGANTE FENOMENO DELLE SETTE (seconda parte)

L’indottrinamento della vittima e l’allontanamento dal suo contesto di vita

https://www.internationalwebpost.org/contents/IL_DILAGANTE_FENOMENO_DELLE_SETTE__(seconda_parte)_16698.html#.Xn2KqupKiUk

Massimo Montinari

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