IL MAGICO CONNUBIO TRA MUSICA E CERVELLO

Intervista al dottor Giuseppe Piccinni (Prima parte)

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La MUSICA non è soltanto un’espressione artistica dal carattere astratto, ma è anche un linguaggio e come tale assoggettata ad una serie di regole, peraltro complesse. E’ veicolo di emozioni, di comunicazione e socializzazione (alcune volte utilizzata anche in maniera manipolativa)… è terapeutica (sempre più utilizzata soprattutto in campo neuropsichiatrico)… evoca piacere, secondo alcuni, al pari delle droghe. Ma la Musica è anche Mistero: Henson già nel 1977 affermava che “..vi è un mistero ultimo dell’ esperienza ,musicale che non è suscettibile di studio…”.

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Di tutto questo parliamo con Giuseppe Piccinni, personaggio simpatico ed eclettico, laureato in Medicina e Direttore del Reparto di Psichiatria dell’Ospedale “Ferrari” di Casarano. Fin da ragazzino appassionato di Musica tanto da intraprendere un percorso di studio parallelo, inizialmente studiando la Tromba in Sib ( “ero un ragazzino di appena 9 anni quando andavo in giro nei paesi della provincia, accompagnato da mio padre, a suonare nella bande), poi pianoforte principale “ … ma pur avendo preparato l ‘ VIII anno, non mi sono mai diplomato perché nel frattempo ho conosciuto lo studio della composizione, di cui mi sono letteralmente innamorato, ed ho cambiato percorso, conseguendo negli anni presso il Conservatorio di Monopoli, il diploma in Composizione Principale, Direzione e Strumentazione per Banda, Direzione di Coro e Musica Corale….oltre a frequentare un corso per Direzione di Orchestra di Fiati con il Maestro Billi Maurizio, attuale Direttore dell’ Orchestra di Fiati Nazionale della Polizia di Stato”).

Tra tutto ciò si annovera anche un diploma in Medicina Omeopatica ed uno in Terapia Fisica.

L’interesse dell’intervista nasce proprio dalla molteplicità delle conoscenze e degli interessi del dott. Piccinni, che riesce a relazionare su vari argomenti (circuiti cerebrali, neuromediatori, stili musicali, patologie psichiatriche ecc ecc ) con un linguaggio immediato e semplice riportando dati scientifici e di letteratura anche recenti.

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- Innanzitutto, vediamo di risolvere un dilemma: devo chiamarla dottore o maestro?

Nessuna delle due …. Mi considero uno studente a vita……ed aboliamo subito il “Lei” che non riesco a reggere per più di 5 minuti.

- A parte la passione per gli studi musicali, qual è il nesso che lega la Neurologia e la Psichiatria alla Musica ?

Innanzitutto la musica è un linguaggio e, come tale, al pari di quello verbale, è una funzione neurologica. In modo analogo si compone di scrittura, ascolto, comprensione, ripetizione ecc. E’ noto come il linguaggio verbale nel 97% della popolazione generale ha una predominanza emisferica sinistra, invece per quello musicale è l’emisfero destro. Per entrambi i linguaggi, si tratta di sistemi neurali specializzati ad un alto livello integrativo fra i vari lobi cerebrali.

- Quindi possiamo dire che, neurologicamente, i due sistemi sono sovrapponibili, a parte la differenza della predominanza emisferica?

Tale conclusione non è del tutto esatta. Infatti studi di neurofisiologia hanno dimostrato l’esistenza di una specializzazione cerebrale nei musicisti rispetto ai non musicisti: nei primi l’elaborazione della musica coinvolge, oltre ai sistemi dell’emisfero destro, anche altri a livello dell’emisfero sinistro.

- Come mai?

I musicisti sviluppano capacità più estese. E’ noto ormai da anni che l’emisfero sinistro è per così dire quello “razionale”: pensiero lineare, concreto, logico-razionale ed analitico, elaboratore sequenziale di informazioni, mentre quello destro è fantasioso, creativo, intuitivo, immaginifico ecc. Partendo da una revisione della più recente letteratura si suppone che sia l’emisfero destro quello che in un primo momento riconosce ed identifica la melodia nel suo complesso e più specificatamente secondo le caratteristiche del tempo e della linea melodica. E’ poi l’emisfero sinistro che esegue un’analisi più precisa, essendo maggiormente specializzato per funzioni analitiche e razionali.

- Interessante… se ho ben compreso i musicisti percepiscono la musica neurologicamente in maniera differente rispetto ai non musicisti.

Proprio così. Vi è una specie di “dominanza” emisferica dinamica e in continua evoluzione per cui ascoltatori musicalmente colti, hanno la capacità di organizzare una strategia di ascolto quasi linguistica che li porta a riconoscere, nell’ambito del brano ascoltato le varie componenti strutturali del linguaggio musicale (soggetto, controsoggetto, passaggi armonici, contrappunto ecc.) utilizzando in questo modo prestazioni che sono proprie dell’emisfero sinistro. Nei soggetti profani della musica invece, l’ascolto è di tipo globale, “gestaltico”, focalizzando la propria attenzione sulla melodia nel suo complesso utilizzando in questo modo prestazioni che sono tipiche dell’emisfero dx.

Negli ultimi anni, grazie soprattutto ai nuovi mezzi di indagine neurofisiologiche (Pet, fRmn, Potenziali Evocati) si sono aggiunti ulteriori elementi di conoscenza che ci confermano ancora di più di come sia affascinante e complesso il nostro cervello

- Ovviamente, hai sollecitato la mia curiosità…

Tralascio le nuove conoscenze circa il ruolo delle varie aree cerebrali inserite nei vari circuiti, che sono informazioni che potrebbero annoiare il lettore; mi limito ad aggiungere due scoperte. La prima è come il cervello si attiva nei musicisti specializzati in uno strumento musicale. Sono state identificate alcune aree specifiche connesse alla codifica di più funzioni modali attraverso un sistema di cosiddetti neuroni a specchio visuomotorio.

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- Andiamo sul difficile…che significa?

Si tratta di un sistema neuronale che codifica la relazione tra immagini, risposte motorie e i suoni musicali appresi con lo studio. In pratica, i musicisti professionisti grazie allo studio approfondito della musica riescono ad interiorizzare in maniera così forte il collegamento tra suono, gesto ed immagine da percepire in maniera automatica un’incongruenza tra gesto musicale e suono prodotto. Ciò permette al musicista di prevedere con precisione e in anticipo se il proprio gesto produrrà i suoni desiderati ed anche di ritoccare gli impulsi motori per evitare di stonare ancor prima di aver suonato.

- E’ semplicemente fantastico…. E la seconda scoperta?

Un altro circuito di forte interesse è quello mette in relazione l’ippocampo alla corteccia uditiva. E’ noto da tempo come l’ippocampo sia una zona legata alla memoria ed al rafforzamento delle emozioni: una specie di hard disk cerebrale che accumula esperienze e sensazioni, che possono essere riaccese ascoltando una determinata canzone. In esso, è come se fosse incisa la “colonna sonora della nostra vita”, così che una vecchia canzone che credevamo dimenticata, riascoltandola, è capace di farci rivivere grandi emozioni, e compiere un viaggio nel tempo e nei ricordi. Come accade con i profumi che, all’improvviso possono riportarci in un’epoca lontana della nostra esistenza.

(L’intervista continua nella seconda parte…)

Leonardo Bianchi

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