IL PAPA FA BENE A FANTASTICARE

Il pensiero degli studenti (*)

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Un’utopia è per sempre.

L’infinità delle utopie è un concetto da comprendere per fasi. Al fine di decodificare al meglio il comportamento di un’utopia nel tempo della sua vita, possiamo paragonarlo alla regola grammaticale per eccellenza: la consecutio temporum. Nella lingua latina le regole della consecutio temporum dicono che un tempo al futuro posto in un contesto passato assume una funzione di posteriorità nel passato. Perciò, quell’azione “futura” si riduce ad essere posteriore ad un’altra, ma comunque passata.

Nel caso del ragionamento utopico la consecutio temporum non trova riscontro: un’utopia, anche se posta nel passato, non termina mai, ma solo nel diventare realtà smette di esserlo.

Pensando alla politica, tenderemmo a credere che nell’organizzazione di una società il campo dell’immaginazione sia messo da parte, e che un qualsiasi governo cerchi di fare politica seguendo il dogma del sano pragmatismo. Ma, ora come non mai, il potere politico di un uomo si manifesta soprattutto nella sua influenza sulle persone, che può essere a livello economico o, più semplicemente, nel condizionamento della sfera morale e culturale di una massa.

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Come il Papa, che pochi mesi fa ha dedicato l’Angelus alla guerra in Ucraina, “ordinando” di cessare il fuoco. Putin non smetterà di bombardare l’Ucraina per ordine del Papa. Per certi aspetti, anche il desiderio del Papa può essere considerata una sorta di utopia: è utopico che in politica una guerra finisca per ordine di qualcuno, sia pure Papa.

Questa utopia, però, evolve nei cuori delle persone, creando una speranza di pace che può cambiare le sorti della politica internazionale, molto più di un prestito di miliardi di euro in armi all’Ucraina.

In politica la funzione di un’utopia non si esaurisce nell’ideale, ma funge come espediente per smuovere le persone. Hitler riuscì ad inculcare nel popolo tedesco un “ideale” politico-sociale che propugnava la superiorità della “razza ariana” sulle altre.

La letteratura insegna che l’utopia smuove le coscienze: La “Repubblica” di Platone (un’emblematica utopia) non esprimeva davvero il suo “piano politico”; al contrario, la politeia platonica era il suo modo per diffondere l’ideale politico di una gerarchia sociale governata da filosofi-re.

Nel panorama culturale non è solo Platone ad optare per l’utopia come strategia politica. Dante lotta politicamente e culturalmente per un ideale politico che nega la subordinazione dell’imperatore al Papa; è la cosiddetta “teoria dei due soli”, esposta nel “De Monarchia”.

George Orwell, invece, decide di comunicare mediante la distopia: in “1984” egli rappresenta una società immersa in una dittatura a stampo comunista, che gradualmente logora la dignità delle persone. Con il suo affresco dai toni cupi e surreali denuncia una questione sociale ed espone il suo ideale etico-politico per paradosso, come se volesse scolpire il concetto in negativo.

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Così come il bene e il male si fondono nel formare la realtà, la speranza ed il futuro si abbracciano e creano un’utopia.

Nella dimensione esistenziale del singolo individuo l’utopia si traduce in un sogno ispiratore e dunque essa assume un ruolo fondamentale. Coperta da un manto di speranza, sembra avverabile, soprattutto agli occhi dei più ottimisti, ed alimenta il fuoco nella fornace della volontà.

Ragionando per assurdo, immaginiamo che tutto ciò appena detto non sia vero e che dunque il sogno non sia una necessità, una dipendenza interiore: quel mondo in cui viviamo, sensibile e reale, diventerebbe una congerie di ingranaggi non umani; dove si perde l’utopia, muore tutto ciò che è umano, anche l’amore per la patria.

Avrebbe potuto l’”àndra polùtropon” (uomo multiforme) raggiungere Itaca senza le vele dell’utopia?

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Articolo selezionato dalla docente prof. L.Surace, del Liceo liceo classico Leonardo Da Vinci di Terracina (LT), nell’ambito del progetto Hemeràs per la ’Giornata mondiale della lingua e della Cultura ellenica’ sponsorizzato dalla testata https://www.internationalwebpost.org/contents/commento_28982.html#.Y-Jup3bMKUk

Romolo Corvino

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