IL POCO CHE CI RESTA

Il poco che ci resta: quel profumo
di pesche. Tu respiri con furore
l’estate di settembre. Vive, muore
così la nostra sorte, come un grumo
di miele amaro e tanfo di cantina.
Cärléi*, ma dove sono le tue viti,
i salici, gli arnesi arrugginiti?
Non c’è più fieno nella tua cascina.
Ma quel profumo ancora mi accompagna
di pesche sulla stuoia e rosmarino,
del mosto che fermenta e si fa vino.
E incenso nelle chiese di campagna.
L’autore:
Basta un profumo di pesche o una zaffata di cantina per riappropriarci del “poco che ci resta”? Basta, ma forse non è sufficiente.
(*) Cärléi; Carlo, Carlino in dialetto
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