IL PORTO DELLE NEBBIE

LODO MORO

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L’Italia. L’Italia contesa, l’Italia divisa tra lacrime e sangue, tra destra e sinistra, l’Italia smarrita sotto le bombe in pieno agosto. Ci sono stati anni in cui si piangevano le vittime delle stragi, e tutti erano alla disperata ricerca di un colpevole, perché non si poteva lasciare che una bomba non avesse un nome scritto sopra, come quella che dilaniò corpi e speranze alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Per chi all’epoca era un bambino, come me, il ricordo è sbiadito, quasi in bianco e nero, come la televisione di quegli anni. Ma chi era adulto non potrà mai dimenticare lo sgomento e le testimonianze che, anche a distanza di tempo, riflettono lo stesso senso di impotenza. Ci sono stati processi, sono stati individuati dei responsabili, ma nessuno, ancora oggi, può dire chi abbia davvero piazzato l’ordigno e perché, mancando ancora il movente. Però oggi, grazie al desecretamento atti sancito dal Governo Renzi, alcune verità parallele stanno emergendo. Verità parallele, definizione contraddittoria, un ossimoro che ben si adatta al periodo degli anni di piombo. Sembrerebbe infatti comprovata l’esistenza di un documento in cui, nel 1978, il Colonnello Giovannone, all’epoca ufficiale del Sismi e responsabile dei servizi segreti in Libano, avvertiva dell’esistenza di un piano per un attentato terroristico di notevole impatto in Europa, riferitogli da George Habbash, leader del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina. Dietro sua insistenza, Habbash l’avrebbe rassicurato circa l’esclusione dell’Italia da piani terroristici, in virtù di “confermati impegni” (Quotidiano.net – Gilberto Dondi 8 ottobre 2015).

cms_5907/2.jpgDi quali impegni si trattava? Non è dato saperlo, si parlò di un accordo siglato da Moro per lasciare libero transito ai terroristi palestinesi sul suolo nazionale, il cosiddetto Lodo Moro. Caso strano, dopo un mese dalla ricezione del messaggio, Aldo Moro venne rapito dalle Brigate Rosse, ed ancora i veri motivi del rapimento giacciono sepolti con lo statista. Ma se esisteva questo Lodo Moro quale lasciapassare, perché i palestinesi avrebbero colpito al cuore l’Italia? Qui interviene un altro testimone eccellente, Ilich Ramirez Sanchez, noto come Carlos, un terrorista mercenario attualmente detenuto nel carcere di Poissy, in Francia. In una lettera inviata ad un avvocato italiano il mercenario si è detto pronto a collaborare per far emergere la verità.

cms_5907/3.jpgCarlos con l’Fplp aveva collaborato a lungo. Secondo lui ad innescare la rappresaglia sarebbe stato l’arresto, che avrebbe infranto gli accordi, di Abu Anzeh Saleh, un importante terrorista palestinese trovato con due missili SAM, nel 1979. Giovannone, referente di Habbash, è morto nel 1985 non rivelando nulla, e Carlos in precedenza aveva parlato di un attentato ad opera dei servizi segreti statunitensi ed israeliani, proprio per ricordare all’Italia che il Lodo Moro non doveva restare vigente, perché la Palestina era nemica di Israele. Anche il Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, riferì dell’esistenza del Lodo Moro in un’intervista al Corriere della Sera del 2008 e - nello stesso articolo - parlò di come, da Presidente del Consiglio, proprio in quel disgraziato 1980, fu informato dai Carabinieri che l’esplosione alla stazione di Bologna avvenne per un errore, che le valigie al cui interno era contenuto l’esplosivo trasportato dai palestinesi, in libero transito sul territorio nazionale, esplosero per un incidente. Già, un incidente, così Manuela, 11 anni, e Velia, 50 anni, ed Antonio, 86 anni, e tutte le altre 82 vittime assieme ai 200 feriti, sarebbero vittime di un errore. L’unica certezza è che qualcuno ha sempre saputo cosa accadde davvero e ha sempre taciuto. Non ci interessano i motivi. Non ci piace sapere che i danni collaterali riguardano sempre chi sta in basso. Così le verità parallele e contrapposte, i segreti, i misteri, il Lodo Moro, tutto diventa intangibile per gli inquirenti che continuano nel loro percorso, come una nave che cerca la sua rotta nel porto delle nebbie.

Paolo Varese

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