IL PORTO DELLE NEBBIE

STATO SCOMPARSO. IL CASO DAVIDE CERVIA. 1° parte.

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12 settembre 1990. All’interno di un’abitazione nella campagna di Velletri ci sono una donna ed i suoi due figli ancora in età scolare. Attendono tutti il ritorno del papà, un uomo comune, che lavora presso la Enertecnel Sud, ad Ariccia, un paese poco distante. Ma quell’uomo, quel marito, quel padre, non rientrerà mai più a casa. Semplicemente scomparirà, se ne perderanno le tracce, lasciando un vuoto incolmabile, affetti immutati, domande sospese. Alla prima denuncia di scomparsa le forze dell’ordine non danno peso, si ipotizza una fuga per sesso o forse per amore, nulla di serio. Ma le ore passano e la denuncia resta lì, agli atti. Di quella persona, Davide Cervia, ancora nessuna notizia. La moglie Marisa telefona ai colleghi e tutti confermano di averlo visto salire sulla sua automobile diretto verso casa. Niente altro. Poi il 13 settembre, il giorno dopo, una telefonata: Marisa risponde, ma all’altro capo del telefono nessuno parla, solo un rumore di traffico in sottofondo. Passano i giorni, e nel frattempo la moglie cerca di ragionare, di trovare un senso a quella sparizione, e ricorda alcuni episodi in cui il marito era apparso preoccupato, come quando a giugno dello stesso anno lo aveva visto parlare con il conducente di un furgone che era entrato nel viale di casa loro. O come quando al rientro dalle ferie avevano trovato un buco nella recinzione o ancora quando, mentre Davide guidava, l’auto era andata a fuoco, scatenando in lui una crisi di pianto. E poi strani movimenti di veicoli intorno alla casa, con fughe da parte dei conducenti appena notata la presenza di Marisa. Ma chi era Davide Cervia?

cms_5960/1.jpgQuesta è la prima domanda a cui rispondere, ed inizia ad emergere la punta di un iceberg che squarcia il mare del silenzio. Davide era un esperto di Guerra Elettronica, qualifica conseguita nella Marina Militare, dove si era arruolato volontario e da cui si era congedato il 1° gennaio 1984. E ad indicare alla moglie un possibile motivo del rapimento fu proprio un ex collega, ancora in servizio presso la Marina Militare. Ma lui non sapeva che Davide aveva nascosto a Marisa le proprie reali competenze, fedele al giuramento di segretezza. Muovendo i passi in quella direzione Marisa denuncia la scomparsa al Ministero della Difesa, ed aiutata nella ricerca chiede il foglio matricolare del marito. Anni di richieste e di denunce, quattro fogli matricolari contraffatti forniti dallo Stato Maggiore, per ottenere quello reale solo 3 anni dopo. Ad acque ormai intorbidite lo Stato ammette la qualifica ottenuta da Davide, e cioè di “specialista Ete/G.E. (tecnico elettronico/guerra elettronica)”.

cms_5960/0.jpgMa nel frattempo altre telefonate misteriose, in cui si avvertiva la famiglia che Davide era in buona compagnia, le dichiarazioni di un testimone che ricordava di aver visto Davide caricato a forza su una macchina verde scuro e di un autista del Cotral che, nello stesso giorno, aveva visto la macchina di Davide seguita da una vettura proprio di quel colore. Il ritrovamento della macchina di Davide in via Marsala il 1° marzo del 1991, comunicato in diretta televisiva dalla trasmissione “Chi l’ha visto”, e poi un colpo di scena, l’ennesimo, poiché alcuni testimoni dichiararono di aver visto quella vettura, nella stessa via, già un mese prima, con accanto una vettura della Polizia ed alcuni agenti che la fotografavano. Perché tanto ritardo allora nel comunicarlo? Perché far passare altro tempo invece di dire immediatamente alla famiglia di questo ritrovamento? Nel 1997 una telefonata a Marisa, la voce di Davide che parla di lavoro, lei che cerca di fermarlo, di parlargli, finchè non si accorge che è una registrazione. E poi minacce, sempre per telefono, minacce di morte a lei e ai suoi figli. Marisa decide di non mandarli a scuola, confidando in una tutela da parte delle istituzioni. Viene invece richiamata dai Carabinieri che le comunicano che stava rischiando una denuncia per interruzione degli obblighi scolastici. Il tempo passa e lei si sente come una nave che cerca una luce, nel porto delle nebbie.

(Continua venerdì 14 aprile)

Paolo Varese

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