IL REDDITO DI INCLUSIONE E’ REALTA’

Fino a 485 euro al mese per le famiglie con Isee sotto i 6mila euro

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Prende forma il reddito di inclusione (Rei), prima misura universale contro la povertà varata in Italia. Il consiglio dei ministri ha infatti approvato in via preliminare, venerdì, il decreto attuativo del ddl delega varato a marzo. Una misura importante a sostegno delle famiglie più in difficoltà. Un contributo che arriva fino a 485 euro al mese, attraverso lo stanziamento dal Fondo per la lotta alla povertà e ulteriori risorse per favorire l’inclusione attiva verso il lavoro, per un totale di circa 2 miliardi l’anno. Il provvedimento, mirato all’inclusione sociale, alla lotta all’emarginazione, è tanto più importante in un momento storico come il nostro ancora segnato da una crisi economica significativa che aumenta in modo progressivo il divario tra ricchi e poveri. Con questa legge si vuole dare una mano a chi ne ha più bisogno: alle persone in povertà assoluta, dando priorità alle famiglie con minori, a chi, superati i 55 anni, si ritrova senza lavoro e senza ammortizzatori sociali, alle famiglie con disabili gravi e alle donne in stato di gravidanza. E veicola un concetto fondamentale per una crescita sana della società.

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Si tratta di un provvedimento collegato alla legge di stabilità 2016 che avvia un intervento strutturale di contrasto alla povertà, con risorse la cui entità non è mai stata stanziata a tale scopo. E’, infatti, la prima volta nel nostro Paese che in un piano di lotta alla povertà c’è un capitolo di spesa permanente nel bilancio dello Stato che prevede circa 2 miliardi di euro ogni anno. Non una visione economicista, quindi, né tanto meno assistenzialistica, ma un approccio che ha come obiettivo la dignità delle persone. Si tratta della prima forma strutturale di reddito di inclusione per la popolazione in età lavorativa che non abbia mezzi per condurre un livello di vita dignitoso, non sperimentale o limitata a qualche zona, di carattere universale ed, ovviamente, sottoposta alla prova dei mezzi.

cms_6459/3p.jpegI requisiti sono quelli concordati dal governo con le associazioni che compongono l’Alleanza contro la povertà a metà aprile: un Isee non superiore a 6mila euro e un indicatore della situazione reddituale (che tiene conto solo del reddito disponibile, escluse le spese per l’affitto e le eventuali spese condominiali) di 3mila. Per semplificare e, allo stesso tempo, evitare “furbate” al Rei si accederà attraverso una dichiarazione Isee precompilata. Secondo il ministro Giuliano Poletti “con le risorse a disposizione si coprirà buona parte del bacino potenziale”.

Nel decreto è prevista una struttura nazionale permanente di affiancamento alle amministrazioni territoriali per garantire una applicazione uniforme del Rei. Alla struttura devono essere garantite risorse umane ed economiche adeguate. Tra i compiti della struttura nazionale sono previsti attività di promozione, sostegno e implementazione del Rei, supporto nello sviluppo delle competenze necessarie, costituzione di una comunità di pratiche, diffusione di linee guida, di protocolli formativi e operativi, realizzazione di incontri, interventi di tutoraggio alle realtà locali in difficoltà.

cms_6459/4.jpgA tale proposito, il ministro Poletti ha annunciato che il cdm ha deciso di dare il via libera anche all’assunzione di 600 persone nei centri per l’impiego che faranno da ponte “tra chi si occupa di politiche sociali e chi di politiche dell’occupazione, in modo che le persone che hanno diritto al Reddito d’inclusione potranno essere aiutate a cercare un posto di lavoro”.Ovviamente, la lotta alla povertà, e ancor prima il rischio di impoverimento, non si esaurisce in una misura universale di reddito minimo. Dagli ammortizzatori sociali alle politiche attive, dalle politiche abitative a quelle sanitarie, dagli interventi per la non autosufficienza al sostegno alla famiglia, sono tutte questioni importanti che interagiscono profondamente con le possibilità di successo di questa misura. Tuttavia, quello che conta è che dopo tanti anni in cui il grande progetto riformatore degli interventi e dei servizi sociali - dettato dalla legge n. 328 del 2000 - èandato disperso dalla noncuranza di Governi che hanno portato i fondi destinati alle politiche sociali quasi all’azzeramento, riducendo il concetto welfare a una visione caritatevole dell’assistenza, oggi finalmente si sia intrapresa una strada da cui, si spera, sarà impossibile tornare indietro.

Mary Divella

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