IL REDDITO MEDIO DISPONIBILE PRO-CAPITE IN ITALIA

Cresce con l’occupazione e la diseguaglianza

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Di seguito vengono ad essere analizzate talune determinanti del reddito medio disponibile pro-capite in Italia. I dati analizzati fanno riferimento alle 20 regioni italiane raccolte nel database ISTAT-BES nel periodo 2004-2019. I dati sono stati analizzati attraverso l’utilizzo dei panel data con effetti fissi e con effetti variabili.

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Il reddito medio disponibile è definito come “Rapporto tra il reddito disponibile delle famiglie e il numero totale di persone residenti (in euro)”. Il reddito medio disponibile è positivamente associato alle variabili seguenti, ovvero:

  • Tasso di occupazione (20-64 anni): è definito come la percentuale di occupati di 20-64 anni sulla popolazione di età corrispondente. Occorre considerare che il tasso di occupazione tende ad essere positivamente associato al reddito medio disponibile. Tale relazione positiva risulta essere sostanzialmente banale, in quanto certamente la crescita del tasso di occupazione chiaramente comporta una crescita del valore aggiunto, ovvero del PIL pro-capite e quindi del reddito disponibile. Occorre considerare che tuttavia il reddito disponibile è tale a seguito delle imposte. Pertanto, non è automatico che il tasso di occupazione possa essere sempre associato positivamente al reddito medio disponibile in quanto occorre prendere in considerazione anche le imposte. In questo senso occorre considerare che RedditoMedioDisponibile=Reddito-Imposte. Pertanto, occorre considerare che la variazione del reddito prodotto dalla crescita del tasso di occupazione ovvero ∆Reddito/∆TassoDiOccupazione>∆Imposte/∆Reddito. Occorre quindi essere attenti affinché la crescita dell’occupazione nella sua capacità di indurre ad una crescita del reddito sia comunque superiore alla crescita delle imposte indotta dalla crescita del reddito.
  • Occupati sovra-istruiti: sono definiti dall’Istat come “Percentuale di occupati che possiedono un titolo di studio superiore a quello maggiormente posseduto per svolgere quella professione sul totale degli occupati”. Esiste quindi una relazione positiva tra gli occupati sovra-istruiti ed il reddito medio-disponibile. Tale relazione positiva può essere intesa considerando che gli occupati sovra-istruiti, per quanto siano spesso sottopagati ed adibiti a delle attività non adeguate al loro titolo di studio, risultano comunque occupati e quindi produttori di reddito e di valore aggiunto. Gli occupati sovra-istruiti certamente soffrono per il fatto di essere impiegati in attività per le quali sono over-skillati e purtuttavia essi permangono come occupati e quindi ottengono redditi che sommati vanno ad incrementare il valore del reddito medio disponibile.
  • Tasso di infortuni mortali e inabilità permanente: è definita dall’Istat come “Numero di infortuni mortali e con inabilità permanente sul totale occupati al netto delle forze armate per 10.000”. Esiste una relazione positiva tra tasso di infortuni mortali ed inabilità permanente ed il valore del reddito medio disponibile. Tale relazione positiva può essere intesa considerando che gli infortuni in genere avvengono nell’interno di sistemi produttivi orientati all’industria, alle costruzioni ed all’agricoltura, che tendono, in ogni caso, e pure nella drammaticità delle condizioni di infortunio, a dei livelli di occupazione elevati al netto delle tensioni all’automazione. Il tasso di infortuni mortali e le inabilità permanenti sono infatti caratteristiche dell’economia che punta sul settore primario e sul secondario, in modo particolare industria e costruzioni, dove comunque l’occupazione tende ad essere elevata con effetti positivi in termini di reddito medio disponibile.
  • Disuguaglianza del reddito disponibile: è definita dall’Istat comeRapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20% della popolazione con il più alto reddito e quello ricevuto dal 20% della popolazione con il più basso reddito”. Esiste una relazione positiva tra il valore del reddito medio disponibile e la diseguaglianza del reddito disponibile. La crescita economica è quindi positivamente associata alla diseguaglianza dei redditi. Crescita e iniquità sono interconnessi nell’economia italiana al netto delle politiche economiche della redistribuzione. Certamente occorre considerare che la crescita del reddito, soprattutto quando il reddito viene considerato come media ed anche come valore pro-capite, non tiene veramente in considerazione le varie classi sociali. Ovviamente la tecnologia da un lato incrementa la capacità dei percettori di reddito elevato di incrementare ulteriormente il proprio reddito e dall’altro lato crea delle nuove diseguaglianze sia nell’accesso ai nuovi fattori produttivi digitali sia anche nell’acquisizione delle conoscenze necessarie per la generazione del reddito nell’economia digitale.
  • Bassa intensità lavorativa: è definita come la “Percentuale di persone di 0-59 anni che vivono in famiglie la cui intensità di lavoro è inferiore a 0,20. Incidenza di persone che vivono in famiglie dove le persone in età lavorativa tra i 18 e i 59 anni, con l’esclusione degli studenti 18-24 nell’anno precedente, hanno lavorato per meno del 20 per cento del loro potenziale con esclusione delle famiglie composte soltanto da minori, da studenti di età inferiore a 25 anni e da persone di 60 anni o più”. Esiste una relazione positiva tra la bassa intensità lavorativa ed il reddito medio disponibile. Ovviamente gli occupati di bassa intensità lavorativa, pure se parzialmente occupati, in ogni caso generano un reddito. Occorre considerare che effettivamente la percentuale di lavoratori che hanno bassa intensità lavorativa, sia anche lavoratori poveri, ovvero i working poors, tende ad essere crescente nelle nuove fragilità prodotte dalla tecnologica e dall’economia della conoscenza.

Conclusioni. Occorre considerare che la crescita del reddito medio disponibile è quindi positivamente associata all’occupazione ed anche ai lavoratori a bassa intensità lavorativa. Tuttavia, tale relazione porta anche alla dimensione della diseguaglianza. E ritorna allora la relazione tra reddito e diseguaglianza, come se non fosse possibile generare reddito senza in un qualche modo produrre diseguaglianza. Ebbene se questa condizione può certamente essere tipica del mercato essa deve pure trovare il limite delle politiche economiche della redistribuzione. Occorre che lo Stato intervenga laddove effettivamente la crescita crea diseguaglianza, povertà, e soprattutto l’ampio scenario delle forme differenziate della fragilità finanziaria. L’insieme della rivoluzione tecnologica, della precarizzazione e della globalizzazione tende a creare delle condizioni dove la crescita economica è positivamente associata alla diseguaglianza e offre la possibilità di una nuova centralità per le politiche economiche della redistribuzione.

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Angelo Leogrande

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