IL SOLSTIZIO D’ESTATE

Ciò che non tutti sanno è che questo evento astronomico ha anche un misterioso significato esoterico.
Il Solstizio d’Estate è conosciuto anche come la "notte più corta dell’anno”, poiché conta ben 15 ore di luce, diversamente dal giorno di Santa Lucia (13 dicembre) che, come recita il proverbio, è il “giorno più corto che ci sia”.
Il solstizio - dal latino sol, Sole, e -sistere, fermarsi - è il momento in cui la nostra Stella raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’ellittica, il massimo o il minimo punto di declinazione. Massimo, per l’estate e minimo per l’inverno.
Tale momento ritarda ogni anno di sei ore per via dello spostamento dell’asse attorno al quale la Terra compie, ogni giorno, la sua rotazione. Questo evento prende il nome di "precessione degli equinozi”. Com’è dunque possibile che i solstizi non slittino all’infinito? Semplice, ogni quattro anni - con l’anno bisestile - tutto si azzera: aggiungendo un giorno in più al calendario, si recuperano le sei ore dei quattro anni precedenti. Con questo escamotage, il solstizio d’estate rimane sempre il 21 giugno, a parte qualche rara eccezione, quando cade il 20.
Il giorno più lungo e la notte più breve, dunque.
Solstizio d’Estate
Questo fenomeno non è passato inosservato agli occhi degli antichi, che gli hanno attribuito un’importante significato esoterico.
Fin dalla notte dei tempi, molte civiltà hanno ritenuto che questo periodo dell’anno fosse un momento di grande connessione con il divino, poiché ritenevano che l’abbondanza di luce fosse una diretta manifestazione degli dei. E, in qualche modo, non avevano torto.
Se la primavera è la stagione in cui, dopo il riposo invernale, l’uomo lavora la terra, l’estate è il momento in cui ciò che ha seminato viene alla luce.
È evidente il parallelismo tra il senso materiale e quello spirituale. Così, ad esempio, recita l’evangelista Matteo: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.” (Mt 5,14-16)
L’Estate è LUCE, divina e umana ad un tempo. È la stagione della MANIFESTAZIONE.
Anche gli Aztechi sapevano perfettamente che in questo periodo dell’anno si sprigionano forze naturali cariche di enorme potere, tanto sulla natura, quanto nella vita degli uomini.
I Solstizi sono stati sempre celebrati, sia dalle religioni europee pagane che da quelle pre-cristiane.
I Celti, ad esempio, nel giorno più lungo dell’anno celebravano la festa della dea Litha, uno dei quattro sabba minori dell’anno pagana. Il vischio, che appare spesso nei rituali, veniva raccolto dai druidi con un falcetto d’oro il sesto giorno della Luna. In questo modo si compiva una trasformazione alchemica che tramutava questa pianta sacra da veleno in farmaco.
Tale festività è stata poi convertita, dai cristiani, nei rituali per San Giovanni Battista.
Anche in questo caso, le piante raccolte nel giorno del solstizio d’estate vantano qualità prodigiose: sono curative, taumaturgiche e usate per predire il futuro. Pensiamo alla salvia, alla verbena, alla valeriana, all’arnica e all’iberico, comunemente conosciuto come erba di san Giovanni o erba cacciadiavoli.
Il sito megalitico di Stonhenge
I siti megalitici, ricoprono un ruolo particolarmente importante. Che si tratti di dolmen, menhir o cromlech - come Stonhenge - durante i Solstizi si possono osservare fenomeni incredibili dinanzi ai quali anche l’uomo moderno rimane a bocca aperta. Realizzati proprio per accogliere i riti dei Solstizi, durante questi giorni la luce li attraversa in pieno o proietta un cerchio di luce esattamente nel cuore del sito.
Tali siti sono universalmente riconosciuti come accumulatori di energia cosmica.
Durante il suo incedere, il Sole percorre un anello che, nel corso dell’anno, collega i quattro punti cardinali Est-Ovest e Nord-Sud, formando una croce inscritta in un cerchio. Come l’Uroboro - il serpente che si morde la coda - il quale personifica il cambio di anno da cui inizia una nuova rotazione.
Di fatto, il Solstizio d’estate e il Solstizio d’Inverno rappresentano i due varchi da cui il Sole cambia rotta e torna indietro.
I Romani attribuivano i due solstizi alle divinità Giano e Vesta i quali manifestavano, insieme, il mistico percorso che, dalle tenebre, conduce alla luce.
Quanto alle tradizioni greca e indù, i due punti di accesso segnati dallo zodiaco sull’asse Nord-Sud, sono stati riletti come porte di ingresso e di fuga. La Porta degli Dei, associata al solstizio d’inverno e alla costellazione del Capricorno, è l’entrata. La Porta degli Uomini, associata al solstizio d’estate e alla costellazione del Cancro, è l’uscita.
Possiamo ora chiederci per quale motivo le tradizioni legate al Solstizio d’inverno persistono tutt’oggi - benché abbiano assunto nomi diversi (Natale, Capodanno) - mentre quelle legate al Solstizio d’estate siano praticamente scomparse.
Si suppone che ciò dipenda da una visione antropologica di tali eventi.
In pratica, il Solstizio invernale è sempre stato considerato una festa del Cielo e del Sole(entrambi principi divini maschili), mentre il Solstizio d’estate è una festa della Terra (principio divino femminile).
Poiché la cultura occidentale ha, nel tempo, esaltato l’elemento maschile a discapito di quello femminile, ecco spiegato il motivo per cui le grandi feste della Terra, come quella del 21 giugno, sono state per lo più dimenticate.
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