IL TEMPO DELLA ACCOGLIENZA
La missione della Chiesa nella festività di San Pietro e Paolo
Una basilica tornata ai suoi consueti splendori, dinanzi a 7mila fedeli e 44 arcivescovi metropoliti nominati nell’ultimo anno. Il rosso, simbolo del martirio, colora la navata centrale e riecheggia nell’aria la testimonianza concreta di Pietro e Paolo. Pescatore il primo e dotto il secondo; la loro vita, seppur in modo diverso, si intreccia in modo indissolubile a Cristo. Come non ricordare la buona battaglia condotta da Paolo, che da persecutore dei cristiani si è trasformato nella spada di Dio. Nel simbolismo cattolico, Paolo viene raffigurato con una spada, impersonificando la battaglia interiore che ha dovuto condurre per conservare la fede. Per quanto riguarda San Pietro, il cammino non è stato semplicissimo come potrebbe apparire, bensì tortuoso e faticoso, anche per aver rinnegato ben tre volte il suo Maestro. Queste testimonianze sono attuali ancora oggi, come ricordato dal pontefice nella sua omelia: “A volte, come Chiesa, siamo sopraffatti dalla pigrizia e preferiamo restare seduti a contemplare le poche cose sicure che possediamo. Siamo spesso incatenati come Pietro nella pigrizia dell’abitudine”.
La sfida reale della Chiesa di oggi sta proprio nel non cadere nella banalità di una preghiera sterile, priva di qualsiasi attività pastorale. Proprio su questo versante, Francesco ribadisce: “Bisogna aspirare ad una Chiesa senza catene e senza muri, in cui ciascuno possa sentirsi accolto e accompagnato. Una chiesa libera e umile, che si alzi in fretta e che non accumuli ritardi sulle sfide di oggi. Una chiesa spinta dal desiderio di raggiungere tutti e accogliere tutti”. Quello che afferma Francesco è l’essenza del Vangelo, in cui lo stesso Gesù affermava: “Andate e annunciate a tutti la buona novella”.
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