IL TERZO SEGRETO?

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13 maggio 1917. Fatima, Portogallo. Due bambine e un bambino, pastori, vedono apparire davanti ai loro occhi una signora, che dirà loro di essere la Madonna. La storia è nota: i piccoli Giacinta, Francesco e Lucia raccontano la loro esperienza e, nel corso delle apparizioni, ricevono dalla signora alcune profezie, i cosiddetti segreti, di cui 3 rivestono, sempre secondo la donna, enorme importanza. Il tempo passa, le anime dei credenti si succedono, il mondo viene stravolto da eventi tragici, dalla ricostruzione, dalle crisi globali. Dal 1917 si arriva al 1977, ben 60 anni dopo le apparizioni portoghesi. In quell’anno, a Cova da Iria, all’interno del Carmelo di Coimbra, il 10 luglio il Cardinale Albino Luciani ebbe un incontro con Lucia, nel frattempo divenuta suora. Fu proprio Lucia a chiedere al futuro Papa di recarsi da lei, perché aveva necessità di parlargli. Dieci anni prima era stato in visita nello stesso luogo Papa Paolo VI, che invece si era rifiutato di parlare con Lucia a porte chiuse, anche se non venne mai chiarito il motivo. E non si chiarì mai nemmeno il motivo per cui la suora volesse parlare proprio con Luciani, un Cardinale come tanti altri, non un personaggio di primo piano dell’ambiente vaticano.

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Qualcuno disse che Lucia rivelò a Luciani il terzo segreto di Fatima, e che lo chiamò Santo Padre, rivelandogli che sarebbe stato eletto Papa, seppur per un periodo brevissimo. Questa tesi è stata smentita dal Cardinale Tarcisio Bertone, il Segretario di Stato vaticano, famoso per aver distratto i soldi delle offerte per l’Ospedale Bambino Gesù in favore della ristrutturazione del suo attico privato. Eppure, nel 1977, nessuno sospettava che Paolo VI avrebbe lasciato il mondo terreno un anno dopo, quindi perché chiedere un incontro con Luciani? E perché il fratello del futuro Papa disse di averlo visto scombussolato al ritorno dal suo viaggio in Portogallo?

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Albino Luciani venne effettivamente eletto Papa, il 26 agosto del 1978, anche se non fece in tempo a divulgare la propria versione del messaggio evangelico, specialmente quella relativa ai peccati capitali dell’avarizia, della superbia e della lussuria. 33 giorni dopo la sua elezione, infatti, Papa Giovanni Paolo I spirò nel proprio letto (interessante notare come il 33esimo grado della massoneria corrisponda al vertice massimo), con in mano un libro, che dapprima era “L’imitazione di Cristo”. Poi divenne una risma di fogli pieni di appunti, quindi un discorso preparato per un colloquio con i rappresentanti dei gesuiti, ed infine si trasformò in un elenco di nomi che egli intendeva rendere pubblici, forse nomine nuove o nomi da estromettere da una curia poco affidabile. Anche l’ora della morte cambiò, dalle 23 alle 4 del mattino, così come è strano che il suo corpo sia stato trovato dal Segretario di Stato, che dormiva al piano superiore nell’alloggio vaticano, e non dalla suora che lo assisteva, che dichiarò di averlo trovato lei per poi smentire tale versione. Sempre nel corso del tempo, ci fu chi parlò di un cuore malandato e di un infarto, ma il medico personale di Luciani negò questa possibilità, in quanto lo aveva visitato pochi giorni prima e lo aveva trovato sanissimo; inoltre, il dottore fece presente che un infarto avrebbe provocato una espressione di dolore, mentre il Papa era stato trovato poggiato allo schienale, con volto sereno. Ma poi, chi potrebbe voler uccidere un Papa? In realtà, non era un mistero per nessuno che Luciani intendesse estromettere gli ecclesiastici affiliati alla massoneria, e che volesse far tornare la banca vaticana, lo IOR, alle sue origini missionarie, sottraendola al ruolo finanziario che aveva assunto. Certo, il fatto che il periodico O.P. - diretto da quel Mino Pecorelli, depositario di molti segreti - avesse pubblicato un elenco di 13 iscritti alla massoneria pochi giorni prima dell’elezione papale, non consentiva di poter chiudere gli occhi. E poi, certo, il fatto che in quell’elenco ci fossero, tra gli altri, il Segretario di Stato, colui che lo trovò morto per primo (ma dopo la suora) e il Cardinale Marcinkus, responsabile dello IOR, non faceva presagire nulla di buono.

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Nessuno saprà mai la verità: troppe ipotesi, troppi scudi levati, troppe persone estranee al Papa che parlano di cause naturali, e troppe persone vicine a Luciani, che giuravano sulla sua salute e le sue intenzioni verso la chiesa. Solo Lucia, forse, nel suo ritiro portoghese, sapeva già tutto, e se lo disse al futuro Papa forse fu un modo per rafforzare le convinzioni della persona; perché il destino non esiste per la chiesa, ma esiste il disegno di Dio, che è imperscrutabile anche in ciò che noi crediamo sia un errore crudele. Forse Papa Luciani decise di offrirsi in sacrificio, come Cristo, consapevolmente. Non si saprà mai la verità: la nebbia non si dirada…

Paolo Varese

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