IL VENTO TRA LE FOGLIE D’AUTUNNO

Ero andato per boschi in questi giorni d’autunno a cercar di contare quanti colori avesse, tra la secchezza estiva ed il grigiore invernale ci voleva proprio una stagione così piena di colori. Ho cominciato ad ammirare e fotografare ogni possibile sfumatura di ciascun colore. Ogni vista una scoperta nuova: quanti sono i marroni? E i rossi? E i gialli? E gli ancora verdi? E quei pochi neri?
Per non parlare poi delle coloratissime bacche ormai mature di prugnolo e rosa canina, scoperte dalle foglie sembrano mettere in mostra la loro mercanzia, pronti a diventare tisane, liquori, confetture; non resta che raccogliere ed andare da chi ti possa insegnare a farli, ma gli amici non mancano. Grazie Toni, Marco, Roberto per i vostri preziosi consigli. Assaggeremo insieme, se ne avrete mai il coraggio…
Ma, quasi stordito da tutto questo, incomincio a distrarmi e ad essere portato su un’attenzione diversa.
Mi rendo conto che una parte importante nell’organizzare questa situazione l’ha avuta il vento: senza di lui probabilmente non si sarebbero staccate tutte le foglie per far spazio poi a nuova vita, non sarebbero potute maturare per essere poi raccolte tutte quelle bacche.
Smetto di camminare, mi siedo in qualche modo e non percepisco altro che un leggero vento che comincia ad essere già un po’ pungente. Il sole comincia a tramontare.
Mi passano nelle orecchie alcune melodie barocche e mi rapiscono, mi par di vedere le foglie danzare e cantare: signore e signori sale sul podio uno dei più grandi direttori d’orchestra, il vento!
Il vento tra le foglie d’autunno trova molti più strumenti da suonare.
Mi corregga un esperto musicale: mi pare si usi dire che ogni strumento e voce dia il suo particolare colore alla composizione.
Sembra davvero che ogni colore preso dalle foglie dia un suono diverso.
È una musica pacifica e rilassante lo stormire del vento tra le foglie.
Il direttore di questo concerto è dunque il vento, mirabile nel suo staccare le foglie dagli alberi, farle volare per un po’ e poi farle appoggiare.
Con una dolcezza di cui solo l’ormai fredda brezza autunnale sa fare uso.
Sembrano sussurri di anime allegre tornate dal calore dei campi a riposarsi dalle tempeste del tempo.
Quanto fascino ha sempre trasmesso il vento. In esso hanno addirittura sentito la voce di Dio, ruach elohim lo chiamavano gli ebrei, lo Spirito di Dio.
Uno spirito di vita, uno spirito di rinascita e il soffio della morte.
Ruach è tutto lo spazio tra la terra e il cielo ed ogni suo movimento, identificato nel vento, detta il trascorrere del Tempo dove Dio la fa da guida.
Il soffio per dar vita ad Adamo sulla polvere bruna impastata con la preziosità dell’acqua ne è il primo segno: arriva la vita. Il semplice uomo: “is”, diventa opera compiuta: “Adam”.
La leggera brezza poi che avvisa Noè della tempesta finita, “Poi Dio si ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca; e Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si calmarono” (Gn 8), Ma la paura dell’uomo Noè era tanta per cui aprì la porta dell’arca solo quaranta giorni dopo.
Una tempesta di vento sul mare di Galilea (Mc 4) preannuncia la morte, ma viene sconfitta con un: “Taci, calmati”.
Leggero si fa il sole che pian piano sparisce, ma il dilucolo è lì, per il concerto di domani è tutto pronto.
Dopo il buio della notte altro vento si alzerà per far cantare il creato.
Torneranno i ritmi, la musica non sarà nuova ma l’autunno sarà ancora
colorato e placido.
(Le foto sono di proprietà dell’autore)
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