IL “GIRONE” DEGLI INDEMONIATI

GRAVINA (FIGC): “IL CALCIO MERITA RISPETTO E NON VA STRUMENTALIZZATO”

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Mentre il coronavirus continua imperterrito la sua battaglia, il mondo dello sport prova a difendersi come meglio può. Ma se oggi lo sport è un settore solo duramente provato ma ancora in vita, quando questa pandemia sarà finita – e ci auguriamo quanto prima possibile – il rischio, per una parte di esso, potrebbe essere quello di ritrovarsi in preda al collasso se non addirittura spazzato via. Potrebbe sembrare una visione pessimistica, ma il grido d’allarme lanciato dai vertici del mondo dello sport dice il contrario. E se poi a farlo sono addirittura i massimi organi del calcio - dove c’è un grande movimento di denaro - come la Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio), la Uefa (Unione delle Associazioni Calcistiche Europee) e la Fifa (Federazione Internazionale di Calcio), allora c’è da crederci davvero.

Non a caso è dovuta intervenire la UEFA per dare un po’ d’ossigeno alle casse di 676 club versando, subito, ben 70 milioni come contributo alle competizioni delle squadre nazionali UEFA.Un’operazione necessaria, anche se non risolutrice, per tutte quelle società che, se da un lato contribuiscono a rendere piacevole questo spettacolo, dall’altro si trovano oggi a fronteggiare una crisi finanziaria di vaste proporzioni.

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"Il mondo del calcio - dichiara il Presidente della Figc, Gabriele Gravina - sta lavorando incessantemente e in maniera responsabile per trovare soluzioni concrete e sostenibili alla crisi generata dal Covid-19, comprese quelle necessarie e indispensabili per salvaguardare le competizioni 20/21. Anche per questo merita rispetto, invece di essere strumentalmente utilizzato per polemiche destituite di qualunque fondamento. Mi stupisce, invece, dover constatare ancora una volta quanto la tentazione di parlare continuamente di calcio, per la notorietà che da questo discende, induca diversi interlocutori a commentare cose di cui sono evidentemente male informati".

In effetti, oggi più che mai, si parla del calcio soprattutto in termini negativi. Anzi, qualcuno, probabilmente, gode della sofferenza di uno sport che fino a ieri era visto come il “Paese di Bengodi”, descritto nell’immaginario del Boccaccio come una contrada ricca («Decamerone»).

E l’analogia c’è tutta. Il calcio può essere considerato come una contrada o un quartiere prosperoso di un paese più grande che è lo sport. Ma demonizzare il calcio perché nell’immaginario collettivo viene visto come l’isolotto felice, bè, questo francamente non va bene. Non sarà il «paradiso dantesco», ma neppure il «girone degli indemoniati». Il calcio rappresenta pur sempre la terza industria del paese ed è giusto considerarlo alla pari di altri settori della nostra economia. Significativi in tal senso sono i numeri descritti, in maniera puntuale, dal Direttore di Tuttosport, Xavier Jacobelli:

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“L’Azienda Calcio, che i moralisti un tanto al chilo vorrebbero chiusa sine die, costituisce l’1 per cento del Pil; versa ogni anno allo Stato circa un miliardo e 250 milioni di euro sotto la voce tasse, contributi e altre gabelle; genera un indotto di 8 miliardi di euro, a beneficio dell’intera piramide calcistica e dà lavoro a 300 mila persone, poiché i livelli occupazionali garantiti non sono soltanto quelli dei professionisti strapagati (nella sola Torino, fra dipendenti e collaboratori, la Juve dà lavoro a 827 persone). I numeri schiacciano le parole”.

Ma allora, siamo proprio sicuri che il vero ‘demone’ sia il calcio?

(Foto da @uefa.com adnkronos.com Afp – si ringrazia)

Rino Lorusso

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