IL “MURO” DI DONALD TRUMP

Il Presidente degli Stati Uniti, è pronto a misure estreme per la sua edificazione

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Ancora polemiche contro l’amministrazione Trump per l’immorale decisione di prolungare la frontiera che divide gli Stati Uniti d’America dal Messico, arrivando, in tal modo, a coprire tutti i 3.200 chilometri di confine. La ragione è porre un limite all’immigrazione clandestina. Il Presidente americano non cederà sul muro Che sia di cemento o di acciaio ma va fatto”, ed è pronto anche a misure estreme: non trovando una soluzione con i leader Democratici in carica al governo per la raccolta fondi della costruzione del muro, Donald Trump ha minacciato, durante una conferenza stampa, di prolungare lo shutdown del governo federale, in corso da circa già due settimane, per mesi o addirittura anni, non pensando neanche alla vita di 800 mila dipendenti governativi costretti a rimanere a casa senza paga. La questione del muro e delle politiche sull’immigrazione divide i principali partiti: i Democratici, che in seguito alle elezioni di metà mandato hanno ottenuto il controllo della Camera, non intendono finanziare la promessa elettorale del Presidente, pensando, al contrario, ad una profonda riforma dell’immigrazione che comprende la regolarizzazione di chi è entrato già negli Stati Uniti illegalmente.

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Ci sono altre misure, poi, rifiutate invece dai Repubblicani, che richiedono uno stanziamento pari a 5 miliardi per la costruzione del muro e per l’incremento delle misure di sicurezza sulla frontiera. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, non esclude l’avvio della procedura di impeachment. Ed in seguito allo scontro con il Presidente, ha ribadito l’importanza che il governo riapra il dialogo affinché le trattative sulla sicurezza al confine possano riprendere. Buona parte della campagna elettorale di Trump si è retta sulla volontà di costruire la barriera contro l’immigrazione clandestina e il traffico di droga, e sulla convinzione che sarebbe stato il paese centramericano a pagare, il quale, al contrario, non ha mai pensato di partecipare alle spese. Quello fra Messico e Stati Uniti è il confine più trafficato al mondo, si contano circa 350 milioni di attraversamenti legali all’anno, ed è anche quello più sorvegliato, nonostante l’impossibilità di coprire tutti i chilometri di estensione. Dal 2005 ad oggi è stata stimata una spesa di 132 miliardi di dollari per rafforzare la sicurezza, con un progressivo aumento annuale. Esistono già strutture che fanno da barriera, lunghe un migliaio di chilometri; altri mille sono occupati da ostacoli di origine naturale, come montagne e corsi d’acqua.

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Ciononostante ogni anno l’America spende miliardi di dollari per sensori, telecamere a visone notturna, radar, elicotteri e spese aggiuntive per perseguire chi passa irregolarmente il confine. Centinaia di migliaia di persone prova ogni anno ad attraversare il muro, rincorrendo la speranza di un futuro migliore e migliori condizioni di vita, e ogni anno milioni di loro vengono bloccati dalle forze armate e respinti. C’è anche chi, dopo anni, viene scoperto ed è costretto a lasciare la propria famiglia, i propri figli ormai cittadini Americani. Mentre l’amministrazione Obama aveva messo fine alla prassi della deportazione dei migranti arrivati negli Stati Uniti in modo clandestino per non separarli dai figli nati in America, quindi per lo ius soli, cittadini americani. Sono i cosiddetti “Dreamers”, dal nome della proposta di legge sull’immigrazione, un provvedimento che ha protetto e cambiato la vita a quasi un miliardo di giovani, la cui cancellazione, secondo la Corte Suprema, sarebbe illegale. Attualmente sono 6.200 i migranti provenienti dall’America Centrale che attendono l’approvazione della loro richiesta d’asilo, ma a mio avviso, ben pochi riusciranno a entrare negli Stati Uniti.

Nicòl De Giosa

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