INDONESIA CHIUDE INTERNET IN PAPUA OCCIDENTALE

Chiusura di Internet e mille soldati nella regione: gli scontri tra razzismo e indipendentismo

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Insieme alla Papua, la Papua Occidentale è una delle due regioni indonesiane della Nuova Guinea, il cui restante territorio è occupato dallo stato indipendente della Papua Nuova Guinea. Le due regioni facevano parte delle Indie orientali olandesi fino al 1969, quando furono annesse all’Indonesia con un referendum molto discusso: il voto ha riguardato solo circa mille uomini e donne scelti dal governo militare indonesiano, su una popolazione di 800mila abitanti. Da allora i movimenti indipendentisti hanno chiesto diverse volte che il referendum venga ripetuto, questa volta allargando il voto a tutti i papuani. Tra questi, gli abitanti dell’isola di Bougainville, una delle maggiori delle Salomone, sono riusciti a ottenere un referendum sull’indipendenza che si svolgerà, probabilmente, il 17 ottobre prossimo. L’isola possiede la più vasta foresta di bambù della Papuasia. La Papua Occidentale è una delle regioni più povere dell’Indonesia, ma vi si trova la più grande miniera d’oro del mondo, appartenente a una società americana.

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Lo scorso 17 agosto, in occasione della festa dell’indipendenza dell’Indonesia, 43 studenti sono stati arrestati, accusati di aver gettato in una fogna una bandiera indonesiana davanti a un dormitorio nelle città di Malang e Surabaya, sull’isola di Giava. Secondo quanto raccontato da Albert Mungguar, un attivista papuano, la polizia avrebbe lanciato lacrimogeni all’interno dell’edificio in cui si erano barricati gli studenti: nel corso dell’arresto i poliziotti avrebbero insultato gli studenti utilizzando anche epiteti razzisti (come “scimmie”) e dicendo di voler “cacciare i papuani” da Giava. Domenica gli studenti sono stati liberati, ma questo non ha fermato i manifestanti.

Un’altra manifestazione si è svolta nella città di Jayapura, capitale della provincia di Papua, ma in questo caso le proteste sono state pacifiche. Lunedì mattina ci sono state violente proteste a Manokwari, capitale della Papua Occidentale. Le strade della città sono state bloccate con barricate ed è stato dato fuoco alla sede del parlamento provinciale. Mercoledì, inoltre, oltre 5mila persone hanno protestato nel centro e nei pressi della città di Timika, dove i manifestanti hanno lanciato sassi contro l’edificio del Parlamento locale e cercato di abbattere la recinzione per occuparlo. La folla, cheha preso a sassate anche negozi e abitazioni,si è dispersa dopo l’intervento degli agenti antisommossa che hanno sparato alcuni colpi di avvertimento. Per tutta risposta, il governo dell’Indonesia ha bloccato l’accesso a internet in Papua Occidentale – misura adottata non molto tempo fa anche dal governo indiano per le proteste nel Kashmir. Le manifestazioni di protesta hanno attecchito anchenelle città di Sorong e Fak-Fak, tanto che alcuni giornalisti hanno detto ad Al Jazeera di aver fatto fatica a trasmettere notizie da quelle e altre zone remote della regione: per esempio non sono riusciti a spedire in redazione fotografie e video di uno scontro tra manifestanti e polizia. I giornalisti stanno cercando di lavorare usando reti wi-fi private, più costose rispetto alla rete usata dai dispositivi mobili. Giacarta ha poi inviato nella regione più di mille militari e personale di polizia aggiuntivo per gestire la situazione.

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Il ministero dell’Informazione indonesiano ha dichiarato che la decisione di «bloccare temporaneamente» Internet è stata presa per «accelerare il processo di ripristino della sicurezza e dell’ordine» nella regione. Il ministro dell’Informazione Rudiantara ha specificato con Al Jazeera che il blocco riguarda «solo i dati» e che le persone possono ancora «fare e ricevere telefonate, mandare e ricevere messaggi». Ha però anche detto che le autorità avevano rallentato Internet per «filtrare le informazioni e prevenire il diffondersi di voci durante le proteste». Il ministro della Pubblica sicurezza dell’Indonesia, Wiranto, si è recato in Papua nella serata di ieri nel tentativo di allentare le tensioni, mentre è atteso anche il presidente, Joko Widodo. Le autorità stanno inoltre cercando più di 250 detenuti fuggiti da una prigione di Sorong, data alle fiamme durante i disordini.

Lorenzo Pisicoli

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