INFERNO TERRESTRE ANCHE IN VATICANO ?

PAPA FRANCESCO OSTAGGIO DI MERCANTI ???

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Ancora una volta, un libro scandalistico del giornalista Gianluigi Nuzzi sembrerebbe aprire ulteriori inquietanti scenari sui già controversi affari del Vaticano che, sotto i tre profili esaminati: soldi-sangue-sesso, riporterebbero ad un sostanziale “strapotere” cui alluderebbe proprio il titolo “Il Peccato Originale”; dato che, così come la insensata ambizione di pareggiare la potenza del Creatore aveva fatto decadere dalla condizione “paradisiaca” la terra con la relativa posizione privilegiata che la prima Umanità vi era stata messa a godere; analogamente, un arrogante “abuso di potere” avrebbe fatto decadere, a tempio di mercanti, proprio il Vaticano deputato a tramandare il “soglio di Pietro” come faro di santità e salvezza dell’Umanità nel cammino di Redenzione.

cms_7772/2.jpgIn buona sostanza, di seguito a “VATICANO S.P.A” “SUA SANTITA’” e “VIA CRUIS”, in questo quarto volume-inchiesta “IL PECCATO ORIGINALE” edito da Chiarelettere, Gianluigi Nuzzi porrebbe in evidenza che, dietro la falsariga dell’esercizio del supremo potere spirituale, ci sarebbe una realtà di sfrenata rincorsa al potere temporale con le relative degenerazioni di cui non ci si farebbe scrupolo nel perseguire le precipue manifestazioni, nonostante la dottrina cristiano-cattolica ne indichi l’appannaggio demoniaco.Innanzitutto, argomentando in tema di “soldi”, il libro ne evidenzierebbe l’uso ampiamente in deroga da finalità unicamente benefiche; anzi, nel precipuo culto del “dio denaro”, i proventi delle Istituzioni religiose oltre che le cospicue offerte convogliate da tutto il mondo cristiano cattolico nelle casse vaticane dello IOR (Istituto per le opere Religiose) finirebbero in operazioni affaristiche poco trasparenti e a ripianare perdite di gestione di amministratori infedeli dediti a speculazioni in ogni campo, finanziario e immobiliare, a vantaggio del proprio gruppo di potere.

A parte il rilievo della gestione di denaro proveniente dall’estero e accreditato presso lo IOR sui conti di correntisti “non conoscibili”, fatta qualche eccezione come nell’impensabile caso di Edoardo De Filippi; il libro porrebbe l’accento persino su un ragguardevole conto che, depositato da Madre Teresa di Calcutta presso lo stesso istituto bancario Vaticano, sarebbe stato gestito a piacimento del solito potentato economico; lo stesso che, razzolando male alle spalle di Papa Francesco mentre lui si offre alle folle con insegnamenti rispecchiati dalla sua vita all’insegna dell’umiltà, ostacolerebbe il Pontefice rallentandone, in modo subdolo, soprattutto l’opera riformatrice che si era prefissato già dal 2013.

cms_7772/3.jpgSotto il raccapricciante profilo del “sangue” all’interno delle mura del Vaticano, Gianluigi Nuzzi riporta due casi che hanno profondamente colpito la comunità cattolica. Riguardo alla sparizione, in data 22 giugno 1983, della quindicenne Emanuela Orlandi figlia di un commesso della Prefettura del Vaticano, viene fatto riferimento ad una trattativa fra gli alti vertici della Santa Sede e la Procura di Roma, avviata nel novembre 2011 e portata avanti negli ultimi due anni del pontificato di papa Benedetto XVI sino all’avvento di Papa Francesco che se ne sarebbe interessato attraverso il Segretario di Stato Pietro Parolin. Tutto sarebbe nato dalla preoccupazione della Casa Pontificia di liberarsi della pressione mediatica causata dalla sepoltura che, nei sotterranei di Sant’Apollinare, in base ad una donazione era stata concessa in favore del boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis, sospettato di essere stato implicato nella sparizione della Orlandi. Pertanto, in cambio di una iniziativa giudiziaria per la rimozione della compromettente tomba del pregiudicato; la Santa Sede avrebbe fornito al Procuratore Giancarlo Capaldo elementi atti al recupero della salma di Emanuela. La trattativa si sarebbe conclusa con la traslazione della salma del De Pedis e l’esame di circa 410 cassette-ossari, ma senza essersi identificati i resti della povera ragazza che, mentre lo stesso Papa Francesco riterrebbe “essere in Paradiso”, da qualche parte si direbbe ancora viva. Pertanto, l’appello di Nuzzi al Procuratore Capaldo sarebbe: “Parli, qualora sappia!”.

A pochi anni prima dalla sparizione della Orlandi risalirebbe un altro enigma irrisolto, quello della morte di Papa Albino Luciani subito dopo il suo innalzamento al “soglio di Pietro” con il nome di Giovanni Paolo I. Aldilà delle cartelle cliniche che parlerebbero di decesso per “infarto”, secondo il giornalista la responsabilità morale risalirebbe al potentato vigente in Vaticano da cui sarebbe disceso l’imperante sistema di accerchiamento che, anche attraverso il segretario di stato Marcinkus, arrivava sino agli appartamenti pontifici con lo schiacciante peso di verità che, per quanto fossero insopportabili per un sant’uomo, dovevano essere taciute.

cms_7772/4.jpgUn terzo filone seguito da Gianluigi Nuzzi è quello del “sesso” con l’altro tremendo vizio capitale degli abusi nei confronti dei cosiddetti “chierichetti del Papa”, ragazzini preposti alla sagrestia della Basilica di San Pietro e accolti nel preseminario San Pio X di palazzo San Carlo. Secondo una prima segnalazione al direttore spirituale del collegio, tale don Marco, con il seguito di esposti presentati nel 2014 alla Segreteria di Stato, alla Congregazione per la dottrina della fede e persino a mezzo di una lettera nelle mani di Papa Bergoglio; un ex studente del preseminario, il polacco Kamil Tadeusz Jarzembowski, avrebbe denunciato di avere assistito ad abusi sessuali subiti da Paolo, studente con cui divideva la stanza dormitorio. Il ragazzo si sarebbe assoggettato agli atti che gli venivano imposti da tale Antonio che, oltre ad introdursi per le sue pratiche nella camera dei due studenti dopo le h.23, comunque circolava liberamente nel collegio e sembrava essere benvoluto da diversi monsignori, godendo di rapporti di fiducia pur non rivestendo ruoli ufficiali; ne sarebbero conseguiti sudditanza e timore dei seminaristi nel non osare ribellarsi per non incorrere in rivalse portate al cospetto dei superiori da quell’Antonio che ne godeva la protezione. D’altra parte, la denuncia portata alle autorità competenti sembrerebbe non avere sortito altro che l’allontanamento dell’accusatore e dell’accusato il quale, nel frattempo, sarebbe divenuto prete; mentre la Congregazione per la dottrina della fede avrebbe risposto di non avere individuato fatti delittuosi di competenza del suo dicastero.

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Alla luce di tale risposta, a meno che non sia così convinto di quanto esposto circa il granitico “blocco di potere” che vanificherebbe i propositi di Papa Francesco nel senso di riformare facendo pulizia; c’è da chiedersi se Gianluigi Nuzzi possa davvero attendersi che vengano fuori “conferme” e “verità” dall’avere sottoposto quest’ultimo suo libro al Promotore di Giustizia presso la Santa Sede; tanto più che, questa volta, difficilmente il Vaticano gli offrirebbe il palcoscenico di un nuovo processo da cui uscire indenne per vizio di giurisdizione.

Rosa Cavallo

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