INIZIO DI GIUGNO ALL’INSEGNA DI “BORAMATA”

Manifestazione di amore triestino per la Bora

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Nessun vento è mai stato tanto amato e finanche celebrato, al pari della Bora di Trieste. Pertanto, degna di nota, tra il due e il cinque giugno, la manifestazione in onore del celebre vento triestino con la realizzazione, a cura di Prandi.com, di video e curiosità “ventose” ospitate in una struttura che, posta nel centro di una appena rinnovata piazza Ponte Rosso e, riecheggiando l’ateniese Torre dei Venti, è dedicata al Museo della Bora che, al pari del famoso Magazzino dei Venti e della stessa attuale celebrazione, è frutto di una originale idea di Rino Lombardi.

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A rendere magica la festa incorniciata anche dal coreografico "Giardino delle Girandole rosse" destinate ad una conclusiva asta di beneficienza in favore dell’Associazione De Banfield, grande l’attrattiva dell’apporto creativo di “artisti del vento” come il Bretone Alain Micquiaux con le sue spettacolari installazioni eoliche; altrettanto, ad affascinare grandi e piccoli, lo spettacolo degli aquiloni giganti con le enormi "Bol" di Edoardo Borghetti, in arte Edofly, aquilonista di fama internazionale; altresì, il finale raduno degli "Ambasciatori Eolici", raccoglitori di vento in giro per il mondo; il tutto “condito” dalla degustazione della specialità gastronomica del prosciutto cotto triestino “Cotto per la Bora”.

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Comunque, poichè a Trieste ogni occasione è colta dalla enorme passione del socializzare in funzione di un arricchimento culturale; in questa manifestazione assumono grande rilievo proprio le iniziative delle: “chiacchiere al vento” come il racconto di Wendy D’ercole sugli anni dello shopping Iugoslavo in piazza Ponterosso “in jeans”; le letture di brani di Saba Joice Stuparich Svevo Slapater Roveredo ecc. nel "Juke-box letterario" a cura dell’attrice Sara Alzetti; le conversazioni con lo psichiatra Peppe Dell’acqua su “Imborezzai. Matti di vento” a suffragio degli aneddoti secondo cui i violenti refoli di Bora possano influire sul porsi mentale che, riguardo allo sconfinamento nella malattia, non poteva non offrire occasione per la presentazione del nuovo libro dello scrittore psicologo Massimo Cirri riportatosi, nella sua “Un’altra parte del mondo”, alla vicenda dell’internamento trentennale in manicomio subito da Aldo Togliatti; infine, la conclusione satirica “I Refoli di Pupkin” del Pupkin cabaret.

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Tutto, quindi, in omaggio di quella Bora, gagliarda e un pò “mata” che non c’è triestino che non ritenga amata “compagna” sempre pronta a movimentare gli eventi cittadini, più volte nel corso dell’anno e in qualunque stagione; sia che renda frizzante l’aria di giornate soleggiate, sia che si mostri nella sua veste “scura” quando, alla pioggia, conferisce tale vigore da rendere vano il riparo dell’ombrello che, distrutto, finirà in un cassonetto.


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Comunque, è chiaro che ogni gran bello che nella città conta non sembra che da un tal vento, croce-delizia, sia mandato in malora; anzi, se pure gli stessi cittadini a volte vada qua e là sbatacchiando, forse chissà se meglio non imprima loro proprio quella spinta, di un vivere “volando”, per niente fatta di alate illusioni per i figli di Tergeste che, se non allontanano mai la memoria e il cuore dal calore degli atavici ricordi, all’attuale civico bene sembrano sapere orientare un proficuo intendimento cercando di spazzare via ogni nocivo “inquinamento”; proprio come fa l’amico vento che il ristagnare dei miasmi dall’aria cittadina manda “fora”.

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Quindi, se la città Giuliana accoglie con il suo bel sembiante imponente carico di antichità fascinosa che parla di passate egregie cose; però, la frizzante atmosfera di Bora non porta solo eco di storia gloriosa e, suggerendo ben altro dall’adagiarsi sugli allori della memoria, sembra farsi "messaggera" di un fremito di operosità che anima tutto il contesto; tanto che male non è colto, nemmeno dal forestiero, quello sbandierare ogni esigenza con manifesto spirito mordace che, cercando di scongiurare ogni malefico contrastare del: “Non se pol !”, auspica il meglio per Trieste.

Rosa Cavallo

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