INNOVAZIONE E TRADIZIONE, GRAZIE MAESTRO!

La musica eterna di Franco Battiato

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“Quando la terra si dissolverà nell’acqua e l’acqua nel fuoco e il fuoco nell’aria e l’aria nello spazio, quando si dissolverà nella coscienza allora si, resterà la mente sottile”. Ripercorrere le tappe di un genio della musica non è semplice, soprattutto se non vogliamo cadere nella trappola di uno scontato necrologio. La tentazione è forte, ma nonostante il dispiacere cerchiamo di restare lucidi, perché davanti all’arte le parole si fermano. Potremmo racchiudere Battiato con un’infinità di aggettivi, ma siamo certi che a lui piacesse parlare della sua musica. Non daremo la definizione di musica (concetto troppo ampio da esplicitare), ma è doveroso ricordare l’innovazione di uno degli artisti più ecclettici e particolari della musica italiana. Un genere mai banale, ma che si poneva il grande obiettivo di arrivare alla gente lasciando un messaggio.

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Battiato ha creduto in se stesso, nella sua musica ma soprattutto nel suo pensiero. In un panorama musicale pressoché scontato, non ha rinunciato a fare musica a discapito delle vendite dei dischi. Celebre una sua dichiarazione, che delinea ancor di più la sua sregolatezza equilibrata: “Voglio vendere ma non svendermi”. In questa frase è sintetizzata la carriera musicale di Franco Battiato. La sua vita non è stata semplice, perché dopo la morte del padre fu costretto a lasciare la Sicilia per trasferirsi a Milano. Di gavetta ne ha fatta tanta, ma si da subito è riuscito ad incantare il pubblico. Infatti, come raccontava in una recente intervista, si è presentato ad un provino presentando dei brani riarrangiati in dialetto siciliano, utilizzando lo stile barocco.

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Una musica meditata, pensata, che spaziava dall’elettronica a quella sperimentale, fino alla musica operistica e sacra. Proprio la meditazione è stato uno dei sui pilastri, che ponevano al centro l’essere umano come parte integrante del mondo: “Gli essere umani possono far tutto anche volare”. Dall’amicizia con Dalai- Lama ad arrivare a Celentano con la sua partecipazione nel brano “Facciamo finta che sia vero”. Sintetizzare non è semplice, ma ricordare (non solo oggi) la sua musica è obbligatorio. Una vita spesa per la musica e nella musica, affannandosi di non essere scontato. Grazie maestro, perché davanti a tanta pochezza abbiamo capito che sognare si può.

Giuseppe Capano

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