IRAN: POLIZIA APRE IL FUOCO SUI MANIFESTANTI

Finita in tragedia la commemorazione di Nika Shakarami

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Khamenei è un assassino, la sua leadership non è valida” urla a gran voce la folla di cittadini scesa nelle piazze iraniane contro la Repubblica islamica e la Guida Suprema. Un’ondata tumultuosa di protestanti accesi da quel fatidico 16 settembre, giorno del decesso di Mahsa Amini, in circostanze più che sospette, dopo l’arresto e la detenzione da parte della Polizia Religiosa di Teheran.

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Dopo di lei, sono cadute susseguendosi altre vittime del sistema, tra cui la 16enne Nika Shakarami, uccisa 10 giorni dopo l’uscita di un video che la immortalava in protesta mentre dava fuoco al suo velo. Proprio a Nika era dedicata questa commemorazione, nel cimitero di Veysian (Iran occidentale), purtroppo divenuta a sua volta bersaglio delle forze di polizia. La soppressione è avvenuta anche in questo caso per mezzo del fuoco e della forza bruta, così come a Saqqez (Kurdistan), ad una manifestazione in ricordo di Mahsa.

I movimenti di protesta si allargano ormai a macchia d’olio, superando i confini della Repubblica islamica. “Unisciti alle catene umane per la rivoluzione iraniana in tutto il mondo”, invita il portavoce dell’Association of Families of PS752 Victims, Hamed Esmaeilion, in un tweet che ha fatto il giro del web. Molte delle più grandi città occidentali, tra cui Roma, hanno già risposto aderendo al prossimo evento di proteste in solidarietà delle donne iraniane.

Anche il Parlamento europeo ha espresso il proprio parere sulla questione, per voce della presidente Roberta Metsola, che ha condannato aspramente la condotta del governo iraniano: “Le donne hanno il diritto di protestare. La vita e la libertà delle donne è inviolabile. E a nome del Parlamento europeo vi assicuro che non smetteremo di lottare per questi valori fondamentali”.

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Intanto, Khamenei continua a mantenere il proprio modus operandi, scagliandosi contro quelli che definisce rivoltosi, indispettito da un ulteriore attentato al santuario Shah Cheragh, nella città di Shiraz, rivendicato dall’Isis. Per lui la priorità è ristabilire l’unità e mettere a tacere qualsia voce dissonante. A tal proposito è intervenuto per spalleggiarlo il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che ha avvertito: “Caos e rivolte aprono la strada a movimenti terroristici”.

Giuseppe Capano

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