ISIS, SCEMPIO IN UN MUSEO DI MOSUL
Distrutte statue antiche e reperti archeologici in nome del profeta
La furia violenta e devastante degli jihadisti dell’Isis non risparmia nulla e nessuno. Opere d’arte, condensati di storia e vestigia di culture millenarie andati in fumo in nome del nuovo radicalismo iconoclasta musulmano. Questo è accaduto a Mosul, nell’Iraq controllato dagli uomini del nuovo Califfato, i quali, imponendo la loro interpretazione intollerante del sunnismo contro tutte le altre fedi (inclusi i sunniti moderati), stanno cercando di espugnare Bagdad.
Le immagini, che in queste ultime ore girano su web e televisioni, degli uomini del Califfato che con mazze, martelli pneumatici, asce e picconi, distruggono statue antiche e reperti archeologici custoditi in un museo della città irachena di Mosul, alcuni dei quali di arte assira risalenti al nono secolo a.C., non solo feriscono ma rendono impotenti. E forse non c’è sensazione peggiore del sentirsi impotenti. Non c’è sensazione peggiore del vedere qualcosa eliminato per sempre. Non qualcosa di ripetibile o riproducibile ma qualcosa di unico, storico e irripetibile, come solo un’opera d’arte può essere. Secondo la dottrina fondamentalista sunnita degli uomini del califfato, qualsiasi riproduzione di esseri umani o animali, tanto più se raffigurazioni di dei, deve essere vietata.
"Il nostro profeta ci ha ordinato di rimuovere queste statue", spiega infatti l’uomo che compare nel video.La interpretazione estremista del Corano spinge gli uomini del califfato a considerare inammissibili edifici ed opere d’arte risalenti all’epoca pre-islamica, ma anche quelli riconducibili ad altre fedi o ad altre sette dell’islam o quelli in cui si onorano leader religiosi defunti.Ed ecco quindi quello che può definirsi il delitto conto l’umanità compiersi attraverso la distruzione di quel patrimonio artistico-culturale che ci rende orgogliosi di essere uomini. I reperti archeologici del museo di Mosul sono stati solo l’ultimo monumento iracheno a scomparire per sempre, sotto la furia cieca di jihadisti dello Stato islamico.
Oltre all’abbattimento delle mura assire della città di Mosul, il sito storico più importante della regione di Ninive, risalenti all’ottavo secolo avanti Cristo, di qualche settimana fa, il sito Shafaq News ha riferito che l’Isis ha minato con grossi quantitativi di esplosivo le mura che sorgevano nel quartiere Tahrir, distruggendole quasi completamente. La scorsa estate la stessa sorte era toccata alla moschea intitolata al profeta Giona, sempre a Mosul, uno dei più importanti monumenti storici e religiosi dell’Iraq e luogo di pellegrinaggio di musulmani sia sunniti sia sciiti. Per dare maggiore enfasi al loro gesto, in quella circostanza, i miliziani jihadisti avevano costretto la popolazione locale ad assistere alla distruzione della moschea, compiuta con bulldozer e picconi. Ancora, questa settimana gli jihadisti hanno anche assaltato la biblioteca centrale di Mosul, bruciando 100mila testi tra libri e manoscritti. Irina Bokova, direttrice dell’Unesco ha detto che si è trattato di "uno dei più devastanti atti di distruzione di collezioni bibliotecarie della storia dell’umanità".
Un attacco, dunque, al patrimonio artistico e culturale dell’Iraq ma non solo. Un attacco al patrimonio artistico e culturale dell’intera umanità. E, ovviamente, i danni sono incalcolabili. Perché l’arte, in ogni sua manifestazione, è la più alta espressione umana di creatività e di fantasia. Perché l’arte è il riflesso di modi di pensare, vivere, sentire dell’artista - ma anche del suo popolo, della sua storia - che continuamente corregge, sostituisce, rifà. Perché l’arte fa l’uomo più uomo. Perché senza l’arte - o attraverso la distruzione di questa - non c’è uomo e non c’è storia. Di nessuna epoca e cultura potrebbe infatti farsi compiutamente la storia senza fare assieme la storia della sua arte che, da sempre, è la componente essenziale di ogni popolo e di ogni società.
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