ISIS CONTINUA L’ORRORE

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Quando si è ufficialmente separato da Al Qaeda, nessuno riteneva che l’Isis si sarebbe affermato in così poco tempo in Iraq. E invece la sua macchina da guerra procede a gonfie vele e anzi si allarga anche grazie a risorse economiche in crescita, seminando orrore e morte.E’ di qualche giorno fa, precisamente risalente al 12 gennaio scorso, la notizia di 13 adolescenti uccisi a colpi di mitragliatrice a Mosul perché sorpresi a guardare in tv la partita della nazionale irachena di calcio, impegnata nella Coppa d’Asia in svolgimento in Australia.

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Perchè? Guardare le partite della Nazionale di calcio va contro la Sharia. Per gli uomini del Califfato nero infatti il gioco del calcio è un’usanza che arriva dall’Occidente, pertanto nemico giurato dagli islamisti dell’Isis. A riferirlo è stata l’agenzia di stampa ufficiale giordanaPetra, secondo la quale gli uomini del califfo Abu Bakr al Baghdadi che controllano ormai totalmente la città dell’Iraq, hanno condotto le giovani vittime allo stadio cittadino “prima di essere fucilati davanti ad una folla di decine di persone”. Quello del 12 gennaio è solo l’ultimo episodio di un processo di inasprimento della violenza nei confronti della popolazione sotto il controllo dei miliziani di al-Baghdadi. Sempre di questi giorni infatti la notizia delle sconvolgenti esecuzioni nei confronti di omosessuali, adultere e ladri, gettati già dal tetto, lapidati a morte e crocifissi, probabilmente nella provincia irachena di Al-furat.Ancora, i terroristi hanno pubblicato un nuovo video con degli ostaggi giapponesi, chiedendo al governo di Tokyo 200 milioni di dollari in cambio della loro liberazione.

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A chiudere il cerchio, l’inquietante notizia che, dopo aver dominato i social media, catalizzando l’attenzione di tutti i canali di informazione internazionali, il movimento che rivendica il suo diritto a instaurare il Califfato, ha deciso ora di sbarcare nell’etere più tradizionale, con un proprio canale televisivo. Non c’è ancora una data ufficiale per il lancio del canale, anche se su alcuni forum jihadisti ha già fatto la comparsa un monoscopio con la scritta Khilafa.info. Decapitazioni, pulizia etnica, applicazione integralista della sharia. Nato dal movimento un tempo guidato da Osama bin Laden, lo Stato Islamico può contare su un esercito di 30 mila uomini e su risorse economiche in crescita. I suoi miliziani sono presenti sul territorio del cosiddetto "Califfato Islamico", esteso quanto il Belgio e che da est a ovest va dalla seconda città irachena di Mosul fino al capoluogo siriano di Raqqa.

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La comunità internazionale è in allarme, impotente e atterrita dinanzi a questa forza militare sempre più crescente, all’avanguardia, ben finanziata, composta da decine di migliaia di guerrieri che aumentano ogni giorno, con ben sviluppati vertici di comando e controllo e grandi ambizioni. I suoi membri provengono da decine di Paesi in cui la transizione democratica ha fallito o è andata incontro a uno stallo, in cui vige una corruzione sfrenata, in cui capi autoritari privilegiano la “stabilità” politica ed economica a scapito di libertà, democrazia e trasparenza. Un numero sempre maggiore di giovani alienati, alcuni dei quali sono gli stessi che tre anni fa capeggiavano la Primavera Araba, sta sposando sempre più questa nuova causa. Già, perché l’ISIS ha sfruttato un’attrazione per il califfato che ha radici profonde tra molti musulmani e ha dimostrato di poter realizzare quell’obiettivo, il che lo rende estremamente pericoloso. Tanto quanto basta da rendere una intera comunità internazionale incapace ancora di agire e di intervenire.

Mary Divella

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