ISTANTANEE D’AUTORE
Brigitte Nielsen. Una bambina dietro l’immagine algida.

Prendono avvio da oggi le “Istantanee d’Autore”. Aneddoti, riflessioni, cartoline inedite scritte da Giacomo Carlucci dopo avere incontrato, girando per il pianeta e, talvolta, sfidando le barriere del tempo e dello spazio, i personaggi del cinema, del teatro, della politica, della letteratura e di molto altro ancora (concedetemi la “suspance”) che con il loro impegno hanno impresso un’impronta indelebile nel cammino della nostra Storia. Buona lettura (Antonella Giordano).
Una delle definizioni che potrei dare alla mia vita è quella di una farfalla che ha volato senza meta, posandosi su molti fiori per il tempo sufficiente a goderne la bellezza o a provarne repulsione.
Di molti di essi ne avrete una “istantanea” in questa rubrica in cui ogni sabato io, Giacomo Carlucci, sarò presente.
Inizio oggi dedicandola ad un bel fiore: Brigitte Nielsen.
Ovviamente non mi riferisco alla bellezza estetica.
Arrivò in Italia nel 1987 per uno show TV, appena separata da Sylvester Stallone.
Questo fatto, unito alla sua statuaria figura, l’avevano già resa famosa in tutto il mondo e onnipresente sui magazines.
Mi venne affidata per gestire alcuni suoi impegni e da allora nacque una bellissima amicizia.
Era una ragazza, professionista nel lavoro ma semplice nel rapporto umano, personale.
Vivevo ciò come un piccolo segreto, spesso con stupore, sentendomi quasi un privilegiato nel conoscere e godermi questo suo aspetto che il pubblico non poteva sapere.
Lunghi viaggi in auto, piena di leccornie. Era golosa come me.
E tanto ridere.
Come per esempio quando, durante un viaggio da Roma a Rimini, in piena notte entrammo in un autogrill vuoto. C’era solo un barman che rimase immobilizzato a guardarla mentre lei chiedeva con naturalezza un caffè.
Eh si, proprio una ragazzina, che però si era ritrovata in una dimensione in cui saltano tutti i parametri della normalità e della naturalezza.
Col tempo quella Brigitte si trasformava in una donna, ma con un grande problema: non trovare una situazione sentimentale stabile.
Ciò significava per lei lasciarsi andare, trascurando e sottoponendo a dura prova il corpo e la mente.
L’ultima volta che abbiamo trascorso due giorni insieme, quella Brigitte dei primi tempi era soffocata all’interno di un animo che non riusciva più ad esprimersi e a sperare.
Venne da me, in Puglia, dove insegnavo cinema in alcune scuole, accettando di incontrare i miei ragazzi per una “specie” di lezione pratica.
Era felice, le piacevano le cose semplici, i rapporti veri.
Certo della sua insoddisfazione, le chiesi cosa desiderasse fare.
Prese le mie mani tra le sue - forse ero l’unica persona con cui poteva esprimersi liberamente - e mi rispose che le sarebbe piaciuto scrivere un libro di favole per i bambini.
Le dissi: “Allora scrivilo, penso io al resto”.
Ne seguì uno sguardo che non dimenticherò mai.
Dopo due settimane si separò dal marito, fuggendo con un altro.
Forse un’ennesimo tentativo in cui sperava.
Da allora, però, né io e né qualsiasi conoscente siamo più riusciti a contattarla.
Ora vive negli Stati Uniti, sempre con lo stesso uomo.
L’ho saputo da un magazine.
Mi manca quella ragazzina, ma se questo è il prezzo da pagare per la sua serenità, chi le vuole bene accetta di pagarlo.
Comunque continuo a sperare di incontrarla ancora una volta.
Morale di questa favola e di tante altre che vi racconterò?
Mai idealizzare la felicità guardando solo l’apparenza del successo e della ricchezza.
Banale considerazione ma terribilmente vera!
(Foto archivio di Giacomo Carlucci)
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