ISTANTANEE D’AUTORE
Mattia Bonora

Non sono pochi i giovani che hanno un concetto elevato dello studio e della preparazione alla vita lavorativa.
Parlando con loro sento spesso il bisogno di chiedere scusa di far parte della categoria degli adulti di oggi, che muovono una società in cui questo talento non è apprezzato e addirittura è quasi mai considerato.
Mattia Bonora è tra questi giovani.
Tra poco prenderà la laurea in Giurisprudenza, dopo 5 anni di studio inteso non passivamente, ma cercando di capire.
Perché conoscere e capire è la sua passione, la sua modalità di vivere.
Lo conosco da ormai molti anni e, sin da quando era adolescente, abbiamo trascorso moltissime ore e intere serate a conversare.
Contrariamente a quanto, purtroppo, si pensa, noi adulti abbiamo molto da guadagnare nella relazione con i giovani.
Se non ci si pone come insegnanti ma come disponibili al confronto delle idee e alla semplice comunicazione della nostra esperienza, possiamo ricevere stimoli a considerare gli argomenti da un’altra prospettiva.
Se siamo disponibili a lasciarci scardinare le nostre convinzioni consolidate e spesso ammuffite, ad analizzare le loro “provocazioni”, la nostra mente e il nostro cuore potrebbero ricevere linfa vitale.
E’ ciò che è successo a me nel rapporto con Mattia.
Parlo di lui in questo appuntamento perché attraverso lui ho capito quanto le strutture, seppur considerate istituzioni rispettabili, possano provocare le prime ferite profonde in un animo giovane.
Quando lui mi parla dell’Università, per esempio, recepisco una realtà articolata con automatismi che non contribuiscono certamente alla costruzione ottimale di chi vi studia.
Ovviamente con le solite eccezioni, ne traggo un’immagine di istituzione che privilegia di più chi incamera e sa ripetere informazioni che non chi desidera comprendere i meccanismi e le motivazioni di una disciplina, che chi è incapace di prestarsi a furberie o salamelecchi che sono un buon viatico per facilitare il percorso.
Ed è triste vedere una persona come lui adeguarsi alle circostanze e non vedere il più delle volte appagata la sua sete di sapere, nel senso più alto del termine.
Mi piace Mattia per la sua schiettezza, per il modo di gestire il suo tempo, per la possibilità che mi dà di avere un rapporto senza formalità.
Mi piace perché quando va a pescare, poi rimette in acqua i pesci che prende, mentre io vado a pescare per poi mangiarli.
Una volta gli chiesi di aiutarmi in un lavoro che dovevo fare all’estero.
Considerando che il mondo dello spettacolo è qualcosa di completamente estraneo ai suoi interessi e alle sue passioni, si rivelò un aiuto formidabile, professionalmente e umanamente.
Se prende un impegno, come si suol dire, ci mette l’anima.
E, soprattutto in questo aspetto, fa riemergere in me il ricordo di quando avevo la sua età.
Rivedo nella sua generosità la mia generosità e quella di tanti ragazzi che ho conosciuto in tutti i periodi della mia vita.
Generosità, vitalità ed entusiasmo destinati, il più delle volte, ad essere manipolati o, peggio, ignorati.
Qualcuno penserà che questa istantanea sia un pò troppo “idealizzata”?
No, è reale.
Ma quando si è una bella persona, i propri “difetti” passano in secondo piano e l’altro quasi non li considera.
Morale della favola?
Forse ognuno di noi conosce uno o più Mattia ma non se ne rende conto.
Forse basterebbe spostare l’attenzione da se stessi all’altro, anche per qualche istante, il tempo di accorgersi che quella giovane vita merita di essere compresa e sostenuta.
(Le immagini fanno parte del mio archivio personale)
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