ITALIA MERAVIGLIOSA

Roca Vecchia

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Posta su una piccola penisola, tra Torre dell’Orso e San Foca, la città di Roca Vecchia ha una storia millenaria. Il sito ha avuto, nell’arco di tutta la sua esistenza, un’importanza strategica come collegamento tra la Puglia e il mondo balcanico ed egeo.

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Roca Vecchia può essere considerata simile all’area archeologica di Troia: un sito stratificato, che presenta testimonianze sovrapposte, le quali vanno dal XVII sec. a. C. fino al XVI sec. d. C.

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Roca era un notevole centro costiero già nel II millennio avanti Cristo: a tale periodo risalgono due città fortificate, una sviluppatasi nel Bronzo Medio (XVII-XV sec. a. C.) ed un’altra nel Bronzo Recente e Finale (XIV-X sec. a. C.); entrambe hanno subito diverse distruzioni ad opera di incursori provenienti dal mare (vedi L’assedio di Roca: un racconto).

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In seguito, tra il IV e il III sec. a. C., è stata un centro costiero della civiltà messapica: i Messapi erano un popolo di origine illirica che ha dominato nel Salento nel corso del I millennio a. C., fino a quando la penisola salentina non è stata assoggettata dalla potenza romana. Testimonianze dei Romani si ritrovano anche a Roca, risalenti soprattutto al I sec. a. C.; proprio verso la fine di questo secolo, nel 44 a. C., poco dopo la morte di Cesare, il pronipote Ottaviano (il futuro Ottaviano Augusto, primo imperatore di Roma) sarebbe sbarcato sulle coste salentine, secondo alcuni studiosi proprio a Roca Vecchia, per poi recarsi nella città di Lupiae (l’attuale Lecce), dove venne accolto con tutti gli onori. Nonostante le importantissime evidenze archeologiche riferite al periodo protostorico e alla storia antica, non abbiamo prove sufficienti per poter definire il nome con cui gli antichi conoscevano questo sito.

cms_23488/5.jpg Dei periodi successivi, quello che ha visto un vero e proprio rifiorire della città è il Basso Medioevo, quando, nella prima metà del Trecento, Gualtieri VI di Brienne ricostruì questo centro sulle rovine di quello messapico-romano: fece edificare, infatti, una città fortificata, con un castello, le mura e una chiesa. Sebbene il nome del sito fosse già Roca, con Gualtieri esso assunse il significato definitivo di “rocca, fortezza”.

Dopo le varie incursioni dei corsari ottomani che, dal 1480 in poi, avevano a più riprese conquistato il castello di Roca, fu lo stesso preside di Terra d’Otranto a smantellare le fortificazioni della città a cavallo tra la prima e la seconda metà del XVI secolo, all’interno di un nuovo progetto strategico di difesa della costa: gli abitanti di Roca Vecchia furono così costretti a rifugiarsi nei vicini casali di Borgagne, Melendugno, Vernole e Calimera; alcuni di loro, però, preferirono ricostruire la propria patria più nell’interno: nacque così Roca Nuova.

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Di Roca Vecchia, di questa araba fenice che, tante volte distrutta, è riuscita a risorgere sempre dalle proprie ceneri, oggi rimane una vasta area archeologica, un sito mediterraneo di levatura internazionale, che dagli anni ‘80 del Novecento è oggetto di indagine da parte dell’Università del Salento: esso rappresenta un esempio straordinario di sovrapposizione di lingue e culture diverse nell’arco di molti secoli, come testimonia la grotta della Poesia, una cavità marina che si apre a pochi metri dal parco archeologico.

Il modo migliore per rendersi conto della straordinaria importanza che il sito ha avuto è quello di recarsi sul luogo e visitarlo con guide specializzate, così da poter riconoscere i vari strati che la storia ha lasciato impressi nella roccia: le mura monumentali del Bronzo Medio, le mura e le sepolture messapiche, i resti del castello di forma triangolare, la chiesa e l’abitato medievali.

Diana Filippi

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