I “nuovi padroni del mondo” accusati di monopolio nel mercato dell’hi-tech
Jeff Bezos (Amazon), Tim Cook (Apple), Mark Zuckerberg (Facebook) e Sundar Pichai (Google)

Sono state cinque lunghissime ore, quelle della prima parte del processo ai quattro colossi dell’era digitale, che detengono ad oggi il monopolio nel proprio settore: Amazon, Apple, Facebook e Google. I noti ceo di queste aziende sono stati chiamati a difendersi dall’accusa di monopolio davanti a una commissione antitrust.
Gli Stati Uniti hanno fatto fronte comune contro tali società, richiamando alla memoria addirittura i padri fondatori, che mai si inchinarono al cospetto di un re. E mai come in questa occasione anche i due partiti politici del paese, repubblicani e democratici, sono d’accordo nel voler arginare il potere, ormai illimitato, di queste aziende, che trascende l’aspetto economico, influenzando le masse con un nuovo stile di vita e modo di fare politica, come tempo fa sostenne anche lo stesso Zuckerberg con la frase “Facebook per molti versi è più come un governo che come una tradizionale società”.
L’obiettivo principale del processo è quello di riportare equilibrio sul mercato hi-tech, nel quale ormai queste aziende non hanno più rivali, spartendosi avidamente le fette più grandi della torta. Infatti, si stima che esse posseggano un patrimonio complessivo di circa 5 miliardi di dollari. Uno strapotere che nemmeno Trump vede di buon occhio, anche in vista delle vicine elezioni presidenziali: la politica teme questi colossi e la loro influenza sulle masse, perché quest’ultima è imprevedibile.
Inoltre, i democratici si scagliano contro i “nuovi padroni del mondo”, come sono state da tutti definite le aziende in causa, in particolare per la violazione della privacy, da cui esse trarrebbero gran parte del loro profitto.
Per ora questo è stato solo il primo atto di un’inchiesta nata da un dossier di migliaia di pagine e l’atto conclusivo è previsto per la fine dell’anno, con risvolti che potrebbero essere epocali; ma lo stesso Trump è molto scettico su una possibile sconfitta delle big tech.
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