I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA

Paganica (L’Aquila)

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Paganica sorge in quella conca che in epoca preistorica doveva essere occupata da un maestoso lago Pleistocenico e che, in epoca storica, era abitata dai due popoli italici, i Sabini ed i Vestini, presenti nella conca tra le catene del Gran Sasso e del Sirente-Velino.

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Riguardo le origini di Paganica, esistono diverse ipotesi.

Alcuni studiosi le collegano proprio ai Vestini, sulla base della testimonianza dello storico Romano Tito Livio, che, nell’ VIII libro della sua opera Ab Urbe condita libri, racconta come nel 430 a.C. i Romani, al comando del console Giunio Bruto Sceva, distrussero la città di Cutina nel territorio vestino; città, questa, che è stata localizzata sul monte Cadicchio, nel territorio paganichese.

Altri studiosi legano la fondazione di Paganica ad un tempio dedicato a Giove Paganico, la cui esistenza sembra essere confermata da un’iscrizione ritrovata dal Prof. Venanzio Lupacchini (1730-1775), che così recita: "IOVI PAGANICO SACRUM" (in traduzione: "Sacro a Giove Paganico"). Sarebbe stato proprio questo tempio, dunque, ad aver dato il nome al borgo.

Una terza ipotetica origine di Paganica è suggerita dal nome stesso del borgo, che sembra rimandare al termine "pagus" (in traduzione "villaggio"), con cui i Romani chiamavano un piccolo centro abitato. Quest’ultima ipotesi, dunque, suggerisce un’origine romana di Paganica.

Qualunque sia l’ipotesi corretta, sappiamo con certezza che Paganica esisteva sin dai tempi della Roma repubblicana, come testimoniano due epigrafi.

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La prima epigrafe, posta sul pavimento esterno all’ingresso della porta centrale della Chiesa di San Giustino, attesta che un certo Licinacio, figlio di Caio, rivestiva la carica di "Praefectus Iure Dicundo", che a Paganica non poteva esistere prima del 430 a.C., cioè prima dell’assoggettamento dei Vestini.

La seconda epigrafe, invece, conservata a Villa Dragonetti, riporta una scrittura databile tra il VI ed il III secolo a.C.

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Numerose "Ville" o "Fare" (cioè "contrade") risalgono al periodo bizantino, come diversi atti notarili testimoniano. Tuttavia, la loro definizione all’interno di una struttura urbana a fini di difesa avviene solo in epoca longobarda.

La prima menzione esplicita di Paganica all’interno di un documento ufficiale risale al 956, nel decreto con cui l’imperatore Ottone I concedeva i terreni alla Diocesi di Forcona. Tra i diversi possedimenti, sono citati anche quelli della Chiesa di San Giustino e della Chiesa di Santa Maria di Paganica.

Agli inizi del XII secolo, Paganica era sicuramente il centro più importante e ricco della conca vestina, in quanto proprio qui convergevano interessi economici e giurisdizionali, che la resero molto popolosa. In questi tempi, la sua ricchezza era tale da permettere alla Universitas di mettere a disposizione per le Crociate ben 18 cavalieri e 36 serventi. La sua importanza era anche confermata dalla sua autonomia governativa, in quanto sede del "Magistrato Municipale".

Nel 1254, insieme agli altri 99 Castelli della tradizione, anche Paganica partecipò alla fondazione della Città di L’Aquila, realizzando un proprio quartiere, quello di Santa Maria Paganica, in cui la chiesa, la piazza e la fontana erano copia di quelli esistenti nel borgo. La Chiesa di Santa Maria Paganica a L’Aquila divenne presto molto importante ed assunse il rango di tempio capoquarto. Da allora, il destino di Paganica si legò inevitabilmente a quello della vicina città.

Il XIV secolo rappresentò per Paganica uno dei periodi più floridi della sua storia. La sua importanza e la sua ricchezza gli fecero guadagnare, come ulteriore privilegio, la possibilità di rafforzare le proprie mura ed il proprio castello. Non conosciamo la data precisa di questi interventi di rafforzamento, ma andranno verosimilmente inscritti all’interno dell’arco di tempo compreso tra il 1364, anno del diploma di Giovanna I, ed il 1423, anno dell’assedio di Braccio da Montone. Quest’ultimo, infatti, che aveva a quel tempo accumulato diversi titoli (Governatore di Bologna, Rettore di Roma, Signore di Roma, Principe di Capua, Conte di Foggia, Gran Connestabile del Regno di Napoli), durante la guerra tra Angioini e gli Aragonesi, appoggiò i secondi contro i primi, sostenuti dagli Aquilani e da Paganica, che furono da lui sconfitti. Dopo la sua vittoria, Fortebraccio da Montone occupò Paganica e vi pose il quartier generale, trovando una posizione strategica nel castello del borgo. L’anno successivo, nel 1424, Fortebraccio fu sconfitto da Lalle Camponeschi, che, preso possesso del quartier generale del suo nemico, distrusse il castello, sulle cui rovine, due secoli dopo, nel 1605, fu eretta la Chiesa di Santa Maria del Presepe per volere del Vescovo Giuseppe De Rubeis.

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Se nel XV secolo Paganica riuscì ad ottenere l’esenzione dal pagamento delle gabelle alla città di L’Aquila, nel XVI secolo iniziò il suo declino. Fu in questo secolo che il borgo, come tanti altri, subì un infeudamento per volere di Carlo V d’Oranges e passò nelle mani del suo primo barone, il capitano spagnolo Roderigo de Arzes, che lo comprò per 400 scudi. Da allora, per circa due secoli, Paganica passò nelle mani di diverse famiglie, come i Carli, i Carafa, i Caracciolo, i Vitelli, i De Torres, i Mattei, fino a giungere, alla metà del Settecento, nelle mani di Ignazio Di Costanzo, che vi ergerà il Palazzo Ducale, ancor oggi conservato.

In seguito alla Rivoluzione Francese del 1789 e all’abolizione del feudalesimo nobiliare, molte antiche Univeristates tornarono ad essere Comuni autonomi. E’ ciò che capitò anche a Paganica, che nel XIX secolo riottenne la sua indipendenza e divenne Regia Curia; inoltre, nel 1816, il centro fu elevato a capoluogo del Circondario, con l’aggregazione delle contrade di Bazzano, Onna e Tempera. Fu proprio in questo secolo che Paganica si dotò di nuove costruzioni e opere che la modernizzarono, come la selciatura della Piazza e delle vie principali, la realizzazione della Fontana di S. Antonio, la costruzione di una stazione ferroviaria e di un ufficio postale.

Questa autonomia, tuttavia, fu effimera e durò soltanto per un secolo. Nel 1927, infatti, il Regio Decreto del 29 luglio soppresse ben 8 Comuni esistenti, che furono aggregati a quello di L’Aquila; tra i Comuni soppressi vi fu anche quello di Paganica. Il Decreto attuava un progetto, quello della "Grande Aquila", coltivato dal Podestà Adelchi Serena, poi divenuto Segretario del Partito Nazionale Fascista e, quindi, Ministro dei Lavori Pubblici nel Governo Mussolini.

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Oggi, Paganica continua ad essere una frazione della città di L’Aquila, appartenente alla X Circoscrizione. Il borgo, dilaniato dal terremoto del 2009 che ha colpito il territorio aquilano, ha il suo centro storico inaccessibile e visitabile in parte soltanto attraverso visita guidata.

Se, tuttavia, la sua parte più antica è chiusa, Paganica conserva ancora intatti numerosi edifici storici, che testimoniano la grandezza e l’enorme ricchezza che questo antico Castello poteva vantare nel passato.

Diana Filippi

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