I FATTI DI RIMINI. UNA RIFLESSIONE

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La sera tra il 25 e il 26 Agosto una ragazza subisce uno stupro lungo la spiaggia di Miramare. La vicenda colpisce una donna polacca in compagnia del fidanzato. I coinvolti sono tre minorenni e un ventenne. Tutti stranieri. Interessante notare la concentrazione dell’attenzione interamente su quest’ultimo fatto. Per carità, chi vive in Italia è tenuto a rispettare le leggi italiane. Lo urlano a gran voce gli italiani. Se lo avessero fatto degli italiani avrebbe suscitato tanto scalpore? Probabilmente no, sono i fatti a dimostrarlo. Quelli che rimangono latenti e sconosciuti perché uno stupro compiuto da un italiano non fa notizia. Ogni stupro dovrebbe creare un sentimento di vergogna e indignazione. Da sempre si tratta di un tema pungente e doloroso. Molti non si rendono conto del vuoto che crea in una donna. L’intimità rappresenta la dignità di ciascuna. Condividerla con qualcuno è una scelta personale, non può essere una imposizione. L’obbligo di donarsi costituisce una frattura nella mente di una donna. Eppure solo in alcune situazioni le persone si dicono scandalizzate. Nel caso in esame i colpevoli sono da condannare senza giustificazioni. La Polonia interviene con impeto di giustizia e chiede l’interdizione dei quattro. Una sua cittadina perde la dignità per mano di uomini privi di scrupoli, la punizione deve esser esemplare. La gogna popolare italiana, invece, non pensa alla sofferenza creata da uno stupro e allo sbaglio rappresentato da una cultura violenta latente. Forse questi argomenti sono complicati da affrontare poiché riguardano qualcosa che giace in ogni luogo. Il mostro viene dal pianeta Terra e si ciba di paura. Qui urge una piccola riflessione su più fronti. L’italiano detiene il primato di turista sessuale in giro per il mondo. In cima ad una lista vergognosa parte alla scoperta di nuovi orizzonti. I voli low cost consentono di arrivare ovunque adesso, soprattutto in quelle mete sconosciute ai più. Così l’italiano parte per una nuova avventura da brividi facendosi beffa della innata innocenza delle bambine.

cms_7123/2a.jpgPoi c’è quella storia del femminicidio. In Italia le donne muoiono all’ordine del giorno. Prima crepano dentro e poi vengono ammazzate da colui che sostiene di amarle. Spesso non denunciano nemmeno. Sanno che non serve a evitare l’inevitabile. Si chiudono in se stesse pregando che non succeda nulla. Quando accade, i commenti cominciano a scorrere copiosamente. Dispiace a molti, soprattutto a quelli che non hanno alzato un dito. Eppure sembrava una coppia così felice. Lei intanto giace a terra con venti coltellate nella schiena perché lui l’amava troppo per lasciarla andare! Ci sono pure quelle storielle che riguardano ragazzine stuprate da branchi e accusate dall’intero paesello d’esser indegne. Se lo sono meritate perché le quindicenni d’oggi sono naturalmente provocanti. C’hanno queste forme che devono coprire poiché non lasciano scampo alla fantasia.

cms_7123/3.jpgColpa loro che son donne. Anche la piccola Fortuna Loffredo (sei anni) violentata a iosa e dopo lanciata giù dal balcone (ottavo piano) rimane appesa alla coscienza di tanti. Questi sono solo alcuni degli esempi eclatanti di un paese smarrito che non sa se incolpare gli altri o se stesso. Sembra che l’italiano in casa propria possa far quel che vuole e che solo gli altri debbano rispettare la legge. Che il Bel Paese pretenda rispetto senza corrispondere, pare un paradosso. La cultura di fondo erra, sbaglia nell’incolpare pochi. L’Italia necessita di una ristrutturazione della percezione di massa per capire che il colpevole vive nel clima di sottofondo culturale diffuso. Un modo di pensare limitato che non consente di comprendere dove inizia il rispetto dell’altro. L’intelligenza che considera la donna in quanto tale e non per forza il pezzo di una famiglia, di un figlio o di altro. Qualsiasi uomo che commette scempio sul corpo e sull’anima di una donna, merita d’esser condannato per mancanza di umanità.

Alessia Gerletti

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