I MARTIRI DECORATI

La pratica macabra di ingioiellare i santi

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La Riforma Protestante nel 1500 sembra mettere in crisi la Chiesa e con essa i suoi fedeli. E cosa si fa quando un culto viene messo in dubbio? Si progetta un fenomeno filo cristiano.

Perché? È presto detto. Il movimento aveva portato alla distruzione dei cimeli religiosi più rappresentativi, per riavvicinare i fedeli era necessaria la creazione di nuove reliquie da venerare. A questo fine il Vaticano decise di smistare decine di scheletri provenienti dalle catacombe romane per ridare lustro ad una fede messa alle strette dagli ultimi fatti storici. Sappiamo che un numero imprecisato di reliquie vennero traslate nelle chiese di città tedesche, austriache e svizzere.

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Sant’Alberto, chiesa di San Giorgio di Burgrain, Germania

Sontuosamente decorati con oro, argento e gemme preziose, i resti ossei ricomposti e vestiti con dovizia di particolari erano utili non tanto a celebrare i santi ma a persuadere i fedeli. Essi, infatti, dovevano credere nella ricchezza della vita dopo la morte, una volta guadagnati il paradiso. Dopo il periodo barocco i corpi adornati con parrucche, corone e gioielli furono nascosti. Da allora senza essere mai più esposti, vennero conservati in scatole o in stanze con ingresso vietato al pubblico, molti sono stati ritrovati anche in container e magazzini. Come è stato possibile questo recupero?

È solo grazie al lavoro e alla curiosità di uno storico dell’arte, il californiano Paul Koudounaris che questi sacri resti ingioiellati ritrovano la luce. Una serie di scatti racchiusi nel suo libro “Corpi celesti, culti e santi delle catacombe” edito da Thames&Hudson. Un lavoro fotografico di catalogazione che ha riscosso un notevole successo e ha permesso di far conoscere al mondo intero il risultato di una consuetudine ormai dimenticata. Secondo lo studioso, gli scheletri non apparterrebbero a santi ufficializzati attraverso riti canonici ma a martiri ritrovati nelle catacombe e per questo ritenuti eroi di fede. Dunque avrebbero avuto più meriti sociali che spirituali. Ad ogni modo la loro presenza in città garantiva una certa influenza all’intera comunità.

Potrebbe sembrare una pratica dissacrante, morbosa e a tratti decisamente inquietante, ma come ha avuto inizio?

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Reliquia di San Valerio, a Weyarn in Germania

Le catacombe di Priscilla a Roma sono state scoperte in maniera fortuita nel 1578, precisamente in Via Salaria. Altrimenti detta la “Regina delle catacombe”, a causa dell’elevato numero di martiri sepolti poiché utilizzata fin dalle origini della persecuzione cristiana. Il nome deriva, con ogni probabilità, dalla proprietaria del terreno o dalla fondatrice dell’area sepolcrale. Fatto sta che all’interno del cimitero è conservata un’iscrizione funeraria relativa ad una “Priscilla”, imparentata con la famiglia senatoria degli Acili.

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San Deodato, Chiesa di Rheinau, in Svizzera

Si tratta di una grotta composta da 13 chilometri di cunicoli, scavate nel tufo, profonda 35 metri e articolata su tre livelli. Il sottosuolo ospita circa quaranta mila sepolture. Le tombe erano corredate da iscrizioni in greco o latino o da piccoli oggetti in modo da essere riconosciute. Abbandonate nel V secolo vennero saccheggiate al tempo delle invasioni barbariche e solo successivamente valorizzate. Le reliquie furono decorate da monaci e suore appartenenti ai vari conventi presenti sul territorio per ordine del Vaticano. Non si sa con certezza la provenienza dei gioielli e degli abiti, si pensa siano stati elargiti dalle famiglie aristocratiche annesse alla chiesa o, molto più probabilmente, siano il frutto di doni post voto. Questa macabra usanza terminò nel XVII° secolo con l’arrivo dell’illuminato Giuseppe II, imperatore d’Austria.

Francesca Coppola

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