I NOSTRI MARI SONO SEMPRE PIU CALDI

Quale futuro ha il nostro pianeta? Greenpeace e il progetto ‘Mare Caldo’: 8 aree marine sotto controllo

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Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, sono questioni dalla quale non si può più soprassedere o limitarle a semplici dibattiti televisivi. Da diversi anni, oramai, gli scienziati cercano di scuotere i potenti della terra ponendo loro dinnanzi a una situazione ambientale che peggiora di giorno in giorno. Grazie agli Accordi sul clima di Parigi e all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, molte Nazioni, però, hanno iniziato ad adottare programmi mirati al miglioramento delle condizioni ambientali della Terra; ma la strada per una inversione di tendenza a politiche economiche dei Paesi più industrializzati, deleterie per il futuro del pianeta, è ancora lunga, considerate anche le lobby petrolifere. Al G20 di Matera, l’agenda lavori ha visto in elenco anche la questione climatica; ma fino a oggi, l’impulso a una transizione ecologica tendente più al “green”, sembra essere sostenuto soltanto dalle azioni simboliche e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di personaggi, come Greta Thunberg o di associazioni no-profit come Greenpeace.

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A proposito di riscaldamento globale, proprio in questo periodo di calura estiva, l’associazione ambientalista ha avviato la campagna “Mare Caldo”: l’aumento delle temperature sta minacciando la biodiversità marina!L’acqua calda del mare, alle volte, può sembrare gradevole, ma è in realtà un segnale preoccupante sulla salute del nostro mare. Con questo progetto, Greenpeace ha preso in considerazione 8 Aree Marine Potette, posizionando nel Tirreno e nell’Adriatico dei termometri per registrare le temperature, dalla superficie fino a 40 metri di profondità. I monitoraggi indicano come i cambiamenti climatici stiano accelerando la perdita di biodiversità dei nostri mari, da nord a sud, aggravando l’impatto delle attività umane più distruttive.

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Gli studi, realizzati insieme ai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DiSTAV) dell’Università di Genova, partner scientifico del progetto, hanno iniziato a monitorare l’impatto dell’aumento delle temperature sulla biodiversità del mare dell’Isola d’Elba, dell’AMP di Portofino, del’AMP del Plemmirio (Sicilia) e negli ultimi mesi di quella di Capo Carbonara (Sardegna) e Torre Guaceto (Puglia). Le variazioni della temperatura influenzano l’ecosistema marino. E’ in atto una vera e propria “tropicalizzazione" del Mediterraneo. Aumentano specie che vivrebbero ad altre latitudini, come l’alga Caulerpa cylindracea di origini australiane, mentre specie simboliche dei nostri fondali, come le gorgonie, le stiamo perdendo inesorabilmente. Gli oceani sono un tassello fondamentale per regolare gli equilibri climatici: per salvarli bisogna tutelare il 30% dei mari entro il 2030! Solo così riusciremo a preservare il nostro Mare, che per milioni di anni è stato fonte di vita inesauribile ed è fondamentale per il futuro del nostro Pianeta.

Umberto De Giosa

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