I RESPONSABILI DELLE NAZIONI PORTINO PACE
Francesco torna a parlare al Regina Coeli

Dinanzi ad una Piazza San Pietro gremita da 25mila fedeli, il Papa ricorda a tutti il testamento spirituale di Gesù contenuto nel Vangelo di Giovanni. Nominare lo Spirito Santo, motore pulsante della fede di ogni cristiano, spinge Bergoglio a determinate riflessioni: "Un proverbio dice che si muore come si è vissuto. Infatti, Gesù nelle sue ultime ore mostra l’essenza di tutta la sua vita. Prova paura e dolore, ma non dà spazio al risentimento e alla protesta".
La carnalità di Cristo si evince da questi sentimenti comuni, come ogni uomo ha provato dolore e implicitamente anche rabbia. Lui stesso ha concepito nella quotidianità la bellezza e la difficoltà di essere figlio di Dio. Per questo, il tema della pace torna di grandissima attualità, perché la figura del Messia trova ancora spazio nelle riflessioni di Bergoglio: "La pace di Gesù viene dal suo cuore mite, abitato dalla fiducia. La pace che ci lascia ci fa capire che non si può dare pace se non si è pace".
Inevitabile il chiaro riferimento alla mitezza, che nella drammaticità dei nostri giorni si dovrebbe tradurre in dialogo. Pertanto, l’invito di questo Regina Coeli è quello di seguire le orme del maestro per essere totalmente a sua immagine e somiglianza: "Ci vuole miti, aperti, disponibili all’ascolto, capaci di disinnescare le contese e di tessere concordia. Questo è testimoniare Gesù e vale più di mille parole e tante prediche".
In realtà, le parole al vento su quanto sta accadendo sono già troppe, e oscurano quasi definitivamente la possibilità di arrivare ad un accordo. La mitezza, come pilastro fondante di ogni trattativa diplomatica, sembra non esistere. In conclusione, l’invito di Francesco è quello di pregare incessantemente per i responsabili delle Nazioni: "Nessun peccato, nessun fallimento, nessun rancore deve scoraggiarci dal domandare con insistenza il dono dello Spirito Santo".
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