I Trattati di Roma del ˜57: un passato di speranze forse perdute

L’Europa rinasca nell’unità  e nel rispetto dell’altrui pensiero

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Erano gli anni del dopoguerra, di quella maledetta guerra che vide milioni di morti tra alleati di schieramenti diversi. La sofferenza indotta e le brutalità commesse da entrambe le parti, nessuno escluso, avevano immerso gli animi dei vinti e i cuori dei vittoriosi in quel comune sentire di sconfitta totale poiché la morte che ovunque aveva dominato con le sue grandi ali nere poneva a tutti la stessa inevitabile domanda: ‘perché’ ? In ogni casa regnava quello stesso triste presagio di morte che aveva accompagnato i soldati durante i combattimenti quando, di fronte ad un fratello nemico, alla prospettiva di dover perdere la propria vita, si lanciavano all’attacco o alla resa. Non c’era tempo per la pietà, tutto doveva accadere senza esitazione perché un piccolo indugio avrebbe indotto l’uno o l’altro a morte certa. E così l’angosciosa domanda su chi avrebbe dovuto perire per primo era ancora più terrificante dell’azione stessa.

In questo clima di rassegnazione dei vinti e di esaltazione dei vittoriosi, si commisero le più orrende vendette verso innocenti: bambini, donne, uomini, vecchi, tutti colpevoli di essere stati, secondo una discutibile visione, dalla parte sbagliata. Ma tra l’odore di sangue che ancora inondava l’aria, alcuni pensarono che la guerra dovesse finalmente essere bandita per sempre e sulle ceneri di milioni di vittime martoriate e orrendamente trucidate, giurarono che questa Europa doveva cambiare. Lentamente si fece strada il pensiero di Altiero Spinelli che trascendendo l’ideologia e traendo ispirazione da quella dimensione superiore, dove le differenze e le divisioni si annullano, con le sue riflessioni e le sue proposte iniziò a farsi breccia nell’anima degli europei. I suoi amici Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni lo seguirono scrivendo il ‘Manifesto di Ventotene’. Politici, intellettuali, pensatori come Acide De Gasperi, Mario Albertini in Italia, Robert Shuman, Conrad Adenauer, J. Bech, P. Spaak, accolsero il suo messaggio e diedero inizio a quel cambiamento che
culminò con i trattati di cui sopra.

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Oggi, con la mente rivolta al passato e gli occhi al presente, emergono prepotenti le differenze tra la incrollabile fede degli uomini su citati e la desolante condizione di una Europa che, ubbidiente e servile, nei confronti del ‘Padrone’, alla guerra ha sostituito, suo malgrado il terrorismo; quello gestito da mandanti mascherati i quali hanno affidato i loro piani segreti sull’Europa, alla manovalanza criminale, ultimi anelli di una catena che parte da luoghi e persone impronunciabili.L’Europa attuale, pur nella volontà di proseguire il cammino tracciato dai fondatori, rimane intrappolata in una marea di decisioni e azioni fallimentari dove il protagonismo dominante di un singolo Stato ha subordinato gli altri con la pretesa di ubbidienza e austerità sia nelle questioni finanziarie ed economiche, sia nelle questioni politiche e sociali, tra le quali il dramma senza fine dell’immigrazione.

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E mentre il 17 marzo 2017 l’Italia celebrava, presso la Camera dei deputati, i 60 anni della firma dei trattati di Roma con cui si costituivano la Comunità Economica Europea (CEE) e il trattato dell’Energia Atomica (Euratom), la voce minacciosa del leader turco ci risvegliava dal sogno lontano per riportarci alla triste realtà dell’Europa di oggi; un’Europa di cui si percepisce l’impotenza, il fallimento, la povertà e la incapacità di ritornare a quel periodo aureo dove tutto sembrava parlarci di grandi promesse e di integrazione tra stati. Erdogan, che il giorno prima aveva minacciato l’Olanda per aver impedito la propaganda referendaria a suo favore, proprio nello stesso giorno della celebrazione alla Camera, inviava a tutti i cittadini turchi sparsi in Europa il suo audace invito e il suo proclama: “ciascuna famiglia turca faccia 5 figli perché il governo dell’Europa in futuro sarà nelle vostre mani”. Una sfida a tutti i Governi degli Stati europei che la Turchia l’avevano sottovalutata, non prevedendone la vocazione dittatoriale e califfaria. Le parole di Erdogan sono le stesse che i politici di certa sinistra hanno menzionato e invocato innumerevoli volte, sapendo bene di mentire al popolo europeo a cui la verità sugli accordi politici in Turchia come negli Usa, è stata nascosta, almeno fino a quando gli eventi di guerra non l’abbiano poi palesata in modo inaspettato.

Dunque la storia degli immigrati che fanno figli è un pretesto oltre che una ‘cantilena’ recitata ormai da troppi anni per abituare gli europei ai nuovi cambiamenti demografici ‘programmati’, quelli che Erdogan ora, in modo beffardo invoca per un futuro totalmente asservito ad un Governo islamico. Potrebbe questa minaccia avverarsi? Certo che può. L’Europa è destinata a perdere la sua identità e a regredire verso uno stile di vita sempre più distante dalla cultura umanistica, illuministica e laica. I dati spaventosi di oggi permettono di profetizzare gli eventi futuri poichè la predizione altro non è che un’elaborazione mentale inevitabile e quasi automatica del cervello che raccoglie i dati dalla realtà e li proietta in una visione che, caricandosi di energia collettiva, nel tempo la materializza. Siamo noi esseri umani che con le nostre azioni e le nostre volontà costruiamo il futuro (filosofia e fisica lo confermano). Dunque una Nuova Europa è forse ancora possibile, ma se il pensiero non sarà integrato dalle volontà di tutti gli europei, in primis dei politici, oggi ancora divisi perché vittime di un presuntuoso soggettivismo che confonde la falsa verità con l’idea di futuro, allora l’Europa sarà ancora una volta fallimentare.

Tra le tante cose che i cittadini europei si aspettano c’ è il riordino sociale perché la sicurezza diventi una priorità essenziale affinchè le culture s’incontrino senza paura nelle strade, che vengano eliminati i ghetti, che si attui un dialogo con le nuove formazioni politiche che raccolgono le ragioni e le paure dei popoli.

L’Europa ritorni ad essere civile, nell’educazione alla pace, all’ ambiente, e alla convivenza, tramite percorsi di studio obbligati e conoscitivi degli usi e costumi, della storia e della religione per chi arriva da paesi extracomunitari, affinché s’impegni a rispettarli. L’Europa fermi l’immigrazione incontrollata e massiccia che impedisce a comuni e regioni, quasi tutti in difficoltà nella gestione delle poche risorse finanziarie, a governare centinaia di migliaia di uomini soli per i quali, come per gli italiani, non ci sono sbocchi lavorativi . Ma questo riordino nelle società e nelle città italiane ed europee che diventano ogni giorno città pattumiere, è l’aspetto più desolante e disgustoso che si possa offrire alla vista di chiunque. Una sfida dai risultati incerti. Basti pensare alle parole di Erdogan, stavolta dello scorso 22 marzo, chiare nel messaggio che nessun europeo potrà sentirsi sicuro in ogni parte d’Europa. Lo stesso giorno, strano a dirsi, un attentato a Londra con morti e feriti gravi ha sconvolto la serenità degli inglesi. Erdogan, con l’ arroganza e la sicurezza che gli derivano dall’essere ancora nella Nato, può anche permettersi di minacciare vista la debolezza di un’Europa in balia dei proclami di solidarietà ad un’immigrazione oltre misura.

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E sempre sull’immigrazione, la notizia scioccante sarebbe stata data dai giornali tedeschi: Die Welt e Rheinische Post citati da M. Blondet nel suo blog. Entrambi hanno parlato di un accordo segreto che la Merkel avrebbe fatto con Erdogan, in barba alla democrazia europea tanto sbandierata.(https://www.welt.de/politik/deutschland/article162778752/Merkel-machte-Tuerkei-konkrete-Zusage-bei-Fluechtlingszahl.html). Tale accordo sarebbe consistito nella ripartizione degli immigrati in Europa. Sia la Germania che l’Olanda (era il semestre di turno olandese),nel marzo 2016, avrebbero promesso di accogliere ogni anno 250 mila immigrati dalla Turchia. Ma questo numero non fu menzionato agli altri paesi europei i quali firmarono, credendo che con la somma di 3miliardi versati ad Erdogan ogni anno (soldi di cittadini europei) avrebbero risolto per sempre il problema della migrazione verso l’Europa. I flussi, al contrario, non si sono mai fermati, non si fermeranno e ogni anno 250 mila immigrati dovranno entrare in Europa, dimenticando che la povera Italia sarà sempre il paese che, metaforicamente parlando, pagherà il conto. Ciò spiegherebbe anche il servizio del ‘taxi navale’ che fa la spola tra le coste della Sicilia e la Libia con fermate obbligate per recuperare immigrati da portare in Italia e altrove. Così questa Italia diventa sempre più povera e servile come lo diventerà tutta l’Europa se non si inverte la rotta. Come si apprende dal blog di Blondet, l’unico a non firmare fu Victor Orban quel primo ministro ungherese che, sfidando l’Europa di Bruxelles disse no. Era al corrente della verità. La cancelliera Merkel, seguendo il parere degli esperti tedeschi sulla demografia di casa, secondo i quali bisognava accogliere per 40 anni gli immigrati, sottoscrisse l’impegno a farne entrare 250 mila l’anno per compensare il calo delle nascite in Germania e mantenere efficiente la sua competitività economica in Europa e nel Mondo. Un inganno questo, verso le identità culturali dell’Europa ma soprattutto un’imposizione ai paesi che hanno dovuto firmare senza conoscere i dettagli dell’accordo. Troppe volte alcune componenti politiche e sociali si sono poste al di sopra della verità, arginando qualsiasi idea in opposizione alla propria. Saggezza vuole che il mondo sia tenuto in equilibrio dalle polarità, le quali realizzano l’unità solo se quel collante invisibile detto Spirito Universale rimane integro e incorruttibile. Quello spirito purtroppo è mancato alle sinistre europee che non hanno mai accolto, né difeso il pensiero e la visione di un’Europa diversa, denigrando ciò che dovrebbe essere sacro ed inviolabile: la libertà di pensare,
di raccontare, di proporre, di cambiare….

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La Merkel, con ‘il business’ migrazione a favore di Erdogan, ha commesso un errore, e indirettamente ha posto le basi della discordia sia nel suo paese che nel resto d’Europa. Firmando l’accordo con il leader della Turchia, ha sottoscritto la condanna dell’Europa, vendendone l’anima ad un paese che, sotto ricatto, continuerà ad invaderla con 250 mila immigrati l’anno per 40 anni. Perché una sola persona ha deciso del futuro di tutti? Bene ha fatto Trump nel dirle: ‘L’immigrazione non è un diritto, è un privilegio’. Dunque i popoli europei chiedono un’Europa imparziale ed autonoma, coraggiosa nella difesa e nella sicurezza, trasparente nelle questioni internazionali, dove ogni azione che riguardi il popolo sia intrapresa con il consenso del popolo stesso. I politici europei inoltre, dicano, eroicamente no alle guerre decise dal ‘potente Alleato’ se non sono motivate da un attacco armato palesemente sferrato per offendere e invadere il suolo altrui. Ma è vero che la strategia Usa è fatta di provocazione e di attesa. Quando i nervi del rivale salteranno, gli Usa troveranno il pretesto per attaccare la vicina Russia. Qualcuno potrebbe chiedersi quando toccherà all’Europa? Mai. La Potente Alleanza ha già mosso guerra all’Europa con l’immigrazione nel lontano 1973, una guerra durata 40 anni e a tutt’oggi, ancora in corso. Nessuno potrà opporsi a questa guerra! I milioni di turchi già in Europa non lo permetteranno. Insorgeranno ad ogni occasione che non li veda protagonisti. Non dicevano gli Armeni, e dicono ancora, che la Turchia in Europa sarebbe stato il ‘CAVALLO DI TROIA’ ?

Elena Quidello

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