Il caffè pedagogico
Le nuove frontiere della Pedagogia: Goleman e gli studi sull™intelligenza emotiva

Nel 1995, Daniel Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense, pubblicava il suo più importante saggio, “Emotional Intelligence”, sull’intelligenza emotiva appunto.
Rivoluzionando i precedenti studi, spesso riduttivi, che relegavano la valutazione dell’intelligenza umana nello sterile calcolo del QI, Golemanapportò un importante contributo alla ricerca, dimostrando come emozioni, sentimenti ed empatia siano aspetti rilevanti dell’intelletto, al punto tale da condizionare favorevolmente l’apprendimento, le relazioni sociali e la costruzione di competenze.
Quando, nel 1997, il saggio di Golemanfu tradotto e diffuso nel nostro Paese con il titolo “Intelligenza emotiva: che cos’è perché può renderci felici”, anche gli scienziati italiani avviarono studi e ricerche sia in ambito psicologico e pedagogico, sia in vari settori economici e aziendali.
In questa sede tratteremo la ricaduta sull’educazione, specificamente sull’apprendimento scolastico e sulla socializzazione.
La competenza emotiva è “l’insieme di abilità pratiche necessarie per l’auto-efficacia dell’individuo nelle transazioni sociali che suscitano emozioni”.
Ma come si può sviluppare questa competenza propedeutica all’acquisizione di ulteriori abilità?
È fondamentale la consapevolezza delle emozioni, proprie ed altrui, da cui nasce il “sapersi comportare” in ogni circostanza.
In ambito pedagogico, ciò favorisce l’interazione con i pari, mediante efficaci scambi comunicativi, la capacità di problem solving e l’acquisizione del “pensiero costruttivo”.
Secondo Goleman, competenza personale e competenza sociale sono gli elementi fondanti dell’intelligenza emotiva.
La prima competenza implica la percezione di sé, attraverso la capacità di saper riconoscere le proprie emozioni ed orientarle verso un atteggiamento positivo ed aperto al cambiamento, all’acquisizione permanente di nuove abilità e alla capacità di costruire sapere.
La seconda attiene al relazionarsi con l’altro mediante l’empatia, ovvero la capacità di comprendere i sentimenti e le emozioni altrui, costruendo legami che facilitino la comunicazione, gli scambi culturali e il superamento, o quanto meno la gestione, dei conflitti.
In ambito scolastico, l’apprendimento emotivo risulta essere di gran lunga più efficace dello sterile e statico nozionismo che vede l’insegnante come un semplice relatore e lo studente, spettatore passivo.
La conoscenza e l’apprendimento vanno negoziati, se necessario rivoluzionati e messi in discussione; in ogni caso al primo posto c’è il discente che, consapevole dei propri punti di forza e debolezza, costruisce saperi e li mette al servizio del mondo che lo circonda.
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