Il coronavirus e l’incoscienza universitaria

Ecco la desolante situazione al CampusX di Roma

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Ansia, paura e una buona dose di incoscienza. Sono questi gli elementi fondanti dell’attuale situazione italiana a causa del Coronavirus. Una nazione spaccata in due non solo per le giuste misure intraprese dal governo, ma per i continui mutamenti comportamentali della popolazione. In queste ore assistiamo a lunghe file all’ingresso dei supermercati e alle biglietterie delle stazioni ferroviarie. Tutto questo senza intaccare minimamente la coscienza di chi, consapevolmente, sa di rientrare da zone (rosse) sottoposte a divieti di transito. Ovviamente, questo fuggi -fuggi, misto a una buona dose di menefreghismo, non riguarda solo persone di una certa età, ma anche, e soprattutto, giovani universitari, che costituiscono la futura classe dirigente di questo paese. Situazioni anomale e paradossali che hanno dell’incredibile, dove migliaia di studenti continuano a non rispettare le semplici regole varate dal consiglio dei ministri per frenare l’ondata di contagi.

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Come ad esempio quella del CampusX di Roma, nel quartiere di Tor Vergata, una struttura molto ampia che ospita oltre 1200 persone tra universitari e giovani lavoratori. La situazione è drammatica, perché quello che era un via vai continuo si è trasformato in un autentico deserto, dove lo sconforto e l’angoscia regnano sovrani. Aldilà degli stati d’ansia di questi giorni, è giusto soffermarsi sulla scelta scellerata di molti studenti di abbandonare una struttura (dove fino a oggi non ha registrato casi di contagio) per ritornare dalle proprie famiglie, rischiando di compromettere la salute dei propri cari.

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Un autentico paradosso, che rischia di mandare in frantumi la tanto invocata prudenza, evidenziando un egoismo di fondo che non ci fa assolutamente onore. In queste frenetiche ore, dopo la lettura del nuovo decreto, centinaia di giovani hanno lasciato il Campus nella notte, come se non ci fosse un domani hanno liberamente disobbedito alle normative vigenti. “Io resto a casa” non è un semplice hashtag da menzionare nelle storie sui social ma uno stile di vita momentaneo da intraprendere se si vuole fermare la diffusione del virus. Al momento sono solo circa 250 i residenti che hanno deciso di restare. Una prova di maturità e responsabilità che lascia l’amaro in bocca per l’atteggiamento incosciente dei loro colleghi universitari.

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Stefano, Domenico, Pierpaolo, Francesco, Luigi, Edoardo e Davide, sono solo alcuni giovani coraggiosi che hanno aderito all’iniziativa “io resto a casa” (in questo caso il CampusX), lo stesso Pierpaolo (neolaureato in medicina) fa un quadro generale sulla situazione al Campus indicando le motivazioni che lo hanno spinto a restare: “In questo momento di grande confusione dobbiamo attenerci alle indicazioni ministeriali, io resto perché è sbagliato scappare e anche perché qui al campus siamo al sicuro […] Con il nostro comportamento possiamo fare tanto”. Parole semplici e dirette che stimolano a riflettere attentamente sul mondo giovanile e universitario. Oggi più che mai, comunque, occorre riscoprire il senso civico, perché solo in questo modo potrà tornare a splendere il sole sul nostro Paese. E nell’immediato, anche con un pizzico di buon senso si potrebbe tentare di scongiurare la diffusione del panico e del virus.

Giuseppe Capano

Giuseppe Capano

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