Il dominio dell’Io

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In questo tempo presente dominano l’istinto e le pulsioni distruttive. L’evoluzione si è interrotta, siamo in piena regressione. Assistiamo di continuo ad atti di violenza, ad agiti criminali perpetrati da soggetti privi di rispetto ed empatia. La follia non ha nulla a che fare con questa continua barbarie e non possiamo utilizzarla per giustificare questi comportamenti. La presunta follia non può diventare una specie di ansiolitico collettivo per cercare di spiegare azioni che hanno a che fare con il lato oscuro dell’essere umano. Un lato buio che alberga, seppur in modo differente, in ognuno di noi. E che non deve mai essere sottovalutato.

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In Italia ogni due giorni un marito, un compagno, un amante mette fine alla vita di una donna. Uomini che considerano la compagna una res propria, non sanno accettare la fine di una storia, non reggono la verità contenuta nella frase "non ti amo più ". E che dire degli adolescenti (e non solo) che muoiono per un selfie? La maggior parte dei ragazzi che compiono azioni ad altissimo rischio e poi perdono la vita, spesso prima hanno scritto sui social che della morte a loro non importava nulla. C’è una banalizzazione della morte che nella società contemporanea ha perso ogni senso di mistero, di paura, di enigma. E vivere o morire non fa nessuna differenza. La vita si misura attraverso una foto scattata nel luogo più pericoloso e messa in rete sui social. Anche ammazzare è diventato solo un mezzo per uscire da una condizione di disagio.

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Tutto questo dimostra che stiamo involvendo, sono gli impulsi a dominare, prevale l’Io. Dobbiamo tornare a usare il "noi", a cooperare, ricordandoci che l’uomo ha bisogno dell’altro perché siamo tutti fragili, tutti abbiamo bisogno di una comunità che ci faccia sentire protetti. Se noi adulti non trasmettiamo i principi primi dell’Umanesimo, quelli che regolano il vivere insieme, questi andranno persi. E il rispetto di sé e degli altri si costruisce sin da piccoli, con una buona educazione sentimentale e con l’ascolto. L’etica non è, come sosteneva Kant "scritta dentro di noi", ma è conquistata, conosciuta, e per questo la dobbiamo trasmettere. Viviamo in un’epoca di iperconnessione, di alienazione, priva di "spazi sacri". Non intendo demonizzare la tecnologia, ma essere sempre collegati spegne il cervello perché Internet non ama il contraddittorio, non segue la logica razionale di Platone, ma quella binaria: sì o no? Ma non è possibile pensare alla nostra società senza il dubbio, senza ipotesi. Il nostro cervello è plastico, assimila il modo di ragionare delle macchine e perde le caratteristiche umane che si sono sviluppate nella nostra civiltà. Per fermare questa regressione, occorre recuperare i veri valori, il rispetto, l’amore, il savoir-faire, la bellezza del perdono. Eliminiamo la cultura del nemico e ricordiamoci quanto sia bello amare, donarsi a chi ha bisogno di un abbraccio in più, non solo a Natale, ma in tutti i giorni dell’anno.

Luana Campa

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