Il mercato del lavoro in Italia tra il 2004 e il 2018

Tra il governo Berlusconi III ed il governo Conte la partecipazione degli italiani al mercato del lavoro è aumentata

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L’Istat calcola periodicamente delle statistiche che fanno riferimento al mercato del lavoro. Nell’articolo seguente i dati mensili dell’Istat sono stati messi a sistema con la durata dei Governi italiani dal 2004 al 2018. Sono state analizzate le seguenti variabili: tasso di occupazione, forza lavoro, occupati, persone in cerca di occupazione, dipendenti totali, dipendenti a tempo indeterminato, dipendenti a tempo determinato, lavoratori indipendenti, inattivi. Sono stati analizzati i seguenti governi: Berlusconi III, Prodi II, Berlusconi IV, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte. Sono presentati anche i valori di inizio e fine periodo sia in valore assoluto sia in valore percentuale.

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Figura 1. Variabili essenziali del mercato del lavoro poste in relazione con i rispettivi governi. I dati sono medie calcolate su valori mensili. I dati afferenti la forza lavoro e l’occupazione, insieme con le varie tipologie di occupati ed inattivi sono in migliaia di unità. Fonte: Istat.

Il tasso di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione considerato come media mensile durante il governo Berlusconi III è stato pari a 7,74%. Nel passaggio tra il governo Berlusconi III e il governo Prodi II il valore del tasso di disoccupazione è diminuito da un valore pari a 7,74% fino ad un valore pari a 6,37% ovvero una riduzione pari a -1,37 unità pari ad un valore del -17,70%. Nel passaggio tra il governo Prodi II e Berlusconi IV il valore del tasso di disoccupazione è cresciuto da un valore pari a 6,37% fino ad un valore pari a 7,84% ovvero una crescita pari ad un valore di 1,47 unità pari ad una crescita di 23,08%. Tra il governo Berlusconi IV ed il governo Monti il tasso di disoccupazione è cresciuto dal 7,84% fino al 10,79% ovvero una crescita pari ad un valore di 2,95 unità pari ad una crescita del 37,63%. Tra il governo Monti ed il governo Letta il tasso di disoccupazione è cresciuto ulteriormente da un valore pari a 10,79% fino ad un valore pari a 12,37% ovvero pari ad una crescita del 14,64%. Tra il governo Letta ed il governo Renzi il tasso di disoccupazione è diminuito da un valore pari a 12,37% fino ad un valore di 12,03% ovvero una riduzione pari ad un valore di -0,34 unità pari ad un valore di -2,75%. Tra il governo Renzi ed il governo Gentiloni il tasso di disoccupazione è diminuito dal 12,03% fino ad un valore pari all’11,18% ovvero una riduzione in valore assoluto pari a -0,85 unità ovvero pari ad un valore di -7,07%. Tra il Governo Gentiloni ed il governo Conte il valore medio della disoccupazione mensile è diminuito da un valore di 11,18% fino ad un valore pari a 10,17% ovvero una riduzione pari ad un valore di -1,01 unità pari ad una riduzione del 9,03%, Complessivamente il tasso di disoccupazione nell’interno periodo considerato tra i vari governi in media è stato pari a 9,8%. Tra il governo di inizio periodo, il governo Berlusconi III, ed il governo Conte, il tasso di disoccupazione è cresciuto di 2,43 unità ovvero del 31,40%. In media ogni governo ha visto crescere il tasso di disoccupazione di un ammontare pari a 0,6 unità.

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Figura 2. Dati afferenti il mercato del lavoro rispetto alla successione dei governi dal Berlusconi III al governo Conte. I dati sono in migliaia di unità. Fonte: Istat.

Forze lavoro. Il numero delle persone che compongono la forza lavoro è cresciuto nel passaggio dal governo Berlusconi III al governo Conte. Il dato è in migliaia di unità. La forza lavoro durante il governo Berlusconi III è stato pari ad un valore di 24.327 mgl di persone. Tra il governo Berlusconi III e il governo Prodi II la forza lavoro è cresciuta da un valore pari a 24.327 mgl fino ad un valore di 24.442 mgl ovvero una variazione pari ad un valore di 116,00 unità pari ad un valore di 0,48%. Nel passaggio tra il governo Prodi II ed il governo Berlusconi IV la forza lavoro è cresciuta da un numero pari a 24.443 mila persone fino ad un valore di 24.633 mila persone ovvero una crescita pari ad un valore di 190 mila persone pari allo 0,78%. Tra il governo Berlusconi IV ed il governo Molti la forza lavoro è passata da un valore pari a 24.633 mila persone fino ad un valore pari a 25.214 mila persone ovvero una crescita di 581 mila persone pari a 2,36%. Tra il governo Monti ed il governo Letta la forza lavoro è cresciuta da un valore pari a 25.214 mila unità fino ad un valore pari ad un valore pari a 25.286 mila persone ovvero una crescita pari ad un valore di 72 mila persone pari ad un valore dello 0,29%. Nel passaggio tra il governo Letta ed il governo Renzi il valore delle forze lavoro è passato da un valore di 25.286 mila persone fino ad un valore di 25.588 mila persone ovvero una crescita pari ad un valore di 302 mila persone pari ad un valore di 1,19%. Nel passaggio tra il governo Renzi ed il Governo Gentiloni la forza lavoro è cresciuta da un valore pari a 25.588 mila persone fino ad u valore pari a 25.957 mila persone ovvero una crescita pari ad un valore di 369 mila persone pari ad un valore di 1,44%. Nel passaggio tra il governo Gentiloni ed il governo Conte il valore della forza lavoro è passato da un ammontare pari a 25.957 mila persone fino ad un valore pari a 25.954 mila persone ovvero una riduzione pari a -3,00 unità ovvero pari ad un valore di -0,01%. Nel complesso del periodo analizzato il numero medio della forza lavoro è stato pari in media ad un valore di 25.175,3 mila unità, con una crescita in medio per governo pari a 232 mila unità, pari allo 0,9%.

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Figura 3. Tasso di disoccupazione dal Governo Berlusconi III al Governo Conte. I dati sono calcolati come medie del valore mensile del tasso di disoccupazione. Fonte: Istat.

Numero di occupati. Il numero degli occupati in migliaia di unità è cresciuto nel passaggio tra il governo di Berlusconi III ed il governo Conte. Durante il governo di Berlusconi III il numero degli occupati è stato pari a 22.444 unità. Nel passaggio tra il governo Berlusconi III ed il governo Prodi II il numero degli occupati in migliaia di unità è passato da un valore pari a 22.444 mila unità fino ad un valore pari a 22.886 unità ovvero una crescita pari a 442 mila unità pari ad una crescita di 1,97%. Tra il governo Prodi II ed il governo Berlusconi IV il numero degli occupati in valore assoluto è diminuito di un valore pari a 184 mila unità passando da un valore pari a 22.886 unità fino ad un valore pari a 22.702 unità ovvero una riduzione pari a -0,80%. Il numero degli occupati in migliaia di unità nel passaggio tra il governo Berlusconi IV ed il governo di Monti è cresciuto da un valore pari 22702,00 fino a 22491,00 ovvero una riduzione pari a -211 mila unità pari a -0,93%. Il numero degli occupati in migliaia di unità nel passaggio tra il governo Monti ed il governo Letta è diminuito da un valore pari 22491,00 fino a 22157,00 ovvero una riduzione pari a -334,00 mila unità pari a -1,49%. Il numero degli occupati in migliaia di unità nel passaggio tra il governo Letta ed il governo Renzi è cresciuto da un valore pari 22157,00 fino a 22510,00 ovvero una crescita pari a 353,00 mila unità pari a 1,59%. Il numero degli occupati in migliaia di unità è cresciuto nel passaggio tra il governo Renzi ed il governo Gentiloni di un valore pari a 546 mila unità fino ad arrivare ad un valore pari a 23.056 mila unità ovvero pari ad una crescita pari ad un valore di 2,43%. Nel passaggio tra il governo Gentiloni ed il governo Conte il numero degli occupati in migliaia di unità è cresciuto da un valore pari a 23.056 mila unità fino ad un valore pari a 23.313 ovvero una crescita pari ad un valore di 257 mila unità pari ad un valore di 1,11%. Nel complesso nel periodo considerato il numero degli occupati in migliaia di unità è cresciuto di 869,00 mila unità nel passaggio tra il governo Berlusconi III ed il Governo Conte. In media il numero degli occupati è cresciuto di 124 mila unità per ogni governo ovvero un tasso di crescita medio pari ad un valore di 0,6%.

Dati Residuali. Per brevità vengono richiamati anche le seguenti variabili le quali sono rappresentate nella tabella:

  • Il numero delle persone in cerca di occupazione è cresciuto di un valore pari a 108 mila unità in media per governo, ovvero un valore pari al 6,6%;
  • Il numero dei lavoratori dipendenti è cresciuto in media di 234,6 mila unità nel passaggio da un governo al successivo ovvero una crescita media pari ad un valore di 1,4% con una variazione in termini assoluti pari a 495 mila unità ovvero pari al 3,45%;
  • Il numero dei lavoratori a tempo indeterminato è cresciuto di un valore pari a 495 mila unità nel passaggio tra il governo di Berlusconi III ed il governo di Conte con una variazione pari ad un valore di 3,45%;
  • Il numero dei lavoratori a termine in migliaia di unità è cresciuto dal Governo Berlusconi III al governo Conte di un valore pari a 1146 mila unità ovvero di un valore pari a 57,70%;
  • Il numero dei lavoratori indipendenti in migliaia di unità è diminuito nel passaggio dal governo Berlusconi III al governo Conte di un valore pari a 772 mila unità ovvero pari ad un valore di 12,63%.
  • Il numero degli inattivi è diminuito nel passaggio tra il governo Berlusconi III ed il governo Conte di un valore pari a 1.073 mila unità ovvero del 7,48%.

Conclusioni. Il mercato del lavoro è molto cambiato nel passaggio tra il governo Berlusconi III ed il governo Conte. I dati rappresentano una positiva crescita della partecipazione della popolazione alla forza lavoro, la crescita del numero degli occupati, la crescita del numero dei dipendenti siano essi a tempo determinato sia a tempo indeterminato. Tuttavia nell’interno della positività complessiva risultano alcuni elementi i quali sembrano essere in controtendenza, ovvero: l’alto tasso di disoccupazione, pari a circa il 10,8% calcolato come media mensile, e dall’altro lato la riduzione del numero dei lavoratori dipendenti che hanno perso circa 772 mila unità in 14 anni. L’andamento della disoccupazione è ancora molto alto, e certo dovrebbe tornare al livello pre-crisi e quindi attestarsi intorno al 6-7%. Tuttavia la riduzione della disoccupazione diventa difficile in presenta di una perdita della componente del lavoro indipendente che è una componente essenziale nell’interno della struttura economica italiana. Occorre pertanto incrementare le politiche economiche del lavoro rivolte nei confronti della imprenditorialità e del lavoro autonomo ed indipendente. Il rischio di avere un mondo del lavoro centrato nel lavoro dipendente, che in larga parte è legato al settore dei servizi, consiste nella difficoltà di far fronte alla disoccupazione tecnologica prodotta dall’intelligenza artificiale. Le politiche economiche del lavoro autonomo ed indipendente potrebbero consentire di rendere il mercato del lavoro resiliente rispetto all’andamento laboricida aggressivo dell’intelligenza artificiale.

Angelo Leogrande

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