Il mondo senza Duca Bianco
Un anno fa moriva David Bowie
David Bowie, uno dei più importanti protagonisti della storia del rock, ci lasciava lo scorso anno.Da quel momento tutti coloro che amano l’Arte declinata nella sua più alta espressione musicale sono molto più soli.Orfani di colui che per quasi mezzo secolo è stato punto di riferimento, faro-guida nell’oscurità del banale, in quel déjà vu di cui è permeata la nostra società decadente.Una di quelle personalità così potenti da non poter veramente trapassare. Reputata suo malgrado immortale, destinata a non dover cadere mai nell’oblio terreno, fonte inesauribile di un messaggio che trascende un contenuto meramente musicale, divenendo pertanto “ecumenico”.David Robert Jones, il suo vero nome, era nato a Londra l’8 gennaio 1947.Aveva cominciato a suonare da ragazzo, pubblicando il suo primo disco a vent’anni.
La celebrità in tutto il mondo due anni dopo, nel 1969, con Space Oddity.Da lì in poi sarebbe diventato uno dei musicisti più importanti di sempre, regalandoci capolavori e emozioni senza tempo.
La capacità innata di sapersi reinventare continuamente di decennio in decennio, influenzando non solo il mondo della musica, ma ben oltre, divenendo fenomeno di costume, personaggio dalle mille sfaccettature.Dall’androgino alieno alla trilogia Berlinese fino al Duca Bianco.Una continua evoluzione la sua, figlia dei controversi tempi vissuti, con adattamenti e invenzioni accompagnati dall’inconfondibile voce, anch’essa vetrina di un trasformismo di maniera che riusciva a rendere sempre unica e inconfondibile la sua espressione artistica, specchio di una società contemporanea con le sue contraddizioni e i suoi falsi miti.Un’ossessione quella di David, per il tempo e per le mode, il timore di non essere al passo, lo hanno spinto a diventare “La Moda”, esempio di ciò che arriverà, precursore dei tempi dunque, influenzando gusti e generi, dalla new wave, al dark-gothic, fino al glam-rock e alla dance.
Cinque decenni trascorsi a rigenerare continuamente stile, immagine, musica, creando alter ego elevatisi a icone nell’immaginario collettivo, come Ziggy Stardust, Halloween Jack, Nathan Adler e The Thin White Duke.Descrivere la complessa figura di Bowie è impresa ardua se non impossibile con semplici parole, tanta è la straordinaria portata innovativa insita nelle sue azioni.Vogliamo ricordarlo per quello che ci ha regalato, per la musica, i dipinti, il teatro, il cinema..
Qualunque cosa l’Alieno londinese toccasse si trasformava inevitabilmente in Arte, da bravo alchimista quale era, con il beneplacito di coloro che per anni hanno cercato di muovergli critiche senza mai riuscire a scalfirlo, e tanto lesti a togliersi il cappello un attimo dopo la sua morte.
Nella sua lunghissima carriera, Bowie aveva pubblicato in tutto 25 dischi in studio. Aveva smesso di fare tour dal vivo nel 2004, e da lì in poi era apparso molto raramente in pubblico.Il giorno del suo sessantanovesimo compleanno, l’8 gennaio del 2016, ben consapevole della fine imminente, lasciava a noi tutti “Blackstar” l’ultimo suo grande album, magnifico commiato artistico, una sorta di lascito ai più.Due giorni dopo la Morte lo avrebbe portato con sé, un’uscita di scena con la quale stupiva il mondo un’ultima volta.
Ogni nota delle sue composizioni oggi assume un importanza crescente, il meritato tributo ad un artista che continuerà a vivere con tutte le sue molteplici espressioni, tanto in chi lo ha apprezzato in vita quanto nelle generazioni che verranno.La polvere del tempo non riuscirà mai a coprire la sua Opera.Ci piace pensare che adesso ci sarà vita su Marte.Ora che David da quel posto così speciale guarda noi tutti, e se la ride...
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.